Ciro Naturale lavora come educatore nelle attività scolastiche e territoriali che fanno capo ai Maestri di strada napoletani. Questa intervista è stata realizzata in classe alla presenza dei ragazzi ai quali fa da tutor d’aula.

Puoi spiegare che cosa è la Festa dei gigli?
E’ una festa molto antica, che non esiste solo a Barra, ma a Nola, Casavatore, Brusciano, è un po’ come il Palio di Siena, con tutta la cittadinanza che vi si stringe intorno… Il giglio è una struttura di legno alta 25 metri, molto bella, rivestita in modo artistico, che ogni anno si ispira a un tema, esprime un’idea, una filosofia…
La gente di Barra crede molto alla festa dei gigli, un rito attraverso il quale si vivono emozioni molto primitive. Si attribuiscono a questa festa dei significati anche molto personali: per esempio il Comitato brasiliano, composto da miei amici, gente molto onesta, ha dedicato il giglio ad un amico scomparso qualche anno fa, caduto da un’impalcatura mentre lavorava con una ditta edile. Gli amici si sono riuniti, hanno costituito un comitato e hanno costruito un giglio per l’amico perduto.
La festa si svolge l’ultima domenica di settembre, e la gente va a pregare San Giovanni perché non piova, si riunisce, si organizza…
Una volta capitò che il vento buttasse a terra un giglio e la gente ci rimase molto male; anch’io ero presente e lo vidi cadere: stavano tutti in silenzio, era come assistere a qualcosa di tragico; qualcuno tra la folla disse: “Mamma mia, me pare comme nu muorto pe’ terra!”, talmente alto è il valore e il significato che si attribuiscono a questo giglio.
Come è cambiata nel tempo questa festa?
Questa festa da un po’ di tempo è in crisi… In ogni via, in ogni rione gli amici si riuniscono in comitati per organizzare l’evento e costruire i gigli, e in passato poteva capitare che uscissero dodici, tredici gigli, a seconda di quante vie riuscivano a organizzarsi, a sostenere le spese. Da qualche anno a questa parte i gigli si sono ridotti a cinque, sei o sette. Questa crisi è dovuta in parte a problemi economici: per costruire un giglio ci vogliono dai 50 ai 70 mila euro, e poi ci vuole la collaborazione e la partecipazione di tutta la gente. Ma il motivo principale è che negli ultimi anni la festa è diventata l’espressione di poche famiglie, quelle più ricche e più forti nel quartiere, che si esibiscono in tutta la loro potenza a discapito del resto della cittadinanza. Anche perché non è che paghino il giglio di tasca loro ma impongono “tasse” ai commercianti, costringono le paranze ad alzare il giglio sempre per lo stesso comitato.
Che cos’è una paranza?
La paranza sono 130, 150 persone, qualche volta addirittura 200, che si mettono sotto il giglio e lo alzano per farlo camminare per tutte le vie del quartiere, con musiche e balli, una vera e propria esibizione tecnica: ci si ferma, ci si gira, si fanno delle evoluzioni anche molto pericolose…
Ecco, io ho pensato che si poteva migliorare questa festa con la costruzione di un giglio per i ragazzi. Ho cominciato a parlarne con la gente, gli amici del bar, quelli del comitato dove abito io, e tutti hanno accettato l’idea, come se sentissero il bisogno di introdurre un po’ di creatività, di rianimare l’evento, perché si registrava nella cittadinanza barrese proprio una depressione di questa festa.
Il giglio dei ragazzi è nato due anni fa. Ci siamo messi insieme io e alcuni ragazzi del mio palazzo; io avevo il desiderio di agire all’interno di questa festa per farla vivere ai ragazzi in una maniera più sana. Sono convinto che gli stessi ragazzi che non riusciamo a raccogliere attorno ai libri di storia e di geografia, se vedono un pezzo di legno e qualcuno che sta inchiodando... Sono esperienze che li fanno aggregare in una maniera talmente bella… Insomma quello che riesce a fare il giglio a Barra, non lo riesce a fare nessuno.
C’era Carletto, un ragazzo ultra precario che si arrangia a fare di tutto per campare, che da bambino aveva la passione di costruire il giglio, e questa passione gli è rimasta. Ci siamo messi insieme: lui voleva costruire un giglio di 15 metri per i ragazzi e farlo camminare per il quartiere. Poi c’era Antonio, 15 anni, che aveva il desiderio di fare il padrino di questo giglio (il padrino è quello che dice dove il giglio deve fermarsi, dove deve girare, insomma ha la gestione dell’intera paranza, un ruolo importante). C’era infine Tonino, un altro ragazzo di 15 anni che suona la batteria, e fin da pic ...[continua]

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