Daniele Villani, geriatra, è direttore del Dipartimento Anziani della Fondazione Istituto Ospedaliero di Sospiro (Cremona), sede di Unità di Valutazione Alzheimer, nucleo-Alzheimer, e Centro Diurno Integrato per persone con demenza.

Che cos’è e come si manifesta la malattia di Alzheimer?
La malattia è stata descritta più di un secolo fa, agli inizi del 1900, dal professor Alois Alzheimer, dal quale ha preso il nome. Un dato curioso è che al tempo era stata interpretata come una patologia dell’età pre-senile, cioè delle persone sotto i 65 anni. Il primo caso descritto era infatti una donna di poco più di 50 anni, per cui si pensava che questa malattia fosse esclusiva delle persone adulte non anziane. Già nel primo caso studiato questa sindrome si era manifestata con i suoi sintomi tipici che sono innanzitutto i disturbi di memoria.
L’aspetto peculiare della malattia di Alzheimer, senza il quale neppure si può fare diagnosi, è infatti la perdita di memoria, con le caratteristiche di un’amnesia globale.
Cito quel primo caso, perché la sintomatologia registrata la ritroviamo poi nei casi successivi. Dicevamo dell’amnesia, a cui vanno aggiunti disturbi persistenti del comportamento (in quel caso era un delirio di gelosia), modificazioni nella personalità e difficoltà nell’espletamento delle attività della vita quotidiana, come cucinare, riordinare la casa, fare acquisti, ecc.
L’Alzheimer è dunque una malattia che colpisce proprio quelle funzioni cognitive che sono indispensabili per relazionarsi con gli altri, quindi dalla memoria all’attenzione, al linguaggio, alla capacità di progettare, alla critica, al giudizio, e per molti anni si manifesta "solo” con queste caratteristiche.
Questo significa che fisicamente il malato non ha nulla, e anche questo è un aspetto tipico e paradossale della malattia. Cioè il malato fisicamente sembra una persona sanissima, che però nell’arco della malattia arriva a non sapere più scrivere, lavarsi, camminare...
Dopo l’individuazione della malattia, l’attenzione per molti anni viene meno, fino all’incirca agli anni ’70, quando c’è una riscoperta della patologia che avviene in concomitanza con la scoperta che la malattia è tanto più frequente quanto più si invecchia.
Oggi sappiamo che c’è un incremento nella prevalenza di malattia che è proporzionale, in modo esponenziale, all’invecchiamento, cioè fino ai 65 anni si tratta di una malattia abbastanza rara, dai 65 anni in su c’è una tendenza alla crescita esponenziale ogni 5 anni. Per cui si arriva, nelle fasce avanzate di età, 80-85 anni, a una prevalenza del 30-40%. Questo significa quindi che in una popolazione di persone che hanno superato gli 80 anni, circa il 30% è affetto da una forma di demenza.
Preciso che la malattia di Alzheimer è un tipo di demenza, quello di gran lunga più frequente. Su 100 demenze almeno 50 sono malattie di Alzheimer. Le altre forme di demenza somigliano alla malattia di Alzheimer, però hanno una causa diversa, un’espressione clinica in parte diversa e possono essere demenze vascolari, demenze fronto-temporali, ecc.
Ha parlato di "amnesia globale”. Cosa significa?
La memoria, come sappiamo, non è unica, ne esistono diversi tipi: quella episodica, quella procedurale, quella semantica, quella anterograda e quella retrograda, ecc. La perdita di memoria non è esclusiva della malattia di Alzheimer e possiamo trovarla in svariate malattie o esiti di trauma: a seconda delle malattie, l’amnesia può essere precedente all’evento malattia, oppure può essere successiva. Cioè può accadere che dalla comparsa della malattia si perdano tutti i ricordi precedenti, oppure che dalla comparsa della malattia non si riesca più ad apprendere niente, e quindi non si accumulino ricordi successivi.
Ecco, nella malattia di Alzheimer l’amnesia è globale, cioè riguarda tutto quello che è accaduto prima e tutto quello che accadrà dopo, nel senso che non si è più in grado di apprendere nuove informazioni. Per questo si parla di amnesia globale. Naturalmente questo processo di amnesia avviene in maniera molto lenta e graduale. Per cui una persona inizialmente perde i ricordi recenti, immediati, cioè si dimentica che cosa ha mangiato due ore prima, cosa ha fatto il giorno prima, fatica ad apprendere cose nuove, poi pian piano questa amnesia si estende a macchia d’olio arrivando a interessare tutta la vita precedente.
Questo processo, come possiamo intuire, ha un effetto devastante, perché dimenticare tutta ...[continua]

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