Una Città105 / 2002
Giugno-Luglio


Le TUTE ARANCIONI sono i lavoratori della net economy che nella crisi del settore hanno trovato il modo di riunirsi, lottare e trattare, sindacalizzarsi, mettendo a frutto le proprie competenze e professionalità; l’intervista, in seconda e terza, è a Gabriele Battaglia, lavoratore Virgilio.
LA VENDETTA IN CIRCOLO: Sari Hanafi, palestinese, ci racconta di come la situazione in Palestina stia precipitando in una spirale di violenza senza fine; la primaria responsabilità di chi, durante Oslo, ha raddoppiato gli insediamenti; Sharon non ha da offrire ai palestinesi che sofferenze, umiliazioni e, un domani, l’espulsione; il dato confortante, se vero, della contrarietà di tantissimi palestinesi agli attentati; in quarta e quinta.
LA PARTE DELL’ACCUSA: Alessandro Gamberini, avvocato, spiega qual è stato il grande errore dei magistrati italiani: opporsi al giusto processo, all’idea, fondamentale anche filosoficamente, che la verità, la prova, cioè, si forma nel contraddittorio fra due parti;
in sesta e settima.
UNA CASA-MADRE, in ottava e nona, è l’intervista in cui Marco Rossi Doria fa il punto sulla situazione
della scuola e sull’occasione mancata dell’autonomia scolastica.
IL VECCHIO TIMBRO era quello che certificava l’anzianità di disoccupazione, inutile e pur così popolare; le vicissitudini della riforma del collocamento le racconta, in decima e undicesima, Flora Savastano, responsabile del Centro per l’impiego di Scampia, a Napoli.
Nelle centrali ricordiamo la caduta di Srebrenica nel settimo anniversario.
In quattordicesima e quindicesima, LA CARTA D’IDENTITA’ è l’intervista in cui Rodolfo Galeotti, cooperante in Malawi, ci parla della complessità della situazione africana, dove l’imposizione dall’alto e da fuori della democrazia e dell’‘individuo’ può pure essere catastrofica; e poi AFRICA, CONTINENTE DIMENTICATO? è l’intervista a Roberto Toscano.
Dalla sedicesima alla diciannovesima: “Islam e democrazia”. In TUTORI DI DIO?, Soheib Bencheikh, muftì di Marsiglia, ci spiega come sia addirittura dovuta una lettura modernista del Corano e come i letteralisti siano solo dei fautori della tirannia; L’ICONA DELL’ISLAM è la riduzione dell’Islam a un codice universale del lecito-illecito; quello che il radicalismo politico islamista vuole imporre in tutto il mondo musulmano con la violenza è un nuovo totalitarismo; l’intervista è a Khaled Fouad Allam.
Dalla ventesima alla ventitreesima: UNA CONVERSAZIONE CHE NON E’ FINITA; delle relazioni e testimonianze portate al nostro convegno per ricordare Nicola Chiaromonte nel trentennale della morte, anticipiamo quelle di Wojciech Karpinski e di Irena Grudzinska, entrambi oppositori del regime polacco, che trovarono, come tanti altri in Polonia, nella lettura degli scritti dell’intellettuale antifascista italiano anche il conforto per la loro lotta antitotalitaria.
TANTI SONO IN OLANDA: a raccontare è Hawa Mohamed Ali, somala, mediatrice culturale a Napoli; in ultima.