Tutte le interviste

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Una Città 38 / 1995
LORO
Intervista a Giovanna Cappelletto di Gianni Saporetti
La grande sensibilità di ragazzi che soffrono della sindrome dell’orfano. Le tante ore di fronte alla tv, le poche di sonno, e la faticosa battaglia, forse persa, a favore del libro. Ma della ex Jugoslavia a casa hanno parlato. La necessità di un rapporto con loro innanzitutto affettivo. Intervista a Giovanna Cappelletto.

Una Città 37 / 1994
LE MILLE NOTTI DI SARAJEVO
Intervista a Adriano Sofri di Massimo Tesei
Una città allo stremo, al gelo, senza luce, senza pane, dove ogni giorno si infittisce la pioggia di granate. L’unica possibilità per salvare i bosniaci resta quella di un intervento internazionale per disarmare i banditi. Una persecuzione razzista, sostenuta dalla disgustosa incapacità e complicità dei paesi occidentali, trasmessa in diretta nel pianeta, che ha distrutto tutto il senso che i bosniaci avevano della loro storia, del loro passato, dei presunti valori dell’Europa in cui loro avevano creduto. Intervista a Adriano Sofri.

IL PICNIC E IL MURO
Intervista a Walburga von Absburg di Clemente Manenti
La storia, poco conosciuta, del picnic che contribuì a cambiare la faccia dell’Europa e certamente evitò una Tien An Men europea. Una volta aggirato, il muro cadde da solo. Intervista a Walburga von Absburg.

LO DIMOSTRI
Intervista a Salvatore Buzzi di Marco Bellini
Andare su e giù per il cortile, fare "socialità" nelle celle della sezione, guardare la televisione, parlare di donne, calcio, macchine e reati. Le storie urlate fra detenuti e detenute. L’inferno dei giudiziari dove stanno i presunti innocenti. L’enorme discrezionalità di viceré e guardie e la legge premiale che stravolge i comportamenti. Scegliere il giudice buono è la bravura dell’avvocato. La brutta arroganza dei giudici. L’esperienza piccola ma straordinaria della cooperativa di ex-detenuti. Intervista a Salvatore Buzzi.

ATTRAVERSO LE IDEE
Intervista a Madina Fabbretto di Marco Bellini, Gianni Saporetti
Una ragazzina di destra nella Padova degli anni ’70. Il romanticismo dello stare insieme da assediati. Gli stereotipi del sanbabilino e del machismo fascista. La diversità di sentirsi istriana. L’esperienza di apertura della Nuova destra e il bene della libertà intellettuale. Intervista a Madina Fabbretto.

Una Città 36 / 1994
SAPERE DI CAPIRSI
Intervista a Bianca Guidetti Serra di Gianni Saporetti
Un gruppo di amici di scuola che nelle leggi razziali del ’38 ebbero l’iniziazione alla politica. Le cartoline da Auschwitz di Primo Levi. La delusione del comunismo, un impegno che è continuato e, al di là della politica, lo straordinario valore, nella vita, dell’amicizia. Intervista a Bianca Guidetti Serra.

Una Città 35 / 1994
COME AVANZI DI LAGER
Intervista a Edith Bruck di Liana Gavelli, Massimo Tesei
Quando in un paese ai confini fra Slovacchia e Ucraina qualcosa cominciò a cambiare. Le false identità che forniscono nuovi nemici. Le dittature iniziano sempre con promesse di lavoro. L’umiliazione di andare per scuole a chiedere di essere ascoltata, a tentare di convincere che la propria madre morì davvero. La normalità del male e della cattiveria, il non voler vedere i pericoli, un benessere che ha stordito tutti, una televisione che anestetizza il dolore di fronte a tante piccole Auschwitz. La terribile e disumana lotta per sopravvivere a cui furono costrette le vittime. L’idea sbagliata e controproducente che Auschwitz sia un problema degli ebrei. Intervista a Edith Bruck.

LO SPAZIO, IL VENTO, LA RADIO
Intervista a Laura Pariani di Rosanna Ambrogetti, Franco Melandri
Il lungo viaggio di una quindicenne dalla Brianza alla Patagonia per conoscere un nonno anarchico che nel lontano ’26 per sfuggire ai fascisti, attraversò l’oceano per finire in una terra lontana da tutto e da tutti e interminabile. Intervista a Laura Pariani.

Una Città 33 / 1994
RICORDARE INSIEME AI NIPOTI
Intervista a Laura Bonaparte di Massimo Tesei
Intervista a Laura Bonaparte.

Una Città 32 / 1994
STORIE DI SARAJEVO
Intervista a Hussein Dzirlo di Gigi Riva
Hussein Dzirlo, malandrino di Sarajevo, che aspetta l'amnistia in Italia per vecchi conti con la nostra giustizia, che non sapeva che Andreotti non c'è più, che per due anni ha combattuto per Sarajevo e s'è alzato presto la mattina, che vorrebbe si sapesse che i delinquenti si sono adoperati per la gente comune.