La presidenza della Scuola Media Baccelli è una piccola stanza, senza scrivania e poltrona dirigenziale: un semplice tavolo, un vecchio telefono a disco col tastino rosso; unico segno di distinzione una sedia rossa un po’ più comoda delle altre. Antonio Robustelli, amico e collaboratore di Gaetano, oggi fa le sue veci, ma ha spostato la sedia e l’ha messa in mezzo alle altre intorno al tavolo riunioni. Solo entrando in quella piccola stanza, dice sua moglie, materializzo la sua scomparsa, perché a casa non ci sto più e non vedo i suoi luoghi. Anche gli amici ed i colleghi che spesso passavano a trovarlo in quella stanza percepiscono lì la sua scomparsa. Intorno a quel tavolo si intreccia una conversazione con interlocutori che vanno e vengono, ma soprattutto con cinque ragazzi di terza che sono venuti per parlare di Gaetano.
A Sarno, come in altri luoghi della provincia italiana, nessuno viene citato solo con il suo nome, ma sempre con un corredo di luoghi, di legami, di parentele, come alberi che non esistono se non con le loro radici ed il loro terreno. Ognuno di questi ragazzi è non solo un alunno della scuola, ma conosce Gaetano perché c’è anche una amicizia, una vicinanza ,una parentela più o meno lontana, col preside e se non c’è nulla di immediatamente visibile, ci pensano gli amici che mi accompagnano a ricostruire un legame per identificare questo o quel ragazzo.
Così è Sarno, ma così era Gaetano, che è stato capace nella sua vita di stare dentro i processi di trasformazione sociale che hanno portato famiglie di contadini, operai, artigiani a entrare nelle professioni urbane, senza rinunciare alle radici, nella terra, negli affetti, nelle relazioni: innesto nuovo su pianta antica.
In questa scuola, mi dice l’insegnante Caterina, che è stata sua compagna al liceo, che lo ha reincontrato da preside e che svolge funzioni di collaboratrice, è stato capace di portare idee nuove tra ’vecchi’ insegnanti, un nucleo solido che esisteva prima del suo arrivo. Non si tratta solo del rapporto tra due generazioni, ma del rapporto tra diversi tipi di conoscenza e di relazione: da una lato accoglienza, comprensione, sostegno, invenzione soprattutto per i ragazzi, scoraggiati per mille motivi dall’impegno scolastico; dall’altro ’la grammatica’ , cioè il possesso degli strumenti di base con cui poter affrontare con intelligenza situazioni e problemi. La sua presenza era discreta, racconta Caterina, ma contemporaneamente vulcanica: nel giro di poco tempo ci trovavamo coinvolti in nuove imprese: organizzava tutto da quel telefono che era in costante fibrillazione, una ulteriore protesi con cui si metteva in contatto con amici sparsi per l’Italia, con quelli che aveva conosciuto nel corso delle sue numerose attività. Poi i libri e la lettura: nel collegio dei docenti era capace di passare due ore a consigliare gli insegnanti circa i libri da leggere e solo un quarto d’ora per le decisioni operative.
Gli effetti di questo modo di dirigere la scuola si sono fatti sentire: sono aumentate le iscrizioni, le classiche sezioni ’reiette’ che esistono in troppe scuole, sono state richieste come le altre, addirittura negli ultimi tempi 50 iscritti sono stati ’scippati’ come diceva Gaetano, burocraticamente destinati ad un’altra scuola perché -secondo le regole- la Baccelli non poteva incrementare ulteriormente l’organico.
D’altra parte questo modo di fare viene da lontano: Caterina l’aveva incontrato in V ginnasio come ripetente: era stato sospeso per un anno perché per difendere una compagna aveva tirato qualcosa in faccia alla professoressa di francese che continuava (secondo una prassi non del tutto smarrita anche nei licei urbani di oggi) a insultare i ragazzi e a invitarli a fare ’il mestiere dei padri’, che erano dispregiativamente tutti quelli non strettamente intellettuali. Così la passione dei libri l’ha coltivata da sempre ingegnandosi nei modi più diversi, anche non del tutto leciti, per procurarseli. Narra la leggenda che un giorno insieme ad un suo amico aveva deciso di vendere un porcello del padre commerciante di animali per potersi comprare i libri che gli venivano lesinati. Decisero di addormentare col cloroformio il porcello non consenziente, ma nella colluttazione con l’animale furono i due a finire cloroformizzati e ad essere ritrovati dormienti. Sonno delle cultura e dominio dei maiali, Orwell.
Anna, Manuela, Serena, Rita e Giovanni sono alunni di terza. Fortunatamente, dicono, stanno per las ...[continua]

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