Camil Durakovic, 33 anni, vicesindaco e facente funzione di sindaco di Srebrenica dopo la morte di Osman Suljic (il sindaco eletto nel 2008 e mancato lo scorso marzo) è candidato alle elezioni del 7 ottobre 2012.

Alla vigilia delle elezioni locali che si terranno nella federazione della Bosnia Herzegovina, a Srebrenica è emerso il problema della registrazione dei potenziali elettori. Puoi spiegare?
La questione riguarda chi potrà votare alle prossime elezioni. Nel 2008, a causa del genocidio commesso a Srebrenica, per legge, tutti i bosgnacchi (cioè i bosniaci musulmani) nati in questo territorio, anche quelli sparsi per il mondo, indifferentemente da dove si trovassero, avevano potuto votare. Quest’anno questo non sarà possibile: potrà votare solo chi è registrato qui all’anagrafe. Quindi chi nel frattempo ha preso la residenza altrove in Bosnia o all’estero e vuole votare deve registrarsi nuovamente. Purtroppo l’abbiamo capito solo a primavera e quindi la campagna per la registrazione è cominciata a maggio. Subito si è messa in moto un’organizzazione spontanea, ma era tardi.
È ancora possibile registrarsi?
No, le registrazioni si sono concluse il 23 agosto. Comunque, grazie all’attività che abbiamo messo in campo siamo riusciti a raccogliere complessivamente circa 4500 elettori, di cui 2400 nuovi. Durante questa campagna siamo riusciti a confermare anche una serie di elettori che vivono all’estero e che erano in possesso solo di carte d’identità temporanee.
I serbi hanno fatto un’analoga campagna...
Sì, anche loro hanno fatto questa campagna richiamando gente dalla Serbia e altrove, però tra loro non c’è molta gente che, in base alla legge, possa essere registrata per votare per il sindaco di Srebrenica. Loro comunque questo lavoro ­l’hanno fatto prima di noi. Infatti oggi a Srebrenica risiedono circa 3500 serbi, ma nel registro elettorale ce ne sono circa 7000.
Questa era la nostra paura: che loro potessero, con questi voti fittizi, vincere le elezioni.
Oggi quante persone vivono a Srebrenica?
Prima della guerra a Srebrenica c’erano 36.666 abitanti, di cui l’80% bosgnacchi, quindi circa 28.000 abitanti. Il resto erano serbi. Oggi a Srebrenica vivono all’incirca 7000 persone: 50% bosgnacchi e 50% serbi. Però questi sono gli abitanti de facto. De iure, formalmente, nei registri risultano 14.090 persone, che hanno la residenza però non necessariamente vivono qui.
In questo numero abbiamo all’incirca 8000 serbi e il resto sono bosgnacchi.
Quindi più della metà è serba?
Sì.
Qual è la situazione economica a Srebrenica?
Il nostro comune si estende su 527.000 mq. Siamo ricchi di risorse naturali, anche minerarie, che però non governiamo -a differenza di prima della guerra. Le nostre risorse sono sotto la giurisdizione di Banja Luka, così la maggior parte dei nostri cittadini, in particolare i bosgnacchi, che perlopiù sono contadini, svolgono attività private, coltivando la terra, allevando il bestiame.
A Srebrenica abbiamo alcune ditte nate dopo la guerra, come Cimos, una ditta slovena che produce pezzi di ricambio per automobili, dove lavorano un centinaio di persone; abbiamo Bos Agro Food, che si occupa di conservazione e lavorazione di frutta e verdura. Stagionalmente ci lavorano da 50 a 100 persone. Sto parlando delle ditte in cui possono lavorare i bosgnacchi. Tutte le altre ditte sono  serbe e quindi non ne so molto. È facile capire che in un siffatto contesto la possibilità di trovare lavoro, per i bosgnacchi che tornano, è molto limitata. Rispetto a com’era Srebrenica prima della guerra, come attività produttive siamo a meno dell’1%. In passato avevamo tre zone industriali che davano lavoro a circa a 8000 persone.
Qualche tempo fa sembrava che le terme, vero polo d’attrazione turistica per l’intera ex Yugoslavia, potessero innescare una dinamica positiva...
Purtroppo neanche l’acqua delle terme è sotto il controllo del Comune; è Banja Luka che dà le concessioni. Noi è già il terzo anno che abbiamo problemi con il governo della Republika Srpska. C’è un investitore che aveva intenzione di ricostruire e mettere in funzione le terme, il Comune ha già rilasciato i permessi edilizi, ma resta tutto bloccato dal governo di Banja Luka.
Qui si tratta più che altro di interessi politici. Evidentemente nella Republika Srpska non va giù che a Srebrenica al governo ci siano dei bosgnacchi. Di conseguenza cercano qualsiasi appiglio perché questa è una miniera d’oro che sicuramente potr ...[continua]

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