Questa volta la vicenda che racconto, ovviamente celando le anagrafiche delle parti interessate, nasce all’interno di una assai famosa marca di birra estera (tedesca, per la precisione), con sede in Italia, che molti di noi apprezzano e consumano sovente (io non più, e tra poco scoprirete perché). La protagonista è una giovane ragazza del Sud, con fresca laurea in economia, che nel 1975 venne assunta dapprima con contratto di prestazione occasionale (a supporto dell’ufficio amministrativo nella redazione del bilancio d’esercizio), dopo qualche mese con contratto a tempo determinato del Ccnl del commercio e dopo quattro mesi con proroga a tempo indeterminato con mansione di impiegata amministrativa. Tutto bene insomma; si badi la qualità delle mansioni affidate alla nostra protagonista: registrazione incassi della società finanziaria collegata da un accordo con la suddetta per la distribuzione di bevande alcoliche ai clienti finali per richieste di finanziamento al fine di brandizzare gli stessi; stipula e controllo documentazione dei contratti di finanziamento con piano di ammortamento allegato da destinare ai clienti dopo benestare da parte della Direzione sulla base della solvibilità del cliente dedotto dalle informazioni commerciali; gestione file in excel della Ditta relativa ai finanziamenti in essere, aggiornamento mensile, posizioni insolute, disdette e sofferenze, solleciti di pagamento; registrazione prima nota di cassa e relativa gestione della liquidità della Ditta, registrazione su file in excel degli assegni dei clienti per pagamento forniture e relativa presentazione in banca degli stessi per l’incasso a turnazione con altri colleghi abilitati alla delega; attività anche di natura commerciale come impostazione su file in excel dei listini prezzi, condizioni commerciali e invio loghi per realizzazione progetti e consulenza attiva di carattere contabile e/o commerciale ai clienti, sollecito scaduti e monitoraggio per rientro partite aperte; inserimento delle nuove anagrafiche clienti su programma di contabilità; monitoraggio degli ordini evasi e da evadere e della loro valorizzazione a seconda della modalità di pagamento; pianificazione viaggi alla Casa Madre e visita guidata con trasferta su territorio tedesco insieme ai clienti selezionati dalla Direzione allo scopo di marcare e premiare la loro fidelizzazione; rielaborazione su file in excel delle vendite a consuntivo e invio file agli agenti di zona per monitoraggio e comparazione statistiche e relative previsioni su base annua e mensile; partecipazione alle riunioni aziendali di carattere nazionale per fini commerciali, strategici per incentivo e incremento vendite future.
Fu così brava che alla fine del mese di gennaio 2008 le fu concesso un succoso aumento di 50 euro netti mensili.
Il fidanzato nel frattempo l’aveva raggiunta al Nord reperendo a sua volta un lavoro; decisero quindi di "metter su casa”.
In azienda, sempre nel 2008, arrivò un nuovo Amministratore delegato, per inciso donna, che redistribuì le mansioni all’interno dell’azienda (mai peraltro formalizzate) riservando alla nostra soprattutto l’attività esclusiva di recupero crediti e procedura fido; cioè verifica del fido tramite le informazioni commerciali sulla base della proposta acquisizione cliente dell’agente di zona; monitoraggio mensile degli scaduti e del rispetto dei fidi; verifica periodica dell’andamento commerciale dei clienti e segnalazioni alla Direzione di eventuali superamenti che presuppongono il blocco degli ordini salvo pagamento immediato delle forniture; sblocco degli ordini da evadere su decisione della Direzione; predisposizione file in excel delle partite aperte e segnalazione delle posizioni più a rischio da recuperare con solleciti telefonici o scritti e verifica settimanale con la Direzione per fare il punto della situazione con conseguente predisposizione di un piano di rientro studiato per ogni singolo cliente; monitoraggio pagamenti con dovere di rendere edotta la Direzione quotidianamente di tutti i movimenti contabili dei clienti.
Tutto questo fino ai primi di settembre 2008, quando rimase, ahimé, "anticipatamente” a casa al terzo mese di gravidanza per rischio aborto certificato dalla ginecologa di fiducia, pur avendo già comunque avvertito l’azienda del suo stato interessante.
Al rientro, il primo giorno di rientro, la nostra protagonista venne convocata nell’ufficio del responsabile del personale e dell’amministratore, i quali così esordirono: "Carissima, è passato tanto tempo e la Casa Madre ha valutato necessario integrare prima del tuo rientro una persona che si dedicasse giornalmente al recupero crediti e che potesse garantire il minor numero di assenze possibile. Abbiamo considerato che hai una bambina piccola e che qui non hai nessuno su cui appoggiarti (ricordate? la nostra protagonista è di origine campana) e per venirti incontro abbiamo pensato a nuove mansioni così da non comportare disagi all’azienda in caso di una tua improvvisa assenza e da non costringerti a fare ore straordinarie”.
Il nuovo mansionario fu il seguente: centralino/reception; aggiornamento centralino; cancelleria: ordine e verifica scorte; gestione adempimenti legge privacy (predisposizione modulistica per dipendenti e i clienti); uscite giornaliere banca/posta; compilazione lettere presa in carico/scarico beni aziendali presso dipendenti; gestione posta giornaliera/ imbustamento fatture e predisposizione distinte raccomandate; smistamento posta in entrata e fax in entrata; protocollo raccomandate in entrata; prenotazioni voli/alberghi; rapporti con le società assicuratrici per rinnovo contratti di assicurazione; accoglienza ospiti/predisposizione sala riunioni e riordino della stessa; prenotazioni pasti per meeting aziendali; controllo e riordino carta intestata e buste; rapporti con la proprietà dell’immobile dove è ubicata l’azienda; ordine bibite e sistemazione delle stesse nel frigorifero aziendale; gestione del personale pulizie; disbrigo pratiche presso uffici pubblici; servizi generali.
La ragazza, che a quel punto aveva anche una bambina cui provvedere (il compenso del compagno non poteva bastare) non aveva altra scelta che fare buon viso a cattivo gioco, in attesa di trovare forse di meglio.
Peraltro la politica aziendale era chiara, cioè indurla alle dimissioni "agevolate”: quando si palesò la necessità di godere di permessi per problematiche relative alla sua bambina, prevaleva il diniego con conseguente forte disagio nel risolvere in maniera alternativa (quindi veniva disatteso il "nobile” motivo del nuovo incarico che avrebbe avuto lo scopo, secondo la Direzione, proprio di alleviarle tali difficoltà), mentre invece stranamente, le venne offerto il part-time... forse il full time costava troppo!
Ma con il part-time la coppia non ce l’avrebbe fatta. Si arrivò così alla fatidica data del 2011, un giorno come un altro, un bel giorno di primavera. Dopo circa 15 minuti dal suo ingresso in azienda venne convocata in sala riunioni e nel momento in cui si trovò davanti il responsabile del personale, l’amministratore delegato e il nuovo direttore commerciale, la ragazza pensò subito a una promozione di ruolo considerando che nel frattempo alcuni movimenti aziendali avevano liberato posizioni con professionalità superiori a quelle sin lì miseramente rivestite.
Così non fu.
"Carissima, purtroppo per crisi aziendale la Casa Madre ci obbliga a contenere i costi e siamo costretti a fare dei tagli… la mansione di segreteria e recupero crediti non è più utile alla nostra azienda e con dispiacere tu non potrai più lavorare con noi senza nessuna possibilità di essere inserita nelle attività che residuano… Dovrai lasciare l’azienda oggi stesso, firmare per ricevuta la lettera di licenziamento e se ci mettiamo d’accordo ti possiamo offrire sei mesi di stipendio… Aspettiamo una tua risposta. Intanto firma questa per ricevuta”.
Come finisce la storia?
Abbiamo impugnato il licenziamento anche e soprattutto per motivi discriminatori e all’esito concordato una somma, ovviamente maggiore alle sei mensilità inizialmente offerte, ma insomma... alla fine la demotivazione personale ha indotto la giovane ragazza a desistere da una lunga causa. Anche perché il famoso art. 18 aiuta la monetizzazione dei licenziamenti ma è pressoché impossibile eseguire un "reintegro” nel posto di lavoro; inoltre, dimostrare che il demansionamento (e di conseguenza il connesso licenziamento per soppressione del posto di lavoro) fosse collegato alla maternità si rivelò difficile, sia per mancanza di documenti (che la ragazza non aveva avuto il tempo di reperire, essendo stata allontanata un minuto dopo il licenziamento), sia soprattutto per l’indisponibilità dimostrata da pressoché tutti i suoi colleghi di lavoro a testimoniare. Rendere testimonianza è un obbligo civile, ma farlo controvoglia si rivela spesso controproducente.

A Natale mi sono arrivati gli auguri: dopo circa un anno di stop la giovane ha ritrovato un lavoro, a termine, ma insomma…