Paolo Bergamaschi ha lavorato per 24 anni come consigliere politico presso la Commissione Esteri del Parlamento Europeo. Veterinario di professione, collabora con riviste, siti web e quotidiani con reportage e analisi di questioni europee e avvenimenti internazionali. Ha pubblicato Area di Crisi. Guerra e pace ai confini d’Europa (2007), Passaporto di Servizio (Infinito edizioni, 2010), L’Europa oltre il muro (Infinito edizioni, 2013) e Terre d’Oriente (Infinito edizioni, 2017).

Vorremmo partire dalla situazione in Asia centrale, in particolare in Kazakistan...
Posso cominciare con un aneddoto? Mentre lavoravo al Parlamento europeo, siccome l’Asia centrale è una di quelle zone del mondo di cui non importa niente a nessuno, mi sono più volte trovato a fare io le relazioni, per il gruppo dei Verdi, perché a me invece interessava, e quando l’Unione europea ha deciso infine di occuparsene, ho seguito da vicino lo sviluppo delle relazioni tra Ue e Asia centrale.
Ebbene, ricordo che quando era relatrice la francese Nicole Kiil-Nielsen, è toccato a me organizzarle il viaggio. Abbiamo deciso di cominciare appunto con una visita in Kazakistan, senonché ho avuto l’infelice idea di pianificarlo per febbraio. Per cui siamo arrivati ad Astana a metà febbraio. Erano le sei di mattina e, intanto che scaricavano i bagagli, ho guardato fuori. Nell’area antistante l’aeroporto c’era un cortile dove si vedeva un termometro digitale... appena ho realizzato quello che avevo visto, ho dovuto riguardare: c’erano meno venticinque gradi! È stato così che ho imparato che Astana è la seconda capitale più fredda del pianeta, dopo Ulan Bator, la capitale della Mongolia. Abbiamo trascorso tre giorni e mezzo ad Astana, dove la temperatura massima era meno dodici, meno tredici; giornate splendide, di un sole brillante, ma era così freddo che l’umidità dell’aria si congelava e cadendo a terra, con i riflessi del sole, provocava un effetto quasi di brillantante. Era bellissimo perché tutt’intorno c’erano questi corpuscoli, quasi delle paillettes. Un’esperienza indimenticabile. Per fortuna anche alla persona che accompagnavo piaceva camminare, per cui abbiamo fatto delle lunghe passeggiate sul fiume Ishi, completamente gelato, per spostarci da un edificio all’altro, anche se devo dire che c’era pochissima gente che si spostava a piedi.
Ma torniamo alla domanda. L’Asia centrale è costituita da cinque repubbliche; quattro culturalmente turchiche, una, il Tagikistan, iranica (quindi indoeuropea). La potenza regionale è il Kazakistan, che è il nono paese al mondo per estensione territoriale; un territorio enorme, nove volte l’Italia per neanche 19 milioni di abitanti, ma soprattutto un paese ricchissimo di risorse naturali; basti ricordare che fornisce il 40% dell’uranio mondiale. Io l’ho definito un “supermercato dell’energia”, perché è un grande produttore di idrocarburi, gas, petrolio, ne sa qualcosa l’Italia… Durante i viaggi che ho fatto c’era sempre personale dell’Eni che andava e tornava dal Kazakistan: lì l’Eni ha moltissimi interessi e diciamo che la politica estera ed energetica dell’Italia non può prescindere dagli interessi dell’Eni…
Ma il Kazakistan è ricchissimo anche di altre materie prime, in particolare delle cosiddette terre rare, alla base dei semiconduttori, dei chip, ecc., ecc.
Essere in buoni rapporti col Kazakistan è quindi fondamentale. Peraltro, la dirigenza kazaka è perfettamente consapevole di questa situazione: ai kazaki è sempre piaciuto essere corteggiati sulla scena internazionale. Non a caso hanno adottato una politica estera multivettoriale, perciò certo legata alla Russia, ma libera di muoversi a trecentosessanta gradi, quindi avendo rapporti con la Cina, con l’Unione europea e gli Stati Uniti. Ovviamente il cordone ombelicale con Mosca è rimasto molto forte. Mosca non ha mai mancato di far sentire la propria voce, una voce spesso scomoda soprattutto quando cercava di mettere in riga Nazarbayev… anche se Nursultan Nazarbayev, che è il padre fondatore della patria, viene direttamente dalla nomenclatura comunista dell’Unione sovietica. Tra l’altro Nazarbayev, fino al 2019, è stato uno dei leader più longevi al mondo, sicuramente il leader più longevo nell’area dell’Osce, perché era al potere dal giorno dell’indipendenza del Kazakistan, quindi dal 1991, fino al 2019, quando ha deciso spontaneamente di cedere la presidenza a quello che, fino a poco tempo fa, si pensava fosse un suo prestanome.
Naza ...[continua]

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