Marc Lazar insegna all’università Paris X a Nanterre.

La sinistra che ha vinto le elezioni francesi è diversa da quella che ha governato negli anni Ottanta?
Prima di fare valutazioni sulla natura della sinistra francese, bisogna ricordare che essa è tornata al potere grazie al sistema elettorale in vigore in Francia. Sul piano elettorale, infatti, è importante distinguere fra primo e secondo turno. Al primo turno, la sinistra non ha ottenuto un enorme successo: il Partito socialista ha recuperato abbastanza dopo la terribile sconfitta del ’93, quando raggiunse il più basso livello elettorale di tutta la sua storia. Tuttavia, oggi il Partito socialista si trova al livello degli anni Settanta, non della grande crescita degli anni Ottanta. In sostanza, la sinistra ha avuto un buon risultato, non ottimo. Quello avvenuto con le legislative non rappresenta un passaggio a sinistra della società francese, perché la sinistra ha vinto grazie alla sconfitta della destra classica, che ha ottenuto il peggior risultato nella storia della Quinta Repubblica, e all’eccellente risultato del Front National. La possibilità per il Front National di mantenere i suoi candidati al secondo turno in alcuni collegi ha permesso alla sinistra di vincere ancora di più, perché quando c’erano tre candidati in lizza, anche in collegi tradizionalmente di destra, il fatto di avere al secondo turno il candidato del Front National ha permesso al candidato socialista o comunista di venire eletto in zone dove la somma dei voti di destra ed estrema destra è maggioritaria. Anche nell’insieme della Francia i voti ottenuti al primo turno dalla destra classica e dall’estrema destra rappresentano l’enorme maggioranza del corpo elettorale: insomma, il paese è a destra.
Ora, che tipo di sinistra è quella francese?
Credo che in Francia abbiamo diverse sinistre. C’è un partito comunista che sta cercando di aggiornarsi, ma non ha ottenuto un grande successo, perché sul piano elettorale è rimasto sotto il 10%. Però il Partito comunista, pur non recuperando, ha fermato il proprio declino ed è tornato al potere. Questo partito continua ad avere molte difficoltà a fare il bilancio del suo passato. Ha uno stile molto diverso grazie al nuovo segretario, Robert Hue, un uomo molto più sorridente di Georges Marchais, capace di sedurre attraverso i mass-media un certo elettorato, ma è molto diviso, perché cerca di mantenere un’anima "rivoluzionaria", di contestazione, accanto a una di opposizione costruttiva. Tuttavia il discorso "costruttivo" è difficile da far passare nel partito perché i militanti sono sfiduciati sugli effetti della partecipazione al potere.
Per quanto riguarda i socialisti, il Ps è molto cambiato sul piano del personale politico: ci sono più giovani, più donne, più ecologisti. Si è formata una nuova squadra che ha cercato di fare, anche se non completamente, il bilancio degli anni di Mitterrand. E’ un partito che ha cultura di governo, sa gestire le cose e vorrebbe sfruttare questa esperienza del potere, ma è sempre attratto da un comportamento "radicale", nel senso che alcuni suoi settori, e a volte Jospin stesso, sono molto sensibili ad argomentazioni di tipo comunista, per esempio sui bassi salari, o alla protesta di alcuni settori dell’ultrasinistra e di intellettuali e artisti riguardo all’immigrazione. Sono abbastanza aperti a questi discorsi, ma nello stesso tempo hanno una cultura di governo che punta alla gestione pura e semplice. La difficoltà a far conciliare queste due tendenze, provoca la tentazione di tornare alle ricette tipiche della sinistra statalista francese, pensando che lo Stato possa fare molte cose e difendendo lo stato sociale alla francese. Di qui, l’affermazione di Jospin secondo cui gli elettori, votando per la sinistra, hanno fatto una scelta di civiltà e hanno dato al governo socialista il compito di difendere lo stato sociale alla francese.
Uno dei punti di crisi del governo Jospin potrebbe essere rappresentato dal rispetto dei criteri di Maastricht…
Il Pcf tradizionalmente è sempre stato ostile all’Europa, al mercato comune; adesso il discorso è cambiato, almeno a livello della direzione del partito e del suo leader Robert Hue, nel senso che ora i comunisti dicono di essere contro Maastricht, ma di essere a favore di un’altra Europa. Questa è una novità per il Pcf. I settori pro-europeisti del Pcf sono molto minoritari, il militante comunista classico è contro l’Europa. Questo perché il Pcf è un ...[continua]

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