Giuseppina Virgili, piccola imprenditrice dell’abbigliamento, è presidente dell’associazione Copii, Comitato Piccoli Imprenditori Invisibili.

Nel 2011, dopo alcuni anni di gravi difficoltà, la sua ditta è fallita e da allora è impegnata in prima persona accanto ai piccoli imprenditori in crisi o falliti. Può raccontare?
Io avevo un’azienda che produceva abbigliamento con marchio proprio, prettamente made in Italy. Era il nostro vanto, pensavamo fosse il nostro valore aggiunto. Invece negli ultimi anni è diventato la nostra condanna perché facendo made in Italy "vero” ti vai a scontrare con un mercato parallelo, proprio qui sul nostro territorio, con cui è impossibile essere competitivi, soprattutto perché oggi anche i negozi tendono a spendere meno.
Facevamo un prodotto medio alto, piuttosto ricercato. I nostri clienti erano boutique. C’è anche da dire che nell’abbigliamento la crisi si era iniziata a sentire già prima del 2008, appunto con l’avvento dei cinesi. Oggi tutti parlano della delocalizzazione, ma esiste una sorta di "delocalizzazione” anche sul territorio nazionale, che rischia di essere la vera condanna a morte per noi artigiani.
La mia era un’azienda piccolina: eravamo cinque persone e poi mi avvalevo della collaborazione di un laboratorio esterno. Le dico che trovare donne italiane che ancora cucissero era come andare a cercare l’oro! Tra l’altro erano tutte persone di una certa età. Questo è triste: stiamo perdendo proprio il nostro know how. In futuro non ci sarà più nessuno in grado di fare questi mestieri, il panettiere, il calzolaio. Io credo che questo dovrebbe anche preoccuparci. Non si può essere tutti finanzieri e trader.
Diceva del fallimento...
Nel 2008 i miei clienti hanno iniziato a non pagare. Alcuni non ce la facevano davvero, altri un po’ hanno giocato sul fatto della crisi. Il fatto è che spesso ti trovavi ricattata. Mi spiego: magari ti avevano ordinato 100 capi e volevano restituirtene la metà accampando scuse, difetti. Ecco, tu eri costretto a riprenderli perché sennò rischiavi che non ti pagassero neanche gli altri.
Quindi intanto sono aumentati i mancati pagamenti. C’era anche chi ritardava, capitava che ti rimandassero indietro la ricevuta bancaria e ti facessero l’assegno quando volevano loro. Solo che quando succedono queste cose alla banca ovviamente si accende il campanello d’allarme. Poi con Basilea 2 è proprio una tragedia. È un attimo trovarsi segnalati al Crif, alla centrale dei rischi. Lo strano dell’Italia è questo: io che non incasso vengo segnalato, il cliente che non mi paga no! Non mi sembra tanto normale. Al limite tutti e due.
Poi c’era il fatto che così ci rimettevi due volte, perché sulla merce venduta comunque devi pagare le tasse, e pure anticipate, e poi l’Iva. Insomma era sempre più dura.
Poi è successo che sono stata consigliata male. Quando arrivano questi momenti perdi la lucidità. Infatti ora ai nostri associati dico sempre: "Fermi! Non fate niente”. Perché a volte cercare di mettere la toppa è peggio dello strappo.
Ecco in questa confusione mentale, abbandonata anche dai professionisti... Tra parentesi, anche loro hanno delle grosse responsabilità: alcuni imprenditori avrebbero potuto salvarsi e invece si sono ritrovati in mezzo alla strada a causa dell’incompetenza o mancanza di volontà di chi avrebbe dovuto seguirli.
Comunque a me è stato detto di far entrare nell’azienda mia figlia, che quindi è diventata amministratore, ha preso le quote.
Non l’ho ancora detto: a quel tempo mi servivano 30.000 euro, dovevo fare il campionario. Quindi mi hanno fatto mettere dentro lei così da poter accedere ai fondi per l’imprenditoria giovanile femminile. Beh, sa cos’abbiamo ottenuto con tutta questa operazione? Che ho rovinato mia figlia, che oggi ha 22 anni e un fallimento sulle spalle! E questo per una mamma... Beh, può immaginare come mi sento. Cioè, se il fallimento era su di me non importava niente, ma che pesi su di lei... Lei poverina si è fidata di me. Io sono una persona onesta. Molti prendono un prestanome e impacchettano un bel fallimento e poi salutano tutti. Io non ho fatto questo.
Comunque, a quel punto abbiamo cominciato a chiedere questi soldi, tra l’altro avevamo il consorzio fidi che garantiva all’80%. Purtroppo però le banche se non garantisci tutto... e comunque trovavano sempre diecimila cavilli.
Davvero le ho provate tutte, non ho lasciato indietro alcun provvedimento; che arrivasse dal comune, dalla re ...[continua]

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