Antonella Agnoli, bibliotecaria, ha lavorato a Venezia, alla Biblioteca di Spinea, per 25 anni; oggi è consulente del Comune di Pesaro.

Sì, il 1° gennaio, dopo 25 anni, ho lasciato la biblioteca di Spinea, vicino a Venezia, del resto a me era sempre piaciuto guardare alle esperienze più avanzate, più originali, più creative nel mio mestiere. A Spinea, come in molti comuni emiliano-romagnoli o lombardi, eravamo riusciti a dimostrare che la biblioteca pubblica efficiente, quella che i cittadini frequentano con disinvoltura, quella dove vanno senza essere intimiditi, è possibile anche in Italia. Andandomene, ho quindi voluto portare il meglio di quell’esperienza altrove.

 A fare la bibliotecaria ho imparato sul lavoro. Quando fui assunta, nel 1976, la mia unica esperienza lavorativa era stata quella di tentare di creare una tv via cavo per il Pci: giravo il Veneto su una Fiat Cinquecento con un’amica e facevamo interviste che poi venivano proiettate nei festival dell’Unità.
Spinea era un quartiere dormitorio di Venezia e la biblioteca non esisteva; io, ovviamente, non sapevo da dove cominciare. Ho dovuto cercare un modo per costruire la biblioteca e ho deciso di farlo a partire dai bambini perché avevo notato che la città era piena di giovani coppie traslocate lì da poco. Volevo attirare questi potenziali utenti e per "agganciarli” decisi di puntare su una sezione di libri per ragazzi, su un qualcosa che desse loro un motivo per venire in biblioteca, un luogo con il quale non avevano familiarità. Prima di avere il dizionario Zingarelli e l’enciclopedia Treccani ho comprato "Nebbia a Milano” di Bruno Munari, e i libri di Roald Dahl, appena tradotti. Fu un successo. Le mamme, portando i bambini a prendere in prestito i libri colorati o le favole che si leggono prima di dormire, scoprirono che esisteva un mondo di cose utili anche per loro: le ricette di cucina, i libri sulle piante da giardino, un manuale di bricolage. Lentamente, hanno preso confidenza con la biblioteca e poi sono tornate, sempre più numerose, magari a prendere in prestito un "Harmony” ma sono tornate. Poi da Harmony sono passate a Busi e poi a Flaubert o a Proust.
I bambini sono poi diventati i nostri futuri utenti e quando la biblioteca è diventata "grande” abbiamo anche mantenuto un legame con utenze che in Italia hanno rapporto difficile con la biblioteca: le mamme, gli anziani. Abbiamo sempre puntato sull’offerta di nuovi servizi, come il centro musica o la biblioteca del viaggio, cioè un "pacchetto” di libri, guide, cartine geografiche già pronte per chi voleva andare a Parigi o a Budapest.

I bibliotecari devono uscire dalle quattro mura e raggiungere la gente. Portare i libri della biblioteca in spiaggia come si fa a Cattolica, in giardino come si fa a Milano, in piscina, come a Bolzano, sono azioni che ogni estate hanno un grandissimo successo. In Francia, molte biblioteche nei quartieri "difficili” hanno istituito la figura del "Médiateur du livre” che di solito è un ragazzo che letteralmente va in giro con uno zaino pieno di libri per convincere i suoi coetanei che leggere è un passatempo più interessante che rompere le vetrine a sassate o battersi con la banda rivale.
A Spinea per i bambini avevamo istituito "l’albero delle favole”: una stanza dove si legge tutti insieme, dove si scopre che aver paura o essere contenti per un lieto fine è più emozionante se si sta con altri bambini che non da soli. Nulla può sostituire il rapporto che si crea tra adulti e bambini leggendo una storia insieme: il 99,99% dell’esistenza dell’uomo sulla Terra è stato caratterizzato dall’esperienza del racconto attorno al fuoco. Oggi che i termosifoni si prestano male a questo rito occorre ricreare uno spazio simile: purtroppo non tutte le biblioteche sono fortunate come quella di Ravenna dove hanno un vero camino, con veri ceppi scoppiettanti che rallegrano la lettura!
Un’altra iniziativa che aveva avuto un successo straordinario a Spinea era il nostro concorso "Feroci Lettori In Biblioteca”, in cui gli adolescenti venivano invitati a leggere e a votare su libri di scrittori per ragazzi. Dopo la lettura invitavamo gli stessi scrittori, a cui i ragazzi potevano porre delle domande: ne venivano fuori confronti estremamente stimolanti per tutti.
E adesso, come consulente di enti locali, lavoro sette giorni alla settimana, invece delle mie 36 ore… Sono responsabile del progetto dell ...[continua]

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