Emmanuel Todd, storico e antropologo, è ricercatore presso l’Ined (Istituto nazionale di studi demografici) di Parigi. Quest’anno ha pubblicato L’illusion économique presso Gallimard, saggio di critica all’economicismo imperante.

L’introduzione dell’Euro quale significato ha secondo lei?
La decisione di fare la moneta unica nasconde la volontà di allargare e rendere eterno un sistema che di per sé già non funziona. Infatti, non dobbiamo dimenticare che la moneta unica europea esiste già grazie al rapporto di parità esistente tra franco e marco. Ed è possibile ormai constatare che la moneta unica non funziona perché due tra i paesi più sviluppati al mondo, Francia e Germania appunto, si trovano economicamente in cattive condizioni, avendo un tasso di disoccupazione superiore al 10%. Dal punto di vista economico, quindi, l’introduzione dell’Euro non cambierà nulla, consistendo nel mero allargamento ad altri paesi del rapporto di cambio fisso esistente tra franco e marco.
Ma il progetto dell’Euro è secondo me destinato al fallimento perché è fondato sull’ipotesi, falsa a mio avviso, che le società europee stiano andando verso una progressiva convergenza ed omogeneizzazione reciproca. Se si parte dal presupposto che le società europee saranno sempre più simili e che l’Europa diventerà ben presto un insieme sociologico sempre più omogeneo, allora, da questo punto di vista, l’Euro non è così assurdo come sembra. Se invece la realtà dell’Europa è la divergenza sempre più pronunciata fra le nostre società, l’Euro apparirà in tutta la sua assurdità, perché non è possibile regolare monetariamente, in modo centralizzato, società così diverse tra loro come sono, e saranno, la Francia, la Germania, l’Italia, la Spagna...
In Francia molti oppositori a Maastricht sono inquieti perché considerano la moneta unica una minaccia alla sovranità nazionale, temendo che, una volta fatto l’Euro, le nazioni non esisteranno più. A ben vedere, questa logica è molto simile a quella dei sostenitori di Maastricht perché anch’essi ritengono che l’Euro consentirà di superare le nazioni. I sostenitori di Maastricht pensano che questo sia un bene, gli oppositori che sia un male. Ma per un antropologo come me, che lavora sulle differenze famigliari e demografiche esistenti tra le società europee, le nazioni non sono un’invenzione ideologica, sono una realtà oggettiva. Ben presto, allora, ci risveglieremo in un mondo strano, perché, da un lato, ci sarà l’Euro, ossia dei pezzetti di carta con su scritto "Euro", ma dall’altro scopriremo, con nostra grande sorpresa, che la maggioranza degli italiani continuerà a parlare italiano, che la maggioranza dei francesi continuerà a parlare francese e la maggioranza dei tedeschi tedesco. Insomma, scopriremo che le nazioni continueranno ad esistere.
Un giorno o l’altro il sistema di Maastricht andrà in pezzi perché la realtà dell’Europa è la diversità, non l’omogeneità.
Per spiegare meglio quel che succederà in Europa nei prossimi anni apro una parentesi demografica, perché in demografia è possibile misurare le differenze esistenti tra le nostre società. In tutti i paesi europei, a partire dalla metà degli anni Sessanta, si è registrata una generale diminuzione della fecondità, ma in misura diversa da un paese all’altro. In Francia, per esempio, si è rimasti per lungo tempo su un tasso di 1,5 figli per donna, come in Inghilterra, la Germania è caduta molto presto a un tasso di 1,4 figli per donna, mentre l’Italia è scesa a un livello ancora più basso di quello tedesco.
Ora, le generazioni europee meno numerose, nate in questo periodo di bassa fecondità, stanno arrivando proprio in questi anni all’età adulta. Quindi, ci saranno via via sempre meno giovani che giungeranno all’età adulta, ma in proporzioni molto diverse da un paese all’altro.
Se consideriamo una proiezione sul periodo 1990-2010, in Francia si registrerà una diminuzione del numero dei giovani fra i 20 e i 24 anni dell’ordine dell’11%, in Inghilterra del 14%, in Germania del 23% e in Italia del 40%! Come si vede, si tratta di differenze di enorme ampiezza.
Queste tendenze demografiche costringeranno ben presto le società europee a modificare il sistema educativo, pensionistico e sanitario, ma secondo ritmi e in proporzioni incommensurabili da un paese all’altro. Infatti, la Francia avrà un problema serio, la Germania avrà un problema grave, mentre l’Italia si troverà in una situazione drammatica. Nei nostri paesi, dove lo S ...[continua]

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