Peace Research Institute in the Middle East
La storia dell'altro
israeliani e palestinesi
Ed. Una Città, 2003
144 pagine
Un manuale di storia per le scuole con due narrazioni, "due verità", che corrono parallele nella stessa pagina. L'impresa straordinaria di un gruppo di insegnanti israeliani e palestinesi...
Il fatto essenziale e nuovo, assolutamente nuovo, è l’esistenza stessa di questo testo. Il discorso comune è per l’istante impossibile e lo resterà per molto tempo. Ciononostante, i professori che hanno redatto queste pagine l’hanno fatto nel rispetto reciproco dell’altro...Senza dubbio, da una parte e dall’altra si è talvolta nel mito. Se la colonizzazione come "ritorno" rientra nel campo del mito, che dire della definizione del "Muro occidentale", detto Muro del pianto, come appartenente alla moschea Al Aqsa e atto a commemorare non il Tempio ma il volo del profeta Maometto sulla giumenta Baraq? Non è neanche certo che il re Davide abbia conquistato Gerusalemme battendo un popolo arabo. E ad ogni modo a cosa servono, da ambo le parti, queste leggende? I due popoli sono stati traumatizzati, gli Israeliani dal ricordo del genocidio, i Palestinesi da quello dell’espulsione. Sarebbe puerile chiedere loro di scrivere la stessa storia. E’ già ammirevole che accettino di coesistere in due racconti paralleli.
Auguro buon vento a questa magnifica impresa.
(dalla prefazione di Pierre Vidal-Naquet)
Gli studenti che imparano la storia nelle scuole, in tempo di guerra e di ostilità, ne conoscono alla fine dei conti soltanto una versione –la loro, ovviamente ritenuta come quella che sta dalla parte del giusto. Spesso prevale nell’insegnamento la volontà di indottrinare e di legittimare una sola delle parti in conflitto, mettendo in cattiva luce le posizioni dell’altra. Varie ricerche dimostrano che i libri di storia si concentrano generalmente sulle guerre, sui morti e sulla sofferenza umana, mentre i periodi di pace, di convivenza vengono di regola trascurati. Quello che da una parte è considerato l’eroe, dall’altra è visto come il criminale della storia. In una simile situazione, lo Stato forma gli insegnanti a diventare degli agenti culturali preparati solo a giustificare le ragioni dell’uno a scapito di quelle dell’altro. ...
(dall’introduzione di Dan Bar-On, Sami Adwan, Adnan Musallam, Eyal Naveh)
Settecento ragazzi e una dozzina di insegnanti israeliani e palestinesi hanno sfidato -e sfidano- occupazione e attentati, blitz e terrorismo. Insieme, con coraggio individuale e intelligenza collettiva, hanno cominciato a bonificare uno dei campi minati più pericolosi per il percorso di pace. Quello della storia.
Di parte. Spesso propagandistici. Sempre ignari delle ragioni dell’altro. Così questi ragazzi e questi insegnanti giudicano i libri di testo sui quali si studia la storia sui banchi di scuola. In Israele come in Palestina, senza molte differenze. E così hanno cominciato a scriverla loro, la storia.
Per un anno hanno scritto e riscritto la loro versione, letto e proposto modifiche alla versione degli altri, corretto e cambiato verbi, sostantivi, aggettivi. Stupiti, increduli, a volte indignati, hanno scoperto racconti e interpretazioni dei fatti molto diversi da quelli che conoscevano. E con grande pazienza, e altrettanta fatica, hanno costruito questo racconto parallelo. Con un obiettivo esplicito: dare, darsi, la possibilità di conoscere meglio l’altro.
Un primo risultato l’hanno raggiunto. La storia dell’altro è stata adottata in alcune scuole israeliane e palestinesi. Tra i caratteri della loro scrittura araba o ebraica, altre centinaia di ragazzi scopriranno l’immaginario collettivo dei loro coetanei dell’altra parte, lo metteranno a confronto con il proprio, cercheranno di capire. E, sopra tutto, porranno molte domande.
(dalla presentazione)