"Ogni idea, nel corso della sua esistenza terrena, si oppone al suo significato originario e perciò si distrugge”. È la convinzione, anzi, scrive lei, l’ossessione, che Marianne Weber attribuisce al marito nella biografia che ne ha scritto.
Capire il mondo è difficile anche perché non sappiamo mai, in particolare sotto elezioni, se alle parole corrispondano i fatti; e perché le parole che si usano assumono significati diversi nel discorso pubblico, nella propaganda, nei commenti dei giornali, e nella pratica, nel discorso quotidiano; diversi tutti, spesso, dal significato di dizionario.
I commentatori osservano che tutti, sotto elezioni, propongono di tagliare le tasse e di bloccare o cacciare gli stranieri. Differiscono solo nella scelta delle tasse da tagliare, nella misura del taglio e nei modi per bloccare o invertire la migrazione. Quasi tutti ne deducono che si tratta di parole al vento, che le cifre che si ottengono sommando le proposte sono molto al di sopra di ogni ragionevole limite, che è tutta demagogia. Molti commentatori hanno sostenuto la stessa tesi, a suo tempo, per le sparate elettorali di Donald Trump. Temo che le cose possano stare anche peggio di così. Trump, come temevo, e ho anche scritto, allora, le promesse le ha, in gran parte, mantenute, con molte conseguenze negative e offese gravi non solo al buon gusto ma anche alla pace e alla vita di molti essere umani, americani e non, e rischi gravi per tutti. Temo che, allo stesso modo, la sostanziale convergenza, con differenze di grado, di tutte le forze politiche maggiori sul taglio delle tasse e il controllo/arresto/inversione della migrazione porterà a praticare una qualche riduzione fiscale, iniqua e regressiva, e un aumento della oppressione dei migranti, chiunque vinca. È l’interpretazione complessiva del mondo, esplicita o implicita nei commenti, che lo vuole.
I giornali maggiori parlano delle pensioni come fossero spesa pubblica e non parte di un sistema contributivo e a ripartizione. Parlano come se degli stranieri non ci fosse bisogno, mentre gli arrivi reali sono al di sotto di quelli necessari a mantenere stabile la popolazione, e a contenerne l’invecchiamento.
Ma come faranno con i conti pubblici? Temo che la risposta sia: taglieranno la sanità e la scuola, proprio mentre, malgrado l’allungamento dell’età di pensione, stanno uscendo dal lavoro classi di massima frequenza tra le maestre, i medici, le infermiere. In compenso daranno bonus a destra e a manca realizzando il rovesciamento della composizione di un welfare serio, che dovrebbe consistere -lo scriveva Augusto Graziani- di beni e servizi, che si sa cosa sono, e non di soldi, che non si sa quanto valgano, che cosa possano davvero comperare. Così seguiremo il modello americano, faremo guadagnare le aziende sanitarie private e le scuole private di avviamento alle professioni, ridurremo i pubblici dipendenti, come tutti vogliono. Potremmo, addirittura, se il Sistema Sanitario Nazionale peggiorerà abbastanza, riuscire ad accorciare la vita media degli italiani, con grande vantaggio dell’economia (nel senso della ricchezza dei ricchi) e del bilancio dello Stato.
Le norme e i regali
Quando si parla di Economia con la maiuscola, della ricchezza complessiva del paese, cioè in particolare dei ricchi, che hanno incamerato quasi tutto l’aumento degli ultimi anni, si presume che gli attori si comportino come l’homo oeconomicus, razionale e onnisciente, che segue la domanda e l’offerta, massimizza la propria utilità. Di come si comportino realmente gli esseri umani sembra non interessi a nessuno. Esiste una economia comportamentale (vedi per esempio Misbehaving. The Making of Behavioral Economics, di Richard H. Thaler), certo meno importante della macroeconomia, che osserva come il rischio di perdere una certa somma che si ha già spaventi molto di più che quello di non guadagnarne una identica, che al momento non si ha, ma nessuno ne parla quando si discute di economia, almeno in Italia. I pubblicitari e i propagandisti politici, però, queste irrazionalità le conoscono benissimo.
Ci meravigliamo che i politici promettano e facciano bonus, regali, a un numero grandissimo di piccoli gruppi sociali, creando giungle inestricabili di norme, invece di seguire una regola complessiva che generi la stessa identica distribuzione, che sarebbe comprensibile e applicabile con trasparenza. E la pubblicità mirata sul cellulare ti avverte che tu, proprio tu, hai vinto - ...[continua]

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