Cari amici,
con il progetto “Porta delle culture”, per un museo delle migrazioni a Torino, che nasca dalla vivace realtà di Porta Palazzo, abbiamo organizzato una mostra sulle migrazioni che hanno cambiato la città di Torino. La mostra si è chiusa il 6 maggio con il bel film di Haidar Rashid, “Europa”, sulla cosiddetta rotta balcanica. Il film racconta piuttosto duramente e con grande efficacia narrativa, pur non avendo dialoghi, il drammatico e spesso tragico tentativo di molte persone di attraversare i Balcani per raggiungere l’agognata Europa, e nel farlo scoprono quanto essa sia ormai lontana dal modello immaginato. Ad assistere alla proiezione avevo invitato alcuni amici, tra cui Ayoub, un giovane berbero delle montagne del Marocco che ha lasciato un anno fa Casablanca per seguire il sogno di quasi tutti i marocchini. Essendo facile per loro raggiungere la Turchia, è da qui che ormai molti muovono all’avventura verso l’Europa per la quale non possono ottenere un visto. Così Ayoub ha fatto a piedi la rotta balcanica, come tanti altri. Ismael, per esempio, è arrivato da pochissimi mesi con la caviglia rovinata da tanto marciare, soprattutto di notte, attraverso paesi in gran parte molto ostili, ma è sorridente, perché ce l’ha fatta, o forse perché non perde mai il sorriso. Ismael non mi ha raccontato del viaggio. Preferisce occuparsi del presente, imparare la lingua, lavorare per pagare i debiti contratti e costruirsi un futuro possibilmente europeo, cercando di ottenere appena possibile un documento. Ayoub ha gli stessi obiettivi, ovviamente, ma tempo fa -lui sì- mi aveva raccontato del viaggio e mi aveva colpito per la sua capacità di trasformarlo in un’avventura turistica. In particolare mi stupì la mappa salvata sul cellulare, con segnalati tutti i luoghi visitati, l’itinerario completo dalla Turchia all’Italia passando per un sacco di paesi balcanici e non. E con l’individuazione di altri luoghi, quelli che avrebbe visitato prossimamente. In Italia, Ayoub, a differenza di tanti suoi connazionali arrivati clandestinamente come lui, ha visitato tante città d’arte e nella mappa ha indicato con un cuoricino tutti quei posti che intende visitare in futuro perché li considera imperdibili. Dopo il film, forzando la naturale ritrosia di chi ha avuto esperienze così dure, ho invitato Ayoub a raccontarci la sua esperienza e sinceramente pensavo avrebbe offerto una versione più leggera, come sembrava essere quella segnalata dalla sua personalissima mappa della rotta balcanica e dell’Europa. Con sobrietà il giovane ha parlato del suo viaggio senza omettere quanto vissuto in quei mesi: la fatica, la paura, i rischi corsi, tangibili fino al punto di veder morire un amico e compagno di viaggio.
Mi auguro davvero che l’Europa sappia ritrovare quei fondamenti di idealità che l’hanno voluta unita e imparare a guardare alla realtà degli uomini senza distinguerli in categorie disumanizzanti, in definitiva senza ucciderli ancora, come fa puntualmente con le sue orribili frontiere. Mi auguro che Ayoub, Ismael e tutti gli altri che ce l’hanno fatta a passare questa frontiera possano riuscire a costruirsi quel futuro che evidentemente nel loro paese si vedevano negare.
Due giorni prima del film, sempre al Dar Al Hikma, il centro culturale italo-arabo di Torino dove la mostra è stata esposta per due mesi e mezzo, abbiamo incontrato Francesco Vacchiano, per la presentazione del suo interessante libro Antropologia della dignità, sul Marocco e il desiderio di altrove che i marocchini non smettono di provare. Il libro affronta in maniera ampia e coinvolgente il tema della dignità così come viene intesa e declinata nel Marocco di oggi, dove evidentemente essa viene percepita come negata e ciò spinge tanti abitanti a cercarla altrove, possibilmente in Europa. Un’Europa che potrebbe guardare ai suoi nuovi cittadini con maggiore benevolenza e lungimiranza, visto che tra l’altro la dignità di ogni cittadino, di ogni uomo, dovrebbe essere saldamente sancita nelle costituzioni democratiche che la distinguono da gran parte del resto del mondo. Utopia?