Quella di Alex sulla brevettabilità del corpo umano è la prima di una lunga serie di interviste riguardanti la bioetica, i problemi legati alla salute e al fine vita, dalle cure palliative al testamento biologico, all’eutanasia, alla possibilità di cronicizzare malattie mortali, di convivere con il disagio mentale in autonomia, eccetera.
La soglia della brevettabilità dell’uomo sembra essere stata varcata. Voi, del gruppo verde del parlamento europeo, state dando battaglia e proprio in questi giorni avete invitato in Europa il primo uomo brevettato, John Moore. Puoi spiegarci com’è la situazione?
Allora, di che si tratta? Premetto che non sono un esperto, quindi non aspettatevi da me le cose che potrebbe dire un medico o un biologo o qualcosa del genere.
Credo che la questione che si sta trattando sia essenzialmente quella di quanto la trasmissione della vita, sia umana sia delle piante sia animale, avvenga secondo natura e quindi anche con tutti gli imprevisti, con tutte le imperfezioni, con tutte le correzioni e le modificazioni molto lente che la natura sin qui ha saputo generare, o se, viceversa, la trasmissione e la creazione di vita debba avvenire secondo criteri di utilizzabilità e quindi secondo standard di perfezione che in qualche modo possiamo fissare. Per esempio, gli standard di perfezione che possono essere ricercati nel caso delle piante possono riguardare la grandezza maggiore del frutto, la maggiore vistosità, una maggiore difesa contro parassiti, oppure la loro adattabilità a qualunque clima o, ancora, una maggiore altezza del fusto per permettere il passaggio del trattore o forme di raccolta meccanica, o la mancanza di noccioli che nella lavorazione disturbano. In pratica, cioè, quello che si chiede alle piante modificate geneticamente è che portino molti frutti e che diano poco disturbo e poco lavoro, che siano industrialmente ben lavorabili. Una volta che le piante possono essere ricreate secondo criteri di desiderabilità industriale o commerciale evidentemente il campo della loro brevettabilità è aperto.
Per gli animali vale sostanzialmente lo stesso discorso. Già oggi la riproduzione dei bovini, e in larga parte anche dei suini, avviene del tutto artificialmente attraverso la raccolta di seme e l’inseminazione artificiale ai fini di una programmazione degli animali secondo criteri anche qui di desiderabilità industriale e commerciale. Di un animale che non deve affrontare un’intera vita non interessano più caratteristiche come quella di essere resistente in condizioni avverse, di sapersi difendere, ma quelle di avere molta carne e poco grasso o quella di crescere in fretta eliminando tutto il tempo improduttivo nella sua vita.
Per quanto riguarda l’uomo, tutto ovviamente fa rabbrividire molto di più, perché una volta che si accettino criteri eugenetici, di definizione del tipo di umani che si vogliono mettere al mondo, è chiaro che chiunque abbia il potere di definizione potrà sbizzarrirsi. Qualcuno potrà dire che certi uomini devono essere muscolosi, che se sono destinati ad essere operai devono essere molto resistenti e magari potrebbero essere programmati a essere resistenti a certi climi, a certe malattie o anche, secondo criteri semplicemente di gusto estetico, che devono essere alti, biondi, con gli occhi celesti o che devono essere maschi o femmine. Purtroppo, già oggi, in paesi in cui i rispettivi regimi ammettono solo la nascita di un figlio, sappiamo che se la femmina viene tempestivamente individuata viene abortita.
Tutto questo futuro bio-tecnologico ha conseguenze enormi e forse non ancora avvertite dalla gran parte della gente.
La prima che dobbiamo citare è senz’altro quella etica perché voler assumere il potere, medico, politico o semplicemente economico, di scegliere che tipo di esseri viventi devono nascere e devono popolare il mondo e, quindi, di scegliere anche che tipo di esseri viventi non devono più riprodursi e devono sparire, significa veramente voler diventare come Dio. Io credo che qui si tocchi nel profondo il limite. Non è un caso che anche in tutta le leggende e mitologie l’idea dell’homunculus, cioè dell’uomo fatto in provetta o comunque dell’uomo fatto su misura, sia sempre stata in un certo senso l’estrema bestemmia, forse anche l’estremo del patto col diavolo. Quindi c’è un aspetto, quello etico, che mi pare sia prioritario. E finora, per quanto le culture, le religioni, e se vogliamo anche gli igienisti, si siano sforzati di dare ragionevolezza e anche di imbrigliare e di disciplinare la trasmissione di vita, di fatto ha continuato ad avvenire in modo sostanzialmente anarchico. L’amore è anarchico nel senso che la scelta -chi si vuole accoppiare con chi- è anarchica. La stessa mobilità delle persone, il fatto, cioè, che uno nato in un certo clima, in
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continua]
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