Una Città67 / 1998
Aprile


In RABBIA DI VIVERE Dalila Aït Ouali, giovane universitaria algerina ci racconta di una vera e propria rivoluzione, quella degli adolescenti algerini che, mentre i seguaci di Madani appendevano nelle moschee liste di ragazze condannate a morte, hanno deciso di vivere la propria vita ancor più intensamente e senza tabù. In seconda e terza. Insieme a L’OROLOGIO GUASTO DELLA BOSNIA, in cui Marko Vesovic racconta di una Bosnia ormai, e forse irrimediabilmente, divisa etnicamente.
In quarta e quinta, Osvaldo Cammarota ci parla delle RISORSE NASCOSTE di un sud depresso dall’assistenzialismo; per far emergere, e mettere in regola, tanta parte dell’economia napoletana mezzi autoritari o vessatori sarebbero solo controproducenti.
In quinta Lea Melandri ricorda PRIMO MORONI.
IL DIURNO è una comunità terapeutica pubblica che alla sera e nel week-end lascia andare i ragazzi a casa: i rischi sono tanti, ma i risultati, quando ci sono, duraturi perché fondati su una reale autonomia; Enzo Gelain ce ne parla in sesta e settima, assieme a BLUE RUNNER, in cui Vincenzo Balestra del Sert di Vicenza, ci spiega come con le nuove droghe, che non danno dipendenza ma sono altamente tossiche, l’attività ambulatoriale non basta più, bisogna intervenire nelle strade.
In ottava e nona, IN FABBRICA COI TACCHI cinque operaie della Zanussi raccontano come il lavoro in fabbrica, tapparella o rulliera, catena o isola che sia, resti un lavoro duro, durissimo, che offre pochissime possibilità a chi lo fa.
Nelle pagine centrali il servizio fotografico è sull’associazione femminile algerina SOS FEMMES EN DETRESSE, che si occupa delle donne vittime dell’orrendo codice della famiglia che le vuole minori, e in balia del maschio, a vita.
L’IDENTITA’ COL TRATTINO, franco-musulmana, è quella che stanno assumendo tanti giovani immigrati maghrebini; secondo Farhad Khosrokhavar Il rischio fatale è quello di spingere, per diffidenza, questo islam identitario tra le braccia del fondamentalismo.
In dodicesima e tredicesima, assieme a LA PAURA DELLE PERIFERIE, in cui Henry Rey ci parla dei cambiamenti che in questi anni hanno subito le banlieus parigine.
In quattordicesima e quindicesima, ne LA SOGLIA MINIMA, Marcello Orzalesi ci spiega come tecniche neonatali sempre più sofisticate riescono ormai a salvare neonati molto prematuri; il problema, eticamente gravissimo, di una legge sull’aborto tarata su una soglia di sopravvivenza del feto diversa; il rischio di un accanimento del tutto futile su neonati condannati.
In sedicesima e diciassettesima IL CULTO DEGLI ANONIMI, in cui Stefano De Matteis ci illustra lo straordinario culto napoletano delle anime del purgatorio, la cui condizione di precarietà, esposizione e anonimato le fa assomigliare tanto ai poveri.
Le leggi spagnole sulla LIMPIEZA DE SANGRE, che identificavano l’errore dell’ebreo con l’ebreo stesso, sono il segno di quanto fosse poco netto il discrimine fra antigiudaismo cristiano e antisemitismo; ce ne parla Anna Foa in diciottesima e diciannovesima.
NEW YORK E I PAZZI CON IL TURBANTE di Chourar Said.
In ultima, IL POTENZIALE CRISTALLINO è il racconto di Valerio Lucarini, giovane, e promettente, studente di fisica alla Normale. In copertina, Algeri, madre con figlia.