Il sistema democratico di rappresentanza è indubbiamente in crisi, cosa significa questo nello specifico caso italiano?    
Ci sono due problemi che qualunque democrazia deve affrontare e risolvere; problemi che le democrazie affrontano e ri­solvono in modi diversi fra di loro e in fasi storiche diverse. Il primo è quello della rappresentanza, il secondo, stretta­mente legato al primo, è il problema della decisione, cioè del governo. Le democrazie non possono solo rappresentare, devono anche governare. Per giunta accade che in certe fasi in cui non riescono a governare rappresentino anche male, e quindi i due problemi sono strettamente collegati. E’ chiaro che le eventuali difficoltà, o le crisi dei processi di rappre­sentanza, possono avere molte cause non controllabili, possono esserci dietro tare di tipo storico, difficoltà culturali, problemi collegati alle caratteristiche della cultura del paese, ma c’è certamente un problema di regole, di meccanismi di rappresentanza.
Ci sono due modi per organizzare la rappresentanza: uno che privilegia i soggetti collettivi, cioè le organizzazioni, sto­ricamente i partiti politici; l’altro quello che privilegia gli individui, i singoli rappresentanti. I sistemi elettorali propor­zionali a scrutinio di lista (Italia), per esempio, tendono a privilegiare le organizzazioni, il soggetto collettivo partito, mentre i sistemi maggioritari di tipo uninominale (Inghilterra), tendono a dare prevalenza agli individui, al singolo poli­tico. Nel secondo caso non è che la figura del partito scompaia, si può solo dire che il suo peso decresca a favore dell’individuo; nell’altro caso non è che gli individui non contino, solo che il peso maggiore lo hanno le organizzazioni, le gerarchie dei partiti. Potremmo dire che, in Italia, la crisi è data anche dal fatto che sono entrati in crisi i partiti in­torno ai quali era organizzato tutto il sistema della rappresentanza. Per varie ragioni sono stati i partiti ad avere creato la Repubblica e quindi hanno messo in atto meccanismi di rappresentanza che privilegiavano le organizzazioni a scapito degli individui: entrando in crisi i partiti entra in crisi, ovviamente, quel meccanismo di rappresentanza. Le strade per ri­solvere la crisi italiana sono quindi o la ricerca di strumenti di rivitalizzazione dei partiti o il passaggio al secondo tipo di meccanismi di rappresentanza. La crisi dei partiti è certamente legata ad una crisi ideologica più generale. I partiti erano organizzazioni che cementavano blocchi di interessi e li fissavano attraverso l’ideologia: venuta meno l’ideologia viene meno il cemento e quindi viene meno anche la fiducia; la quale, forse, può essere ricostituita come un rapporto di­retto, di assunzione di responsabilità, fra singolo rappresentante e rappresentato. Io comunque vedo solo questa come strada percorribile. Strada  che porta verso l’adozione di tecniche, di meccanismi, di rappresentanza che in vari modi pri­vilegiano il singolo; quindi che privilegiano i collegi uninominali, i sistemi maggioritari, le eventuali elezioni dirette del sindaco e degli esecutivi ai vari livelli. A meno che qualcuno non dimostri la possibilià di rivitalizzare i partiti, di  ricostruire il consenso attorno ai sistemi di rappresentanza che passano attraverso le vecchie ideologie, non vedo alterna­tive.
Da quanto lei dice il concetto di rappresentanza in quanto tale non viene comunque messo in di­scussione, ma la sensazione che si avverte, dagli avvenimenti italiani ed internazionali degli ul­timi tempi, è che sia in crisi il fondamento stesso della rappresentanza. Se prendiamo in esame la dimensione europea, in particolare gli stati ex comunisti dell’est europeo, vediamo che il dato emergente è la rinascita di spinte verso la riproposizione di comunità legate a concetti quali la razza, l’etnia, la nazionalità intesa non in senso giuridico stretto, ma come sentire comune, come tradizione, costume.
Bisogna distinguere: credo che quello che sta succedendo in Jugoslavia sia diventato, a questo punto, un conflitto tra veri e propri Stati per ridisegnare i loro territori e certamente in questi casi il discorso non vale perché il problema della crisi della rappresentanza si dà in situazioni di democrazia istituzionalizzata. Solo in questi casi si può discutere su come ri­vedere il meccanismo, cioè come ricostruire una fiducia che sembra essersi incrinata nel rapporto rappresentante-rappre­sentato. La Jugoslavia è solo uno dei f ...[continua]

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