Avdo. Non ci mancava da mangiare, avevamo fagioli, maccheroni; più che altro avevamo paura. Ogni essere umano ha paura e loro ci bombardavano così orribilmente, così intensamente.
Questo condominio era la prima linea del fronte, ma non avevamo altro posto dove andare e del resto loro bombardavano dappertutto, così abbiamo deciso che era meglio rimanere, non aveva senso andarsene per rifugiarci in un’altra cantina: almeno questa è la nostra cantina. La cantina è abbastanza sicura, ci sentivamo protetti, poi potevamo salire subito nell’appartamento, nel caso di un incendio, per poter salvare le nostre cose. I soldati dell’esercito bosniaco ci portavano acqua, cibo, si fermavano a fare due chiacchiere. Nessun altro del condominio è rimasto, ma tutto sommato la nostra non è stata una decisione sbagliata.
La casa è così distrutta perché i croati hanno riempito di esplosivo una autocisterna, pensando di distruggere il ponte vicino alla casa. C’è stata una sparatoria, è stata colpita una ruota dell’autocisterna, che è esplosa vicino a casa. E’ stata l’esplosione più grande di tutta la guerra.
Mira ricorda bene l’inizio della guerra a Mostar: una notte dava un’occhiata fuori, come sempre; vicino a casa di solito c’era un veicolo delle forze spagnole, quella notte non c’era, e lei ha capito che qualcosa di strano stava per succedere- infatti se ne erano andati a Medjugorjie, senza avvisare i mussulmani di quello che sapevano... Croati e mussulmani all’inizio combattevano insieme contro i serbi, e prendevano loro tante armi, che i croati, con la scusa di controllarle e ripararle, portavano dall’altra parte della città, così i bosniaci sono rimasti senza armi. I croati hanno pensato, ma avevano fatto male i calcoli, di poter fare una guerra veloce. Ma i bosniaci hanno saputo organizzarsi, benché quasi disarmati. Anche i serbi pensavano di poter fare una pulizia etnica molto veloce. I bosniaci sono pacifici, i serbi sono guerrieri; nei loro geni hanno la spinta al combattimento. Inoltre i bosniaci hanno sempre abitato nelle città, lungo i fiumi, i serbi vivevano nelle montagne, erano nomadi; i croati erano sparsi nelle campagne. Sul fiume si viveva molto bene, così come nelle città, questo comportava invidie nei confronti dei bosniaci.
Abbiamo una figlia adottiva, laureata in lingue, che vive a Francoforte e ha un ottimo lavoro. Ogni mese ci manda 3-400 marchi, che ci servono per vivere. Con questi soldi e con gli aiuti umanitari, ce la caviamo.
Proprio ieri Mira ha portato a casa, con grande fatica, un pacco di aiuti da 40 Kg...
Mira. Noi continuiamo a vivere e a voler bene alla gente, un essere umano deve voler bene. Per noi esistono le persone e anche prima avevamo amici sloveni, croati, serbi. Noi due siamo atei. Pochi frequentavano le moschee, qui a Mostar. La religione è stata solo un pretesto, per loro: i mussulmani bosniaci sono europei, adesso cercano di farci passare per mujiadhin, ma noi siamo molto lontani da questo. C’è tanta brava gente che ci aiuta: ad esempio gli inglesi che sono venuti a sistemarci il nostro appartamento. Erano venuti un giorno, come voi, si sono stupiti di trovare due vecchietti in cantina, gli è piaciuta la nostra storia e hanno deciso di aiutarci.
Così, insieme ad un assistente di Koschnick, hanno mandato degli operai e hanno rimesso a posto la casa. E’ stato come un premio al coraggio che abbiamo avuto a restare lì. E dove potevamo andare? Ad est non c’erano più appartamenti; anche lì la gente abitava nelle cantine. Non avevamo luce, né acqua, dovevamo andare a prendere l’acqua al fiume, sotto le granate, tanti bambini sono stati uccisi. Non c’erano candele: ho fatto una specie di lampada con una bottiglia, della nafta, un po’ di corda: l’ho buttata via l’altro giorno, eravamo tutti anneriti dal fumo che faceva. Mio marito è stato ferito due volte dai cecchini, ho poi saputo che i cecchini erano mercenari inglesi, francesi, venuti qui ad uccidere per soldi. Noi qui avevamo paura dei cecchini, ma a Mostar ovest i mussulmani avevano paura dei croati che di notte arrivavano alle porte delle loro case e li cacciavano via, in camicia da notte, scalzi. Purtroppo non abbiamo ritirato i nostri risparmi dalla banca, perché non c’è stato il tempo: prima della guerra le banche hanno chius ...[continua]
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