Francesco Giuliari, già deputato democristiano e successivamente per i Verdi, vive a Vicenza.

A Vicenza, inaspettatamente, ha vinto il candidato del centrosinistra. Come va interpretato questo voto?
In modo un po’ grossolano si può dire che a Vicenza, da molto tempo, l’area di centro e di destra assomma circa due terzi dell’elettorato, quella di centrosinistra e di sinistra, un terzo. Nelle tornate amministrative il distacco si riduce di qualche punto per la tradizionale migliore appetibilità dei candidati del centrosinistra.
Anche questa volta le forze in campo partivano da questo rapporto di forze (60 a 40), ma mentre Achille Variati faceva il pieno di tutti i suoi potenziali elettori, Lia Sartori, che aveva un elettorato potenziale molto più vasto, ha scontentato molti compiendo una nutrita serie di errori.
Sartori non è soltanto una “esterna” (vissuta da sempre a Thiene, provincia di Vicenza, ma diocesi di Padova) ha caratteristiche personali e politiche che confliggono totalmente con la cosiddetta “vicentinità”. E’ una politica di rilievo, che privilegia modi duri e imperiosi, che accetta e addirittura provoca i conflitti personali, che manifesta il proprio pensiero e il proprio potere senza le diplomazie e gli addolcimenti che ai vicentini tanto piacciono. A ciò si aggiungono un percorso politico dalla sinistra socialista al liberalismo meno solidale, con venature anticlericali e laiciste, e una scarsa conoscenza della città e dei suoi problemi. Chi l’ha consigliata a candidarsi certo le voleva male! Ma lei nulla ha fatto per adeguarsi al tipo di elettorato.
Variati ha saputo lisciare i vicentini, scontenti di un doppio mandato di Hullweck, con non pochi risultati concreti, ma lontano dalle piccole esigenze dei quartieri e della gente, riprendendo il filo di un dialogo con la città, a volte superficiale, ma comunque fatto di attenzione, di amabilità, di ottimismo bonario.
Vicenza accetta e accoglie senza difficoltà anche le cose nuove o diverse, ma ama la buona educazione, la parlata suadente, la proposta fatta con umiltà, senza iattanza. Stile Mariano Rumor, per capirci.
Anche sulla vicenda Dal Molin Variati ha recuperato benissimo. Ha sostenuto che tutto il problema è nato dal fatto che la cosa era stata decisa senza informare, senza dialogare, senza venire in città a convincere (nessun membro del governo lo ha fatto) e su questo ha messo d’accordo anche quelli, come me, che gli rimproveravano di aver cavalcato posizioni antiamericane ed estremiste.
Neanche la Lega era entusiasta della candidata Pdl…
La Lega in teoria ha appoggiato la Sartori, anche se aveva una candidata naturale, Manuela Dal Lago, capace presidente uscente della Provincia, originaria di Schio, da sempre sui banchi del consiglio comunale di Vicenza, conosciutissima e stimata dalla gente per la sua affabilità intelligente.
La Dal Lago, liberale di idee e di appartenenza, è sempre stata una leghista sui generis, alla Maroni o alla Castelli per intenderci. Se il centrodestra l’avesse candidata, la sinistra non avrebbe trovato un candidato di peso disposto a contrastare la sua corsa.
Il centrodestra ha tali margini nel Veneto che può permettersi di tutto, ma non può pretendere, come era già successo a Verona, di imporre con arroganza candidati studiati a tavolino, in presenza di candidati naturali graditi (a Verona Bolla contro la Sironi qualche anno fa, a Vicenza Sartori al posto di Manuela Dal Lago).
In provincia di Vicenza, la larga maggioranza consente ai partiti del centrodestra comportamenti in altri luoghi letali: nella Lega la guerra di uno Stefani impopolare ad una Dal Lago molto popolare, in An l’asservimento del partito alle logiche dei cacciatori (proprio di quelli che vanno a caccia!) di Berlato e Donazzan.
Per concludere, nella nostra provincia, la destra può essere battuta solo dal centro, un centro senza troppe condiscendenze alla sinistra. Variati, se vuole che il suo quinquennio modifichi stabilmente i rapporti di forza, deve modificare le aree politiche di riferimento. Deve riuscire a legare il centrosinistra al centro, perdendo per strada la sinistra, lasciando nel fronte avversario centrodestra e destra.
In cosa consiste il malcontento del Veneto che la Lega avrebbe così ben interpretato a differenza della sinistra?
Il voto alla Lega già da tempo era composito; oggi discernere la quantità delle varie componenti è abbastanza complicato. Sicuramente c’è un voto alla Lega che equival ...[continua]

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