Dopo le dichiarazioni del ministro Gelmini, si è tornati a parlare della scuola elementare. Cosa sta succedendo?
Io insegno in una scuola del centro storico di Verona, nel quartiere di Veronetta. E’ il centro storico di qua del fiume, quindi è il centro di “serie B”, per così dire; la scuola è situata in un quartiere contiguo al centro, a forte immigrazione, un quartiere di passaggio, che vive di recente un’operazione di ristrutturazione generalizzata, quindi con grandi mutamenti, anche dal punto di vista della composizione sociale. La mia scuola ha rischiato di chiudere, qualche anno fa, per mancanza di iscrizioni, perché di fronte a un crescente numero di bambini stranieri, scattava, devo dire, non tanto il pregiudizio, ma l’idea che il programma in qualche modo ne risentisse. In realtà ora siamo praticamente saturi. Il problema non è risolto, perché comunque non tutti gli aventi diritto del quartiere iscrivono qui i loro bambini, però non siamo più in sofferenza. Questo anche grazie alla presenza di un gruppo di docenti stabile: siamo lì ormai da una decina d’anni se non di più, e questo ha fatto sì che la scuola si costruisse un profilo, una sua identità. La scuola vicina, che è a tempo pieno (la nostra è a modulo) ha avuto un problema molto più significativo, con classi di soli bambini stranieri.
Aggiungo che la nostra scuola ha vissuto anche alcuni cambi organizzativi, in quattro anni abbiamo cambiato tre nature giuridiche. Al di là di questi aspetti, che comunque pesano nella vita interna, è una scuola aperta al contesto, che cerca di promuovere delle iniziative che vadano oltre il far lezione, come feste con il quartiere, ecc.
Qual è la differenza tra il tempo pieno e il modulo?
Il tempo pieno prevede 40 ore settimanali con due maestre per classe che fanno alcune ore di compresenza; il modulo prevede 32 ore, con tre maestre su due classi o quattro maestre su tre. Poi c’è l’insegnamento della religione, e della lingua, che sono discorsi a parte, per ora fermiamoci qui. Le scuole, grazie all’autonomia, possono scegliere come organizzarsi, in base alle richieste delle famiglie, al contesto, all’organico, ecc. Io però so che il numero di istituti che possono offrire il tempo pieno è contingentato, quindi noi, per dire, anche volendo non potremmo offrirlo.
Nella nostra scuola, che funziona a modulo, da alcuni anni, è previsto anche una sorta di servizio integrativo per i due pomeriggi non coperti; tramite il Csi, Centro Sportivo Italiano, vengono organizzati dei doposcuola dai costi molto contenuti, perché in parte contribuisce l’amministrazione. In pratica è un tempo pieno mascherato.
Ma veniamo alla riforma. Allo stato attuale la proposta è che dall’anno prossimo, in tutte le classi prime, ci sarà il maestro unico che farà 24 ore. Ora, a parte il fatto che l’orario di servizio coi bambini oggi è di 22 ore, più due per gli aggiornamenti e quant’altro e non si capisce chi può obbligare chi a fare due ore di straordinario. E a parte l’apparente paradosso di ridurre l’orario e gli insegnanti, ma di non toccare il tempo pieno. Insomma, mi sembra che quelle poche paginette siano così povere e contraddittorie che la prima impressione che se ne ricava è che si tratti di una manovra che nasce da un puro intendimento di risparmio economico. Con l’aggravante che colpisce proprio il pezzo di scuola che, a detta anche di statistiche internazionali, funziona meglio.
Il tutto condito con principi pedagogici riproposti all’insegna della nostalgia del passato. Perché la cosa più terrificante è che nessuno dice perché è meglio il maestro unico. L’unica cosa che si sente ripetere è: “Il mio maestro di una volta era bravo”. Non so, a me pare un delirio. L’immagine è quella di una società di vecchi che legifera ricordando la propria giovinezza, mah.
Tu però sei molto critica anche con la levata di scudi che è venuta dal mondo della scuola…
Francamente il sentimento è quello della disperazione. Perché sei tra l’incudine di questa roba che ti arriva addosso e il martello di questa protesta in cui non c’è nessuno che faccia una proposta. Io in questi giorni ho raccolto i volantini, anche quelli sindacali, beh, non ne ho visto uno che vada oltre il “lasciamo tutto così com’è, problemi compresi”. Questo è il problema.
Nella mia scuola, le colleghe che possono stanno facendo le carte per la pensione. ...[continua]
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