erano passati alcuni anni dalla mia ultima visita del nord del paese. Ho colto l’occasione della richiesta di accompagnare un viaggio del turismo responsabile per ritornarvi. Volendo dare un’impronta particolare ad un itinerario già di per sé ricco di contenuti, ho innanzitutto scelto di far sostare il gruppo a Casablanca, la città che dalle rotte non commerciali viene sempre tralasciata. Essa cela invece un mondo tutto da scoprire, cresciuta com'è a partire dai primi anni del Novecento e racchiudendo nel suo cuore almeno tremila palazzi con elementi art déco e architettura moresca o marocchina. Un misto sorprendente in un’ottica urbanistica molto avanzata per l’epoca.
Dispiace notare come ancor oggi e pure in Marocco valga l’abitudine dell’abbandono dei quartieri più significativi, centrali nonché storici, in favore delle più redditizie speculazioni ai margini del centro, in un processo di allargamento a dismisura dei confini urbani, aspetto di cui ho più volte avuto occasione di parlarvi. Gli investitori, non paghi dei loro affari nelle periferie, vorrebbero ricostruire anche il centro storico: per combatterli è da anni attiva un'associazione di volontariato, nata per preservare il patrimonio architettonico del Marocco moderno. "Casa Memoire” per tener viva l’attenzione su questo obiettivo, organizza tra l'altro visite guidate alla scoperta di tali meraviglie, testimonianza malinconica di un passato recente. Quello che capita a Casablanca purtroppo non è avvenuto a Marrakech, dove la Ville Nouvelle, di costruzione francese durante il protettorato, ha subito brutali interventi che ne hanno cancellato elementi monumentali importanti, come il Mercato centrale. In quello di Casablanca, affacciato sul sorprendente boulevard Mohammed V, abbiamo terminato la nostra visita, guidati da Florence, una signora francese residente in Marocco. La donna attendeva trepidante i risultati delle elezioni presidenziali in Francia. Deve essere certamente rimasta delusa, sostenitrice com’era di Fillon, del risultato infelice del suo candidato anche in Marocco, dove nel voto dei residenti francesi, è arrivato secondo, alle spalle di Macron.
Lasciata Casablanca e la splendida capitale amministrativa Rabat, una seconda visita ha caratterizzato il nostro viaggio nel Marocco del nord, una tappa che rimandavo da tempo, tutto preso com’ero dal vasto sud: l'incontro con Umberto Pasti, scrittore milanese da decenni residente anche in Marocco, tra Tangeri e le campagne circostanti, dove ha potuto approfondire la passione per la biodiversità, per la salvaguardia delle piante autoctone e delle specie floreali in via di estinzione, creando giardini meravigliosi.
A Rohuna, sperduto villaggio della costa atlantica tra Larache e Assilah, il suo sguardo, così attento alle minute e apparentemente fragili bellezze botaniche, s'è allargato all'ampio oceano, che qui abbraccia affettuosamente, ma a volte con violenza, queste splendide colline verdeggianti. Nonostante un "clima inclemente”, ci racconta Umberto, vi crescono libere, e pazientemente curate da lui stesso insieme ai numerosi collaboratori locali e amici botanici di tutto il mondo, tante varietà di alberi, piante e fiori tra cui infiniti tipi di iris. Gli appassionati di botanica, e non solo loro, si perdono nell'interminabile scoperta, pervasi da una gioia quasi infantile nell'assistere alla riaffermazione della natura, in Marocco ancor più impressionante.
Pasti giunse su questi colli dal mare, seguendo i ragazzi di Rohuna, e vi si fermò senza un preciso progetto, ma attivando il sentimento più assoluto, l’amore: il luogo lo accolse e si lasciò plasmare, in un dialogo che continua ancora, nel quale non fu forse l'avversità climatica l'ostacolo più grande (estati torride e inverni piuttosto rigidi), quanto piuttosto quella relazionale: l’entrare in una comunità abituata a restare ai margini e isolata, con tradizioni e durezza di carattere tipica dei Jebala. E ancor più le complicazioni amministrative e legali di un paese ancora in massima parte affidato agli avidi cultori del brutto, ciò che arricchisce enormemente a spese dell'equilibrio naturale e della bellezza.
Pasti lotta a modo suo contro le continue speculazioni, corre a salvare alberi e specie floreali sradicate con violenza dal loro habitat naturale per essere abbandonate nelle discariche.
Tangeri s'è allargata anch'essa a dismisura, inglobando immense aree rurali circostanti. La crescita econ ...[continua]
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