Una Città70 / 1998
Agosto/Settembre


Ne IL RIFLUSSO DELL’OCCIDENTE, Jean-Claude Chesnais, demografo, ci parla del progressivo, e ormai, pare, irreversibile calo del tasso di europei nel mondo, conseguente al nuovo ruolo sociale della donna; una probabile conseguenza sarà un avanzamento di valori musulmani e buddhisti.
In seconda e terza, insieme a LO STRAPOTERE, in cui Serge Latouche ci parla della contraddizione del futuro: un’economia e una tecnica sempre più potenti e planetarie e un sociale sempre più debole, abbandonato a se stesso, preda dei nuovi micronazionalismi.
LA MEDIATRICE linguistico-culturale è una figura lavorativa sempre più necessaria per poter mettere in relazione gli immigrati con le istituzioni, a partire dall’ospedale; la necessità che chi fa questo lavoro sia un immigrato, che abbia già vissuto la fatica di quel percorso. Le interviste sono a Maria Castiglioni e a Yasime Sall. In quarta e quinta, insieme a una lettera da Sarajevo di Francesca Caminoli.
In sesta e settima, Luca Nicolotti, detenuto IN ARTICOLO 21, ci parla della fatica di uscire dal carcere solo per svolgere un lavoro all’esterno, ma anche della possibilità importante che, nel lavoro fuori, si crei una reale socialità.
Un vero bipolarismo FRA CENTRO E SINISTRA, è ciò che persegue Cossiga; la caduta della Bicamerale, gli errori di D’Alema e la proposta della costituente: di tutto questo ci parla, sempre in settima, Francesco Giuliari.
In ottava e nona TI HO VISTO ALLA TV AMERICANA... è l’intervista a Dejan Radojvic, un giovane studente della radio B 92 di Belgrado, che ci racconta della lotta di una piccola radio indipendente per rompere la cappa di piombo dell’informazione di regime. Nelle pagine centrali un servizio fotografico da Barra, quartiere
di Napoli. In SPAGNA 36 PRAGA 68, Jiri Pelikan ci porta indietro nel tempo, quando i cecoslovacchi accorsero in Spagna per difendere la democrazia contro un fascismo europeo che li minacciava mortalmente; la tragedia del Patto di Monaco, la grande avanzata dei comunisti, la presa del potere incruenta e le persecuzioni staliniane seguite alla rottura titoista, i fermenti culturali degli anni 50 e 60 fino alla Primavera di Praga.
In dodicesima e tredicesima. Rienzo Colla, in MIELE SELVATICO E LOCUSTE ci racconta come la sua grande amicizia con don Primo Mazzolari, che a quei tempi non poteva pubblicare perché ritenuto modernista e riformatore, fu all’origine della straordinaria avventura di una piccola, ma importantissima, casa editrice, La Locusta; in quattordicesima e quindicesima.
IL SECOLO DEI GENOCIDI è un intervento di Gianni Sofri sulle speranze che, sul finire di un secolo tremendo, l’istituzione del tribunale internazionale, pur con tutti i limiti, ha suscitato; in sedicesima e diciassettesima.
E DI COLPO ALESSANDRIA... è l’intervista in cui Peter Kammerer ci parla del Mediterraneo e delle civiltà nate sulle sue rive, che forse ci possono ancora insegnare qualcosa su come fronteggiare la crisi della civiltà nordica, tecnica e calcolante; in diciottesima e diciannovesima.
In ultima, BEH, IN DUE MESI..., è il racconto di Vincenzo Andraus, ergastolano a Voghera, recluso da 25 anni e da dieci impegnato in un’esperienza di autogestione.