Recentemente in Francia, anche in seguito ad alcuni episodi, si è parlato di un ritorno dell’antisemitismo. C’è questo pericolo?
Credo vada innanzitutto fatta una premessa. Nell’800 l’antisemitismo era un fenomeno fondamentalmente economico e religioso che ha poi subito le derive verso la razza che conosciamo. L’antisemitismo attuale, almeno nel panorama francese, è essenzialmente un fenomeno di periferia.
Nelle periferie francesi, ma non solo, i giovani arabi -non tutti, alcuni di loro- hanno la tendenza a riportare sugli ebrei che incontrano tutti i clichés di Israele. C’è il conflitto israelo-palestinese sullo sfondo. Quindi c’è una dinamica di conflitti sociali che si innestano su un’identificazione in relazione a un conflitto che però è altrove.
Questo fenomeno del resto è speculare all’atteggiamento in particolare del Crif (Conseil Représentatif des Institutions juives de France) che considera di avere il dovere di essere integralmente a favore di Israele.
La nota curiosa è che qualcuno di loro dichiara che gli ebrei di Francia sono per il 95% sionisti, il che è palesemente assurdo, per il semplice motivo che hanno scelto di vivere in Francia e non in Israele. E’ infatti vero il contrario: la maggioranza degli ebrei francesi non sono sionisti. Il capo del Crif, Cukierman purtroppo crede di avere il dovere di esprimere l’adesione completa a Israele, una cosa del tutto mostruosa e che lui fa senza averne il diritto, senza averne il mandato. Il peggiore insulto che mi sia stato fatto in vita mia è stato di chiedermi, a un incontro formale, se non fossi il Signor Cukierman.
C’è poi un altro dato, peculiare della Francia. In città come Sarcelles, ad esempio, ci sono importanti comunità di ebrei del Nordafrica; qui io allora vedo una trasposizione non tanto dell’antisemitismo tradizionale quanto piuttosto della contrapposizione fra ebrei e arabi in Algeria, dato che gli ebrei hanno sostenuto la colonizzazione, anche l’Oas.
Certo, se poi consideriamo che la maggior parte dei giovani arabi non sa niente della guerra d’Algeria e del periodo precedente, il fatto che comunque riproducano questo clima ha qualcosa stupefacente.
Secondo me comunque è piuttosto uno scontro di comunità.
Salah-Eddine Bariki, un sociologo di Marsiglia, in un’intervista a Una Città, rilevava una dissimetria nelle reazioni, chiedendosi se l’antisemitismo non fosse una specie di “super razzismo” mentre il razzismo verso gli arabi sarebbe un razzismo di serie B…
L’antisemitismo effettivamente è un razzismo molto specifico, non è solo un razzismo… In questo senso non voglio dire che il diverso peso viene giustificato dal passato. Ma spiegato, sì.
Le manifestazioni antisemite in Europa hanno una pregnanza diversa, che ha a che fare con il sentimento delle persone: inevitabilmente quando si parla di antisemitismo si pensa alla Shoah, che in un certo senso è assurdo perché i fenomeni di antisemitismo di oggi, che esistono, non hanno assolutamente niente a che vedere con l’antisemitismo nazista, salvo in una piccolissima minoranza.
Gli stessi palestinesi esitano fra due atteggiamenti contrapposti e contraddittori nei confronti degli ebrei. Da un lato, sostengono di essere loro oggi a rischiare un olocausto, e quindi adottano una forma di identificazione. Dall’altro, una parte di loro continua a ribadire che gli ebrei esagerano sempre, per cui non avrebbero sofferto tutto quello che dicono.
Certo, esistono anche altre posizioni. Come in effetti sono stati rilevati fenomeni di antisemitismo -antisemitismo senza ebrei- in Malesia, in Pakistan, in posti dove l’impatto del conflitto medio-orientale è assolutamente nullo. Io francamente stento a credere che in Pakistan o altrove ci siano davvero persone alien ...[continua]
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