Internet viene presentato come una rivoluzione radicale della comunicazione, dalle conseguenze impensabili anche sul piano della libertà...
Per capire il problema che Internet pone, quindi a cosa può portare, bisogna risalire un po’ indietro, vedere da dove esso ha avuto origine, su quali pratiche si è sviluppato. Anche se non molti lo sanno, Internet nasce dallo sviluppo di un insieme di pratiche nate e diffuse in America a partire dai primi anni 60 e legate al movimento alternativo, controculturale, di quegli anni. La prima di queste pratiche fu l’hacking, cioè l’entrare abusivamente nelle memorie e nei programmi dei computers di aziende, ministeri e simili, e risale alla fine degli anni 50, all’esperienza che facevano i primi studenti di informatica del Mit (Massachusetts Institute of Technology), che incominciarono a utilizzare abusivamente i grandi computers, che allora erano dei veri e propri cassoni a cui potevano avere accesso solamente gli esperti, una specie di sacerdoti con camici bianchi. Non a caso la parola americana hack ha il senso di “tirare un bel colpo, dare un calcio negli stinchi, mostrare di essere geniali” e con questo tipo di determinazione la parola hacking è stata usata fino agli inizi degli anni 80, cioè fino a quando è iniziata la grande repressione nei confronti di questa pratica. Negli anni 60 cominciò anche l’esperienza del phone phreaking, che significa pirataggio telefonico, cioè, almeno inizialmente, telefonare gratuitamente.
A iniziarlo fu un marconista dell’esercito americano -John Draper, poi chiamato Captain Crunch (un personaggio mitico, che ho conosciuto: sembra Braccio di ferro, ma segaligno e con il barbettino, un tipo nervosissimo e geniale)-, che, secondo la leggenda, provò a fischiare nella cornetta del telefono col fischietto che si trovava nei pacchetti dei cornflakes Crunch riuscendo a far scattare il relais della centrale tramite una fascia d’onda, che fino ad allora non si conosceva, essendo usata solo dagli operatori telefonici e che poi sarà utilizzata dalle party line. Con questo sistema era possibile telefonare e parlare a più persone insieme e, soprattutto, queste telefonate non venivano addebitate. La pratica del phone phreaking si diffuse subito nel movimento alternativo che nel frattempo stava via via crescendo. Nel ’63, come è noto, esplose il movimento di protesta di Berkeley e lì cominciarono a sperimentare pratiche alternative di comunicazione Lee Felseinstein, un patito dell’elettronica capo della Free Speech Movement Radio, e Abbie Hoffman, che inventò la stampa alternativa, la rete di informazione della controcultura. Tutto questo insieme di esperienze trovò una prima condensazione agli inizi degli anni 70, con Richard Cheshire che, ispirandosi alla pratica di Abbie Hoffman, fondò Tap (Technological Assistance Program, ma anche Technological American Party), cioè una rete di contatti estremamente diffusi e un giornale, stampato abbastanza grossolanamente, attraverso cui si davano le indicazioni su come utilizzare la tecnologia a proprio vantaggio, quindi come rubare il gas, l’energia elettrica e così via. Fu Tap che incominciò a diffondere le istruzioni per farsi in casa le famose “black box”, cioè le scatolotte che servivano a non farsi addebitare le telefonate. Con l’evoluzione tecnica queste scatolotte cominciarono ad essere attaccate ai telefoni pubblici e si diffusero al punto che le compagnie telefoniche dovettero cambiare totalmente i sistemi operativi dei telefoni. Un po’ quello che è successo anche in Italia, per cui la Sip negli ultimi due anni ha levato le scatolotte per le carte di credito separate dai telefoni. Coi telefoni separati dalle scatole per le carte di credito, la gente levava una parte di questa scatola, la smontava e vedeva come funzionava esattamente la carta di credito, dopodiché costruiva vari strumenti -che so, dei listelli d’argento sagomati in una certa maniera per dare l’impressione che la carta di credito fosse inserita- e telefonava gratuitamente. Tornando all’America, a metà degli anni 70 accanto a queste pratiche si ebbe anche una prima conseguenza dell’hacking, che si era sviluppato moltissimo, fino a diventare un vero e proprio sapere informatico “laterale”, non preventivato dalle grandi scuole di informatica e dalle grandi università.
Nel ’69 era intanto ...[continua]
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