Suor Ausilia Mendola è direttrice della casa Giovanni Paolo II a Librino.

Siamo arrivate qui tanti anni fa, io ero ancora una ragazza. Venivamo con un gruppo di volontariato del Vides Ginestra; si veniva qui volontari laici, salesiani e figlie di Maria Ausiliatrice, e si faceva volontariato proprio per le strade, al servizio dei giovani, dei più disagiati, dei più poveri. E poi le donne: in questo quartiere la donna spesso è vista come quella che deve stare a casa a cucinare, a fare i figli, non ha una vita sociale. Ecco, il nostro era un modo per stare loro accanto, per creare occasioni in cui stare insieme, parlare, anche sfogarsi perché dentro le famiglie a volte ci sono situazioni pesanti. Giravamo con il pulmino e raccoglievamo i ragazzi per portarli alla Playa, la spiaggia di Catania, dove organizzavamo delle attività per farli stare insieme.

Con la casa siamo diventate una presenza stabile. È una vecchia casa di campagna appartenuta a una baronessa. Il Comune ce l’ha data in comodato d’uso dodici anni fa. Ci viviamo io e altre due consorelle: suor Renata e suor Enza. Negli anni, grazie a benefattori, volontari e associazioni si è costruito quello che vede: prima fuori era solo terra battuta, ora abbiamo anche un campo da calcio in erba sintetica regolare a cinque.
Librino non è solo degrado, c’è molta gente solidale, genitori che lottano per dare un futuro migliore ai propri figli, insegnanti che prendono a cuore la formazione dei ragazzi, che cercano di combattere la dispersione scolastica, anche in situazioni molto difficili. A Librino ci sono tante associazioni, cerchiamo di non lavorare da soli, come singole isole. Al sabato andiamo a Bicocca dai carcerati, al carcere minorile, molte volte i ragazzi che abbiamo qui ce li ritroviamo lì o viceversa, purtroppo. Quando escono dal carcere o quando sono agli arresti domiciliari, si va a trovare le famiglie, si cerca di fare un percorso di accompagnamento… Nel tempo questo nostro lavoro ha portato a un senso di riconoscimento, di accoglienza, di benevolenza da parte dei genitori, delle famiglie. Organizziamo iniziative anche per loro: una volta ogni due mesi ci sono degli incontri di formazione, oppure momenti di festa, di fraternità. Quando veniamo a conoscenza di situazioni particolari, cerchiamo di convincere le persone a fare il passo di parlarne con qualcuno. Abbiamo dei contatti con i servizi sociali. Noi siamo qui per loro, quindi se c’è una difficoltà non possiamo far finta di non vedere.

C’è gente che vive qui e però manda i figli a scuola in centro città perché non ha piacere che si sappia che viene da Librino. Le insegnanti, le presidi fanno di tutto, si lavora anche bene, però il fattore Librino… Insomma, molti tendono a non dire che vivono qui anche se ci stanno realmente. Dall’altra parte ci sono anche tantissime famiglie che vivono il quartiere intensamente e che sono orgogliose della propria appartenenza.
All’inizio la fatica di stare qui era tanta, perché comunque si dava fastidio, significava togliere i ragazzi dalla strada e i ragazzi per strada servono. Noi cerchiamo di proporre altro, ma non sempre è facile perché poi dipende da chi hanno alle spalle, dipende da tante cose. La fascia dei 14-15 anni è un’età veramente difficile da coinvolgere.
A Librino e San Giorgio ci sono circa 70.000 abitanti, noi siamo solo in tre e il lavoro all’esterno è diminuito perché abbiamo molte attività qui. Però, ringraziando Dio, abbiamo tanta gente di buona volontà che collabora. Si è formato il centro del volontariato, si cerca insieme di vedere come fare crescere il quartiere, ad esempio al "Palazzo di cemento” si è trasferito il Cum, che è un altro oratorio nato con noi e con la Caritas diocesana, e anche lì fanno tante attività, portano avanti il doposcuola. La missione è cercare di aiutare quante più famiglie, quanti più ragazzi possibile, ma non puoi fare tutto. C’è anche un bel lavoro di sinergia con le parrocchie. Al mattino abbiamo gruppi di signore che fanno laboratori di cucito, di cucina, di ginnastica, balli di gruppo, poi naturalmente c’è l’orto, gli animali, le galline, abbiamo anche dei ragazzi che fanno pet therapy; il pomeriggio abbiamo il doposcuola coi bambini, le attività sportive, di calcio, pallavolo, danza per le ragazze. E poi lavori artistici, karate, quello lo fa suor Enza, perché è cintura nera.

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