Alban, 40 anni, ora in regola con i permessi, vive ormai stabilmente in Italia e lavora in una piccola ditta di cui è diventato una delle colonne portanti.

Era l’11 marzo e di notte siamo saliti su un gommone dove stavamo stretti stretti. Eravamo in 18, tutti albanesi. Il viaggio costava 1.800.000 lire. D’estate costa molto meno. In due ore siamo arrivati in Puglia, vicino ad Otranto. La parte brutta del viaggio non è tanto il mare mosso -quella sera per fortuna era quasi calmo- quanto la paura di essere avvistati, perché gli organizzatori del viaggio ci avevano avvertiti: se veniamo scoperti, tutti in mare! Loro devono salvare il gommone. Quello che guidava era armato e per noi non c’era scampo: bambini, donne e uomini ci saremmo dovuti gettare tutti in acqua in un attimo o saremmo stati uccisi. I gommoni che vengono usati per questi viaggi hanno due motori da 80 cavalli e se sono senza carico sfuggono facilmente alle motovedette. E siccome costano molte decine di milioni, meglio che anneghi qualche persona piuttosto che vengano sequestrati. Gli organizzatori di questo viaggio erano albanesi e non so se all’inizio l’idea dell’affare, perché di grande affare si tratta, è partita dalla mafia o dalla mala albanese. Comunque adesso può anche darsi che lavorino insieme. Naturalmente in Albania non c’è nessuna difficoltà a comperare un passaggio per la Puglia. Se hai i soldi, è fatta. La partenza avviene dal porto, come un viaggio regolare e non è un segreto per nessuno. Tre milioni di albanesi sanno quanto costano questi viaggi, quando e da dove partono. Quando siamo partiti noi, sul molo di Valona c’era anche un poliziotto, ma non è difficile immaginare come vanno queste cose: un poliziotto guadagna 120mila lire al mese, e solo quel viaggio rendeva più di 30 milioni! E il governo albanese, nonostante le assicurazioni di controllo e di collaborazione che dà al governo italiano, in realtà ha piacere che tante persone vadano via. Da noi non c’è lavoro e un giovane come passa le giornate? Nel bar, magari a parlar male del governo. Se invece se ne va è una bocca in meno da sfamare e in cambio tanta valuta arriverà sicuramente ogni mese ai parenti. E’ un altro buon affare. E infatti d’estate ogni sera sono decine e decine i gommoni che fanno la spola fra Valona e le spiagge di Otranto.

Durante il viaggio ero molto teso, perché con me c’era anche mio nipote di 18 anni e avevo paura che potesse succedergli qualcosa. Ma in realtà tutti eravamo tesi e nessuno ha parlato. Due ore di viaggio nel rumore del mare e dei motori e con la paura di essere gettati in acqua da un momento all’altro. Quando siamo sbarcati uno della organizzazione ci ha guidati a piedi, attraverso campi e sentieri, e comunque sempre lontani dalla strada, fino a Lecce. Avremo camminato circa tre ore. Non ho visto nessun poliziotto e nessun militare italiano, nessuno controlla le spiagge. A Lecce ci aspettava un furgone di quelli chiusi. Siamo saliti tutti e dopo altre tre ore circa eravamo a Bari. Questo passaggio col furgone ci è costato 200mila lire a testa. Appena arrivati a Bari ci hanno fatto capire che di lì in poi ci saremmo dovuti arrangiare. Siamo andati tutti in stazione, ma mentre gli altri hanno preso un treno diretto per Milano, io e mio nipote siamo andati a Napoli. Avevo paura a rimanere in un gruppo così numeroso, temevo che avremmo dato nell’occhio e che sul treno per Milano ci sarebbero stati molti controlli. A Napoli ho poi preso un treno per Roma, Bologna e infine Milano. Qui avevamo amici e parenti che ci aspettavano. Un anno fa avevo incontrato una persona che mi aveva promesso di farmi lavorare se fossi riuscito a venire in Italia e così quando sono arrivato a Milano, questa persona mi ha fatto tutti i documenti in una settimana, mi ha regolarizzato, trovato una casa e soprattutto mi ha dato un lavoro. Gli italiani sono fatti così, ti aiutano anche se non ti hanno mai conosciuto. Forse perché nel passato tanti italiani sono emigrati per vivere. In Italia sto bene, sto molto bene, ma quando penso al futuro mi vedo in Albania, nel mio paese, con la mia famiglia. Adesso sto cercando di imparare un mestiere che mi potrà servire in futuro, perché in Albania quel tipo di mestiere che faccio adesso ancora non c’è, ma prima o poi sarà utile, perché è legato al riscaldamento delle case, alle caldaie, agli impianti a gas. Quando in Albania invece della legna si userà di più il gas, quello sarà il mio momento. Per ora sono contento ...[continua]

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