Dino Barbieri è presidente del Centro Sociale Montanari di Bologna, che dal 2011 ha sede presso il Parco della Zucca, nella Bolognina (Quartiere Navile) e fa parte della rete Ancescao (Associazione nazionale centri sociali per anziani e orti).

Questo centro sociale esiste da oltre trent’anni. Ci può raccontare com’è nato?
Il centro è nato nell’82. Non proprio qui ma vicino, a trecento metri. Eravamo un gruppo di residenti che abitavano tutti in Bolognina, nella zona Casaralta, per l’esattezza; tutti operai, io lavoravo al pastificio Corticella, quando qui ancora c’erano tante fabbriche. Sentivamo la mancanza di spazi di ritrovo: c’era solo qualche circolo dove si giocava a carte. E così, per il piacere di costruire qualcosa insieme, molti dei residenti si sono aggregati. Siamo nati così, come centro anziani. Siamo partiti con duecentomila lire che ci aveva prestato un centro già esistente.
Dopo qualche mese dall’avvio però vedevo che si continuavano a fare sempre le solite cose, le solite partite a briscola.... Io già allora pensavo che dovessimo fare di più, dare all’anziano la possibilità di incontrarsi con le nuove generazioni, così proposi di costruire un palcoscenico. Non era un’idea scontata, non c’erano palcoscenici in nessun altro centro simile, a Bologna. Per fortuna gli altri soci mi hanno seguito, così abbiamo investito qualcosa come sette-otto milioni dell’epoca. Chi ha messo un milione, chi due... Altro strumento di finanziamento, quando ancora non avevamo né bar né cucina, era andare in giro a raccogliere i cartoni per rivenderli.
Questo palco ci ha dato l’opportunità di cominciare a proporre diverse iniziative. Però i giovani facevano ancora fatica a venire, eccetto qualcuno che frequentava i corsi di ballo. Chi non era ancora in pensione non si avvicinava nemmeno! Secondo alcuni di noi era perché ci chiamavamo "Centro sociale anziani”. Così ci siamo trasformati in "Centro sociale culturale autogestito dagli anziani”. Scritto grosso: "Centro sociale culturale”, e in piccolo, sotto: "autogestito dagli anziani”. Quella è stata già un’apertura.
Essendo più giovane degli altri, conoscendo persone dentro le scuole, ero riuscito a far iscrivere al centro un centinaio di ragazzi, cui davamo la possibilità, due volte la settimana, di autogestire delle serate. Fu una cosa unica... Gli lasciavo le chiavi, ogni tanto andavo a controllare, ma c’era fiducia. Erano ragazzi responsabili. Nell’82 avevo 32 anni, loro ne avranno avuti dai 17 ai 20. Una differenza che già si sentiva! Tanto che mi chiamavano "matusa”... Per un po’ sono riuscito a farli venire, dopo però la sfida l’ho persa. È capitato che abbiamo trovato una volta una sedia rotta, una volta un water rotto, roba del genere. La mentalità dell’anziano era molto intollerante verso i giovani, per loro erano un fastidio, vivevano la loro presenza come una forzatura. Poi c’è stato qualche problema vero. Alle loro serate cominciavano a venire tipi poco raccomandabili, qualche drogato... Io, avendo i bambini piccoli, non riuscivo a essere presente tutte le sere, così ho dovuto interrompere le loro feste. Però qualcosa di buono quelle iniziative l’hanno lasciato. In seguito mi è capitato di incontrare qualcuno di quei ragazzi e mi hanno detto: "Grazie Dino, mi hai salvato”. Allora era un momentaccio... C’era la droga.
Comunque non ci siamo arresi, abbiamo continuato con i più piccoli, nelle scuole medie. Molti di noi avevano i figli a scuola, così siamo riusciti ad attivare collaborazioni con le scuole del comprensivo Corticella-Bolognina-Casarata. Facevamo iniziative sulla Resistenza, sull’antifascismo e l’antirazzismo.
Organizzavamo anche molte escursioni, li portavamo al campo di concentramento di Fossoli, vicino Modena, oppure  a Marzabotto. Negli anni Novanta abbiamo organizzato un viaggio al Parlamento europeo. Allora Renzo Imbeni, storico sindaco di Bologna, ne era vice presidente. Una cosa indimenticabile... abbiamo organizzato i pullman e con una ventina di ragazzi, accompagnati da una ventina di genitori, siamo andati prima a visitare il campo di Natzweiler, in Alsazia, poi ad assistere a una seduta del Parlamento europeo a Strasburgo. Anche lì è stata una bella soddisfazione... Ci hanno ricevuti in una sala dove un addetto rispondeva alle domande dei ragazzi. Beh, i nostri gliene han fatte così tante che è andato in tilt, ha fatto chiamare Imbeni, per rispondere! Erano preparatissimi, volevano sapere tutto.
Ques ...[continua]

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