Per 28 anni, le istituzioni della Repubblica di Serbia hanno coperto, negato e minimizzato il genocidio di Srebrenica. Non solo sostengono, proteggono e celebrano coloro che hanno commesso il genocidio, ma continuano a occultare e a rifuggire la responsabilità statale del sostegno fornito alla sua esecuzione.
Le persone accusate di aver partecipato al genocidio di Srebrenica trovano rifugio in Serbia, mentre colpevoli già condannati continuano a partecipare attivamente alla vita pubblica e politica, liberi di distorcere i fatti e minimizzare la portata di quel genocidio.
Le autorità giudiziarie, compreso l’Ufficio del Procuratore dei crimini di guerra, ritardano e ostacolano direttamente e indirettamente l’accertamento dei fatti sul genocidio di Srebrenica davanti ai tribunali nazionali.
La definizione del crimine di Srebrenica come genocidio non viene applicata, il numero delle vittime viene ridimensionato e i pochi colpevoli condannati ricevono pene miti. Nei procedimenti dinanzi ai tribunali nazionali ogni connessione tra le autorità statali serbe e l’esecuzione del genocidio viene accuratamente nascosta.
Lo Humanitarian Law Center [Hlc, Centro per il diritto umanitario fondato nel 1992 a Belgrado da Natasa Kandic] ritiene che tale comportamento da parte delle autorità statali sia inaccettabile e dannoso. È necessario che le istituzioni giudiziarie perseguano tutti coloro a carico dei quali esistono prove di una partecipazione al genocidio e che i processi procedano senza ritardi. Chiediamo che i funzionari e le istituzioni della Repubblica di Serbia cessino di negare il genocidio, riconoscano i fatti accertati dalla magistratura sui crimini commessi a Srebrenica, chiedano sinceramente scusa alle vittime e alle loro famiglie e forniscano loro un giusto risarcimento.
I fatti
Da quando è stato istituito l’Ufficio del Procuratore per i crimini di guerra (Owcp) in Serbia sono stati sollevati cinque capi d’accusa per i crimini commessi a Srebrenica, ma nessuno di essi li ha qualificati come genocidio.
Per anni, l’Hlc ha sottolineato l’esistenza di prove che incriminano i potenziali responsabili e ha presentato denunce penali all’Owcp contro diversi membri di alto rango dell’Esercito della Republika Srpska [Vojska Republike Srpske - Vrs] per il genocidio di Srebrenica. Tra questi vi sono Svetozar Andric, vice comandante del Corpo della Drina, Petar Salapura, capo del Dipartimento di intelligence dello Stato Maggiore della Vrs, e Dragomir Pecanac, ufficiale responsabile della sicurezza e dell’intelligence dello Stato Maggiore della Vrs.
Inoltre, le persone contro le quali l’Ufficio del Procuratore della Bosnia-Erzegovina (BiH) ha sollevato accuse per i crimini commessi a Srebrenica e per le quali sono stati emessi mandati di arresto internazionali, tra cui Tomislav Kovac, Svetozar Kosoric e Milisav Gavric, risiedono liberamente in Serbia. Nonostante il fondato sospetto di un loro coinvolgimento nei crimini commessi a Srebrenica, possono ricoprire cariche pubbliche di alto livello, apparire in programmi televisivi, negare i fatti sui crimini di guerra e speculare sul genocidio.
Nel giugno 2021, a Dobro Polje, vicino a Kalinovik, è stata trovata una fossa comune contenente i resti di dieci vittime di Srebrenica.
Dobro Polje si trova nelle immediate vicinanze di Godinjska Bara, dove i membri dell’unità “Scorpions” hanno giustiziato sei prigionieri, ragazzi e uomini di Srebrenica. Stando alle ricerche dell’Hlc e alle prove accettate nel processo di Jovica Stanisic e Franko Simatovic davanti al Tribunale Penale Internazionale per l’ex Jugoslavia (Icty) e dell’International Residual Mechanism for Criminal Tribunals [Meccanismo internazionale residuale dei tribunali penali, Irmct], in quest’area hanno operato unità come gli “Scorpioni”, l’Unità Speciale Antiterrorismo, la Guardia volontaria serba e altre. C’è il fondato sospetto di un loro coinvolgimento nella perpetrazione di questo crimine. È necessario avviare indagini e procedimenti penali contro tutti gli autori del genocidio di Srebrenica che finora non sono stati perseguiti.
I casi
In tre casi il Dipartimento per i crimini di guerra del Tribunale superiore di Belgrado ha condannato sei membri delle forze serbe, mentre due procedimenti penali sono ancora in corso.
Da dicembre 2016 sono in corso procedimenti presso il Dipartimento per i crimini di guerra del Tribunale superiore di Belgrado contro sette membri della Brigata speciale del Ministero degli Affari Interni (Nedeljko Milidragovic, Aleksa Golijanin, Milivoje Batinica, Aleksandar Dacevic, Bora Miletic, Jovan Petrovic e Vidoslav Vasic, con l’imputato Dragomir dichiarato non idoneo a sostenere un processo) per l’omicidio di almeno 1.313 civili bosniaci nel villaggio di Kravica. L’accusa non specifica che si trattava di civili deportati dall’enclave di Srebrenica. Questo, che dura ormai da sette anni, è il caso più importante e complesso tra i processi per crimini di guerra in Serbia.
Nel 2022 erano previste dieci udienze, ma se ne sono tenute solo due. Recentemente, il processo principale è dovuto ricominciare a causa della sostituzione di un membro della camera di giustizia, peraltro avvenuta in circostanze sospette.
Milenko Zivanovic, comandante del Corpo della Drina della Vrs, è l’unico ufficiale di alto rango a essere stato processato davanti ai tribunali nazionali per i crimini commessi a Srebrenica. È accusato di aver ordinato e di aver partecipato allo sfollamento forzato della popolazione civile dall’area di sicurezza di Srebrenica. Il Procuratore per i crimini di guerra della Serbia ha incriminato Zivanovic poche settimane dopo che lo aveva fatto anche la Procura della BiH e in più occasioni le udienze del processo si sono tenute in parallelo davanti a tribunali serbi e della BiH. Dall’inizio dell’anno, per questo processo sono già state cancellate tre udienze.
Miomir Jasikovac, comandante del plotone di polizia militare della Brigata Zvornik, ha raggiunto un accordo di colpevolezza con l’Owcp serbo poco dopo che l’Ufficio del Procuratore della BiH aveva emesso un’accusa contro di lui per il genocidio di Srebrenica. Nella sentenza emessa dalla Corte Superiore di Belgrado nel gennaio 2023, il numero delle vittime è stato significativamente ridotto rispetto ai dati accertati dalle sentenze del Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia che avevano stabilito in oltre 2.000 il numero dei civili di Srebrenica uccisi nelle esecuzioni di massa per le quali era stato accusato Jasikovac.
Inoltre, in questo processo la qualificazione giuridica del reato è stata modificata; Jasikovac è stato riconosciuto colpevole di “crimini di guerra contro la popolazione civile” e condannato a cinque anni di reclusione, la pena minima prevista.
Brano Gojkovic, membro del X distaccamento di sabotaggio dello Stato Maggiore del Vrs, che ha partecipato alle uccisioni di massa dei bosniaci di Srebrenica nella fattoria di Branjevo, ha patteggiato con l’Owc e nel 2016 è stato condannato a dieci anni di reclusione. L’accordo per il patteggiamento è stato raggiunto poco dopo che le autorità giudiziarie della Bosnia-Erzegovina, di cui Gojkovic ha la cittadinanza, hanno richiesto la sua estradizione. Inoltre, Gojkovic ha ricevuto una pena significativamente più mite rispetto ad altri complici condannati dai tribunali della Bosnia-Erzegovina per lo stesso reato.
I membri dell’unità degli “Scorpioni” (Slobodan Medic, Pero Petrasevic, Aleksandar Medic e Branislav Medic) sono stati accusati di aver ucciso nel luglio 1995 sei civili bosniaci di Srebrenica, tra cui tre minorenni, in una località nota come Godinjske Bare, nei pressi di Trnovo (BiH). Sebbene siano stati condannati a pene detentive che vanno dai cinque ai vent’anni, il tribunale ha completamente omesso dal verdetto il fatto che i civili uccisi erano stati precedentemente deportati da Srebrenica. Nonostante le prove esistenti del fatto che i membri degli “Scorpioni” ricevevano stipendi dal Servizio di sicurezza dello Stato serbo, il tribunale ha inoltre definito questa formazione come un “gruppo criminale non collegato alle istituzioni statali”.
(traduzione di Stefano Ignone. Articolo disponibile all’indirizzo
http://www.hlc-rdc.org/?p=38958&lang=de)
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