Puoi raccontare cosa avviene in questo Centro San Tomaso?
Il Centro San Tomaso è il centro giovanile dei gesuiti di Cuneo. Io sono cresciuto qui e quando ero ragazzo -sono del 1961- era frequentato attivamente da un centinaio di giovani. C’era molto entusiasmo, che poi è andato scemando, anche perché i più, arrivati a 19 anni, sono andati all’Università a Torino. Sta di fatto che questo centro piano piano ha cominciato a spopolarsi, e anche il prete, padre Cappello, è stato spostato a Torino. A quel punto, era il ‘95-96, io e un paio di altri miei coetanei abbiamo proposto ai gesuiti di trasformare questa sede in un centro che si dedicasse ai temi dell’intercultura e, dopo una serie di vicissitudini, di fatto la proposta è stata accolta ed ha avuto anche la "benedizione” del vescovo.
La nostra idea era di lavorare alla formazione all’intercultura, che voleva dire offrire a insegnanti, a educatori, a gente impegnata nelle parrocchie, degli strumenti per prepararsi a questa nuova realtà. L’ideale nostro era di passare dalla multicultura all’intercultura, perché la multicultura è un dato, l’intercultura è invece qualcosa che si deve costruire. La multicultura può essere anche pensata come una specie di condominio in cui ciascuno si fa i fatti propri. Invece l’intercultura vuol dire trovare il giusto equilibrio tra il vivere nel proprio appartamento e avere degli spazi dove ti confronti, ti incontri e così fare in modo che questa diversità diventasse una ricchezza per tutti.
Siamo partiti riscoprendo un’attività che era stata tradizionale già in passato, qui al Tomasini, e cioè il doposcuola. Dopo vari tentativi, abbiamo assunto una ragazza che facesse da referente. Grazie ai volontari di varie scuole di Cuneo, l’esperienza ormai va avanti da qualche anno con una quarantina di bambini di culture diverse. Per il 70-80% sono immigrati o figli di immigrati.
Poi è nata la mensa...
C’era già una mensa a Cuneo, la classica mensa cittadina, gestita dalle Acli, a cui andavano studenti, operai, eccetera. Le persone che avevano bisogno andavano ai servizi sociali, prendevano il buono e potevano usufruire di questa mensa. Poi la convenzione col Comune non è stata rinnovata e di fatto a Cuneo non c’era più una mensa. Lavorando di concerto con le Acli e con la Caritas, abbiamo allora riaperto una struttura, dove i pasti non vengono preparati, ma solo distribuiti. La cooperativa delle Acli che porta i pasti per scuole private, per mense aziendali e così via, su prenotazione, mattina dopo mattina, li prepara anche per noi.
Noi dell’Associazione Orizzonti di pace, di fatto, coordiniamo l’attività, nel senso che ci occupiamo dei turni dei volontari, di integrare le cose che mancano per l’attività quotidiana, della logistica. Poi ci sono 30-35 volontari della provenienza più diversa, quasi tutti pensionati, molto motivati. Vengono una volta ogni 15 giorni, sono turni di due-tre persone.
La mensa è aperta tutti i giorni e ogni weekend è affidato a una parrocchia, che fornisce un gruppo di volontari per il sabato e la domenica. E’ un’esperienza molto bella, si apre, si apparecchia, si distribuisce il cibo, si parla un po’ con le persone senza essere troppo invadenti, perché di fatto chi frequenta la mensa non ha voglia di mettersi lì a raccontare tutte le volte a persone diverse le proprie vicende, però anche già soltanto il fatto di chiacchierare del più e del meno, di commentare le cose che accadono, è il valore aggiunto di questa mensa.
Dalla mensa è nata l’idea -adesso che i gesuiti costruiranno una casetta nuova- di accorpare alcuni servizi, per cui ci sarà la mensa, il centro di distribuzione vestiario, e poi ci sarà anche una accoglienza con sei posti più tre, non soltanto un dormitorio di bassa soglia, ma un’accoglienza che permetta anche un percorso di accompagnamento.
Un’altra attività è quella dell’ambulatorio, che dura già da qualche anno e che sta dando buonissimi risultati.
Avete instaurato un rapporto importante con la locale comunità musulmana.
Qui a Cuneo ci sono moltissimi musulmani dell’Africa subsahariana, senegalesi, nigeriani, ivoriani. Quando si fa la festa per l ...[continua]
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