Come nasce il Caes?
Tutto è nato dalla volontà di un assicuratore, fino a quel momento tradizionale che, all’interno di un percorso personale, ha incominciato a interrogarsi su quanto lui riuscisse effettivamente a esprimere, nell’ambito lavorativo, i valori che lo contraddistinguevano. In qualche modo si è trattato di una specie di obiezione di coscienza professionale.
Da quel suo disagio è partita una riflessione su come l’attività di assicuratore potesse essere svolta in modo alternativo. L’assicuratore è un imprenditore di se stesso; ebbene, lui ha cominciato a operare alcuni cambiamenti significativi, in primo luogo trasformando la sua agenzia territoriale assicurativa in una cooperativa di consumatori. Questo gli ha offerto la possibilità intanto di comprendere meglio il contesto in cui si muoveva, ma anche di avviare un lavoro di informazione, tant’è che di lì a poco è nata anche una partnership con un’associazione di consumatori.
Ecco, il passaggio è stato questo: una scelta personale che dal piano teorico si è poi misurata con questioni anche pratiche, con un lavoro.
Tutto questo avviene a metà degli anni ‘90 quando il movimento dell’altra economia, della finanza etica, del commercio equo decidono di andare a incidere nell’ambito finanziario in maniera più concreta e quindi si comincia a parlare della banca etica; l’associazione “Verso la banca etica” nasce proprio in quel periodo, nel 1994. Non a caso, all’atto della costituzione della Cooperativa Assicurativa Etico Solidale, che sancisce la trasformazione dell’impresa personale a cooperativa di consumatori, partecipano anche i soggetti del commercio equo e della cooperazione sociale dell’area milanese.
La scelta di allargare l’orizzonte e uscire dall’ambito territoriale locale è del ’99. Comincia allora il vero progetto nazionale, volto non solo a ottenere una nuova visibilità, ma anche a incidere in maniera sostanziale nella contrattualistica, e quindi proprio nella normativa assicurativa.
Il punto di partenza è un’analisi seria del metodo assicurativo tradizionale: come funziona, quali sono le cose che si sono perse, quali vanno recuperate. Vero nodo della questione è andare a scoprire o riscoprire il valore sociale che connotava le assicurazioni delle origini; valore oggi completamente scomparso.
Oggi la sensazione diffusa è quella di doversi rivolgere a dei “ladri” per tutelare la casa, l’auto, le proprietà, ma anche la propria famiglia, perché così la legge impone. Ecco, noi riteniamo che l’ambito assicurativo abbia invece un valore sociale enorme come prevenzione del disagio, della possibilità che una casualità possa portare a una situazione di difficoltà una persona, una famiglia.
Noi siamo partiti da qui, dal ripristino di quello che era il valore originario dell’assicurazione, che è quello della mutualità: la collettività, tramite l’assicurazione, in qualche modo si fa carico di chi rimane vittima di gravi casualità.
Alla luce di questo, sin dall’inizio abbiamo lavorato moltissimo rispetto a quello che chiamiamo il “contratto giusto”. Il nostro target è evidentemente il mondo del no profit, della cooperazione sociale, dell’associazionismo e, come ricaduta, anche delle persone che lavorano e che sono impegnate in questo settore.
In quest’ambito abbiamo costruito delle normative di tutela assicurativa completamente innovative andando a eliminare una serie di perversioni che di fatto avevano allontanato questo valore aggiunto, anzi questo valore prioritario. Questo è un po’ il percorso che Caes ha fatto e sta facendo.
Hai parlato di spirito mutualistico e di correttezza. Possiamo entrare un po’ più nel merito?
Una prima sfida è stata quella della trasparenza. Le nostre schede di presentazione sono diverse dai coupon che si trovano in genere nell’ambito assicurativo. La normativa estesa di una polizza generalmente è intorno alle 14 pagine, pressoché illeggibili. Noi la presentiamo su 2 pagine, dove richiamiamo in maniera molto chiara la descrizione del rischio, ovvero cosa andiamo ad assicurare, il costo (i premi sono lordi: non è che poi escono altre spese) infine, proprio per avere la massima trasparenza, nella scheda di presentazione vengono estrapolati tutti gli articoli della normativa che riguardano dei limiti o dei massimi e cerchiamo anche di scriverli il più in grande possibile. L’obiettivo è massima semplicità e una chiarezza i ...[continua]
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