qualche sera fa un amico, con cui condivido gli ideali più profondi, mi ha colpito per una sua considerazione: l’essere diventato incerto, un po’ insicuro, nel tema della difesa dei migranti e della cosiddetta integrazione, proprio riguardo all’islamismo integralista in antagonismo ai diritti civili e umani. Riassumo così: è convinto della necessità del dialogo, per la costruzione di una società migliore, ma è meno convinto degli spazi che si stanno aprendo a certo integralismo religioso contro diritti che ormai davamo per scontati e che rischiano di non esserlo più.
Suad Sbai, ora dalle file della Lega, suggerisce che l’ondata migratoria verso l’Italia fosse cominciata con persone curiose del diverso e attratte dalla cultura europea, mentre negli anni si è poi affermata un’immigrazione dalle zone rurali del Marocco di persone facilmente indottrinabili dai peggiori ideologi dell’Islam fanatico, quello wahabita. Il risultato sarebbe che persino in Marocco temono l’ondata islamista che viene dall’Europa: la Sbai ricorda come fossero diversi i voli di ritorno dei migranti marocchini dall’Italia, ora non più allegri e colorati come un tempo, ma pieni di donne tristemente -e Suad aggiunge: forzatamente- velate. Una posizione estrema, quella della laica Sbai, che apre uno squarcio su una verità taciuta quasi completamente proprio in quegli ambienti della sinistra tollerante e laica europea che più si batte per l’apertura della società. Mohammed Lamsuni, intellettuale ai margini della società torinese, guarda al Marocco torinese con diffidenza: "l’Islam di Porta Palazzo è retrogrado. Arrivano con alle spalle le tradizioni di un Islam moderato com’è quello del Marocco e qui diventano altri. Si chiudono, e chi non aveva mai pregato prima qui lo fa”. Mohammed aggiunge con lucidità: "Come può essere che chi è vissuto in famiglie aperte venendo qui si chiuda? Come la vipera, quando l’attacchi si ripiega su se stessa!”. Sulla stessa lunghezza d’onda Suad Sbai: "L’islamico arriva in Italia per lavorare e ha tutte le difficoltà dell’immigrato: è solo, disorientato, debole. Ma noi non lo integriamo, non gli diamo i nostri valori, le regole, i costumi, ce ne disinteressiamo con la scusa di rispettarlo. Così l’unico riferimento che gli resta è la moschea fai da te”. Il timore di cui la Sbai si fa portavoce è simile a quello esplicitato nel provocatorio romanzo Sottomissione del francese Michel Houellebecq. La parlamentare leghista arriva infatti a "minacciare” gli italiani di doversi in futuro probabilmente abituare a figlie velate… Provocazioni e personalismi a parte, penso sia utile affrontare con la massima apertura non ideologica quanto cittadini che provengono dal mondo islamico, e ne rappresentano la parte più intellettuale e cosciente, ci propongono. Ideologica è però, spesso automaticamente, la paura: qualunque argomento ne sia condizionato, si presta a interpretazione ideologica, come viene fatto con estrema pesantezza dalla Lega in Italia. È naturale che chi si è emancipato ed è cresciuto laico in una società fortemente religiosa, da cui è partito per avventurarsi nell’esperienza migratoria, sia la sentinella anti-integralista nella "laica” Europa... È comprensibile che sia il testimone più spaventato. È bene che dentro all’apparente "buonismo” di chi si professa laico e pure lotta per l’integrazione degli islamici in Italia ci sia la consapevolezza del pericolo cui si va incontro nell’aprire potenziali strade agli integralisti. Ma non la paura dell’integralismo. Quella ci porta tutti dritti verso l’attuale visione francese, non a caso oggi indebolita ed esposta come non mai, pronta a fare la guerra contro l’integralismo all’esterno senza parole valide per quello interno. Un parlamento, quello francese, che ha fischiato (non tutto per fortuna) Latefa Ibn Ziaten -madre di Imad Ibn Ziaten, ucciso da terroristi islamici nel 2012 a Tolosa- perché avvolgeva il capo in un foulard… Non a caso la Francia oggi dimostra un estremo bisogno dell’aiuto del Marocco: forse perché quest’ultimo ha servizi segreti migliori, forse perché ha una condotta più chiara di lotta all’integralismo religioso interno (una fermezza quasi assoluta, direi). È recentissima in Francia la nomina al ministero della cultura di Audrey Azoulay, molto vicina a Hollande e figlia del consigliere del re del Marocco, l’ebreo marocchino André Azoulay. Il legame tra Francia e Marocco è sempre stato fortissimo d’altronde e le politiche ...[continua]
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