Emre Erdogan è uno dei fondatori di Infakto Research Workshop, una società di sondaggi e ricerche di mercato; insegna metodologia della ricerca all’università. E’ membro del consiglio dell’Ari Movement, la più importante organizzazione non governativa turca che si occupa dello sviluppo della società civile.

Per quello che emerge dalle sue ricerche, quali sono i sentimenti dell’opinione pubblica turca nei confronti dell’Unione Europea? I turchi vogliono entrare a far parte della Ue? E pensano di poterci riuscire?
Si tratta di una questione problematica, perché i sentimenti sono contrastanti. C’è senza dubbio una forte volontà di entrare nell’Unione Europea. Noi raccogliamo le opinioni in merito dal 1999, e non abbiamo mai trovato meno del 50% della popolazione favorevole all’ingresso. Questa percentuale si aggira oggi intorno al 60%. In generale, oscilla tra il 75% e il 55%.
E’ però anche vero che i turchi non pensano di farcela. Lo vorrebbero, ma non ci credono. La gente qui non crede che i politici europei siano sinceri con la Turchia. E hanno ragione. La Turchia ha una partnership consolidata con l’Unione Europea dall’ormai lontano 1987, prima della caduta del muro di Berlino. Da allora, tutti gli altri paesi candidati sono entrati nell’Unione, tranne noi. Agli occhi della popolazione turca, questa è una dimostrazione evidente della mancanza di sincerità dell’Unione Europea.
Il popolo turco è storicamente diffidente degli europei. Una maggioranza della gente qui, circa il 75%, si dice convinta che la Ue voglia, in realtà, tagliare la Turchia a pezzi. Naturalmente questa è una convinzione piuttosto superficiale, non fondata su fatti ma su percezioni. Le ragioni di questi pregiudizi molto irrazionali verso gli europei sono varie. Innanzitutto, il nostro sistema educativo è molto intollerante, sospettoso degli stranieri. I nostri testi scolastici sono pieni di storie che parlano delle invasioni greche, e dei vari tentativi portati avanti dalle potenze occidentali per dividere la Turchia. Veniamo socializzati in questo modo fin da piccoli. Inoltre, esistono prove del fatto che alcuni governi europei danno aiuto ai militanti Curdi del Pkk (Partito Curdo dei Lavoratori), che i turchi ritengono responsabili di gravi sofferenze. Nello specifico, la Danimarca, la Germania e anche il Belgio sono considerati come sostenitori del Pkk.
In che senso l’Unione Europea avrebbe intenzione di suddividere la Turchia?
Non c’ è una risposta unica a questa domanda. E’ un misto di percezioni diverse. Io penso che i turchi siano soprattutto preoccupati dalla posizione dell’Unione Europea quanto alla regione sud-orientale del paese, laddove abbiamo un conflitto militare che dura da venticinque anni. C’è questo forte movimento indipendentista, il Pkk, e come dicevo la gente è convinta che le società occidentali provino una certa simpatia per la loro causa.
Va anche precisato che l’opinione pubblica turca non pare vedere alcuna differenza tra la Ue, gli Stati Uniti, e l’Occidente in genere. C’ è una correlazione molto stretta tra i sentimenti professati per l’Europa e gli Stati Uniti. Abbiamo una comprensione molto ampia del concetto d’Occidente, e ci siamo convinti che l’Occidente in generale voglia dividere la Turchia.
La preoccupazione è che l’Occidente riconosca e sostenga un Kurdistan indipendente?
In tutta onestà, penso che nemmeno i curdi credano ancora in un Kurdistan indipendente. E tuttavia il sospetto dell’esistenza di questo sostegno al Pkk è vissuto con grande sofferenza e disagio. Qui abbiamo già pagato un prezzo enorme per questo conflitto: non ci sono equivalenti nella storia recente del mondo occidentale.
Negli ultimi trent’anni, sono morte più di trentamila persone, e abbiamo avuto venticinque anni di iper-inflazione a causa del conflitto. Ecco, la gente pensa che il sostegno degli occidentali per il Pkk abbia contribuito a creare questi problemi.
C’è una differenza di percezione o sentimenti tra campagne e città?
Direi piuttosto che si tratta di uno scenario multidimensionale. C’è senz’altro una componente geografica, che però non si esaurisce in una divisione tra zone rurali e centri urbani. Le regioni occidentali della Turchia, le zone del Mediterraneo e dell’Egeo, sono senz’altro più convinte della necessità di entrare in Europa. La parte sud-orientale è anch’essa favorevole all’ingresso nella Ue, in particolare la minoranza curda. Nell’Anatolia centrale, invece, ci s ...[continua]

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