Luca Mastrocola, operatore, e Danila Lusso, addetta allo Sportello del lavoro, educatrice del Comune di Torino, lavorano presso l’Asai. L’Asai (Associazione Salesiana di Animazione Interculturale) è nata nel 1994 per opera di un gruppo di genitori e volontari del quartiere San Salvario, già impegnati all’interno dell’oratorio salesiano S. Luigi di via Ormea, un oratorio storico di Torino fondato da Don Bosco. Opera prevalentemente coi minori, immigrati e non, attraverso molteplici attività, con la finalità di promuovere un’autentica integrazione tra famiglie italiane e famiglie immigrate e rispondere al bisogno di aggregazione dei ragazzi.
Dal 2000 l’associazione ha spostato la sua sede e si è trasferita in via Sant’Anselmo, in locali più spaziosi, corredati da grandi vetrate che danno sulla strada e fanno sentire la presenza dell’associazione più profondamente nel quartiere. E’ aperta tutti i pomeriggi e quasi tutte le sere e opera prevalentemente con volontari all’interno di progetti realizzati spesso in collaborazione col Comune di Torino.

Potete spiegare per sommi capi cos’è l’Asai e di cosa si occupa?
Luca. Ora come ora, l’Asai è fondamentalmente un centro di aggregazione per ragazzi che propone attività legate alla scuola e al tempo libero oppure indirizzate all’inserimento lavorativo. Attività che costituiscono uno strumento per intraprendere con i ragazzi un percorso, che per alcuni è di prevenzione, per altri di formazione o di educazione. Per tutti direi che in genere è un percorso di amicizia, cerchiamo di far passare l’idea che in Asai ci sono delle persone accoglienti che possono in qualche modo tessere con te delle relazioni, aiutarti a fare delle cose e contemporaneamente supportarti nelle fasi di crescita.
L’Asai lavora anche con le famiglie, del quartiere e non (molti ragazzi che frequentano il centro arrivano da Mirafiori, San Donato e Barriera di Milano), con nuclei familiari deboli o che hanno poco tempo libero, mettendo in atto, laddove è necessario, un’opera di supporto e coinvolgimento. Penso in particolare ad alcune famiglie straniere che hanno fatto il ricongiungimento coi figli ma poi li possono vedere solo mezza giornata alla settimana perché lavorano fisse presso case italiane. In quel caso diventa difficile, per i genitori, recuperare la relazione, soprattutto se i figli sono adolescenti e magari si sono ricongiunti ai genitori dopo due o tre anni di distacco fisico.
Quali sono le vostre attività prevalenti?
Luca. Uno dei nostri maggiori impegni è quello del supporto scolastico pomeridiano, a tutti i livelli scolastici, elementari, medi e superiori. Abbiamo anche casi di ragazzi già maggiorenni che erano rimasti un po’ indietro e adesso devono recuperare degli anni scolastici. Un’altra attività importante è costituita dai corsi di lingua italiana per stranieri, che all’inizio avevamo pensato solo per gli adulti e poi abbiamo allargato ai ragazzi per permettere ai nuovi arrivati di iniziare la scuola già con una discreta padronanza della lingua, agevolandone così l’inserimento nella classe ed evitando inutili ritardi nell’apprendimento causati da fattori linguistici. In seguito, da tali attività sono nate collaborazioni con la città su alcuni aspetti specifici del supporto scolastico. Tra le tante cito “Provaci ancora Sam”, un progetto di recupero contro l’abbandono scolastico realizzato nelle prime classi delle medie inferiori e superiori. Attualmente lo stiamo attivando in diverse scuole, due nel quartiere e una nel quartiere Barriera di Milano. Poi ovviamente ci sono altri progetti di accompagnamento e di supporto, sempre in collaborazione con i Servizi Sociali. Questo per quanto riguarda la parte scolastica; accanto c’è tutta la parte che riguarda la dimensione aggregativa, di animazione e fruizione del tempo libero, che viene impostata soprattutto per creare occasioni di incontro, aggancio e scambio coi ragazzi, cercando di promuovere soprattutto l’accoglienza e l’inclusività.
Nella sede del centro abbiamo anche una piccola sala di informatica dove teniamo dei corsi e diamo la possibilità ai ragazzi di navigare in internet tranquillamente, oppure chattare, spedire e ricevere mail o magari leggere i giornali nella loro lingua di origine. Da due anni, poi, con i ragazzi musulmani abbiamo deciso di celebrare qui il Ramadan.
Inoltre abbiamo corsi di danza, musica e teatro; in particolare, a livello teatrale, da due anni stiamo facendo un’esperienza con un’ ...[continua]

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