Una Città n° 202 / 2013
Aprile
LA COPERTINA è dedicata a tutti gli artigiani in difficoltà.
SONO INTERCONNESSI. I bambini cosiddetti "nativi digitali” non sono più capaci di ascoltare, però fanno gruppo spontaneamente, accogliendo anche i più fragili e poi amano leggere e scrivere, anche se magari gli esercizi preferiscono farli al computer; i dubbi sulla lavagna multimediale, che rischia di essere una protesi, e però la convinzione che la scuola non può e non deve chiamarsi fuori dalla sfida posta dalle nuove tecnologie; il problema di una generazione di bambini che si trovano a imparare da maestre che anagraficamente potrebbero essere le loro nonne. Intervista ad Anna Lona (da pag. 3 a pag. 6).
LA PORTA SOCCHIUSA. Il tema della sessualità delle persone con disabilità mentale, da sempre tabù, in questi anni è stato oggetto di pensiero e anche di pratiche sperimentali; la necessità di tutelare al massimo i ragazzi e le ragazze disabili, anche dagli amori "croce rossa”, quelli che nascono per pietà, e però di non trascurare le occasioni che si presentano, promuovendo le relazioni e accompagnando le coppie che nascono; i limiti della figura dell’assistente sessuale, comunque illegale in Italia; l’importanza di costruire un’idea di sessualità che ci tenga dentro tutti, disabili e normodotati. Intervista a Fabio Veglia (da pag. 7 a pag. 11).
CUFFIE E TERMINALE. Il lavoro dell’operatore di call center, da sempre simbolo di precarietà, negli anni si è trasformato, articolandosi in "inbound”, chi riceve le telefonate, che per legge deve essere un dipendente, e "outbound”, chi fa le telefonate, che resta precario e però a volte guadagna di più; la necessità, per le aziende, dovendo star dietro ai picchi dei volumi di traffico, di assumere solo a part-time; gli effetti della crisi. Intervista a Salvatore Capone (da pag. 12 a pag. 15).
MIGRANTI DI RITORNO. Per la rubrica "neodemos”, Davide Calenda spiega come la crisi che ha colpito l’Europa stia incidendo in modo ormai evidente sui cicli migratori (pag. 15).
HO LETTO "AFRICAN”... Lasciare il paesino dell’Emilia in cui si è cresciuti per andare a studiare a nella grande città, il disagio all’università per l’impressione di star studiando cose inutili, la passione per l’Africa, un viaggio a Londra pensato per "staccare” e che invece determina una svolta nella propria vita: il master nella prestigiosa scuola di studi africani e poi un lavoro trovato per un equivoco, che però si rivela appassionante e di grande responsabilità, i dilemmi se restare o tornare... Intervista a Francesca Panini (da pag. 16 a pag. 18).
IL FRIGORISTA. Un lavoro iniziato per caso, per via di una malattia, l’apprendimento delle tecniche e dell’uso dei materiali isolanti, che negli anni cambiano; la scelta, quando comincia la produzione in serie, di buttarsi sui "fuori serie” e sulle riparazioni, le esperienze in Africa, la difficoltà di trovare un apprendista e infine la grande amarezza di vedersi costretto a chiudere, a 72 anni, per via degli studi di settore. Intervista a Leo Polverelli (da pag. 19 a pag. 22).
RICORDARSI. Nelle centrali, Sarajevo, dove nell’aprile del 1992 iniziò un assedio durato quattro anni.
IL MONDO, I NUMERI, LA POLITICA. Un appunto di Francesco Ciafaloni su come la crisi e la crescente disoccupazione stiano riducendo il numero di immigrati in arrivo e facendo aumentare il numero di italiani che si spostano da sud a nord o che semplicemente se ne vanno altrove (pag. 26).
DOPO CINQUANT’ANNI. Si parla di "rinascita” dell’Africa, ma oggi come ieri l’unica risorsa vera restano le materie prime, per raggiungere le quali ci vogliono infrastrutture, che la Cina usa "donare”; un continente ancora in gran parte rurale ma in cui la Nigeria diventerà il terzo paese più popoloso del mondo, e le disuguaglianze stanno esplodendo. Intervista ad Anna Maria Gentili. (da pag. 27 a pag. 30).
IL GOMITO DEL PRESTIGIO. L’apparenza, il modo in cui ci presentiamo in società, da sempre interpretato dai romantici dentro la dialettica maschera-autenticità, è in realtà elemento insostituibile nelle interazioni sociali; il ruolo che giocano i social network nella costruzione della propria immagine e l’altra faccia dell’esibirsi costantemente, che è la paranoia. Intervista a Barbara Carnevali (da pag. 31 a pag. 34).
DIRITTO VS DIRITTO. Il fatto che aumentino i conflitti tra diritti, come nel caso dell’Ilva tra salute e lavoro, non è necessariamente un dato negativo, ma segnala piuttosto la maggiore attenzione prestata a queste tematiche; l’importanza, in caso di controversia, di un approccio pragmatico, capace di entrare nel merito, e comunque teso a salvaguardare il massimo di entrambi i diritti in questione; l’errore di non aver fatto tesoro dell’esempio della Commissione per la verità e la giustizia sudafricana. Intervista a Marcello Flores (da pag. 35 a pag. 37).
O TUTTO O NIENTE. Stephen Bronner ci parla del paradosso dell’utopia che per essere un’efficace guida nel perseguimento degli ideali deve rimanere tale; assieme a "un appunto” di Roberto Savio sul referendum svizzero (pag. 38-39).
LETTERE OSTATIVE. Carmelo Musumeci ci racconta la sua giornata di ergastolano ostativo, cioè senza alcuna speranza di uscire, mai (pag. 41).
LETTERA DALLA CINA. Ilaria Maria Sala, di ritorno da Seul, ci parla del "dittatore bambino” della Corea del Nord e dell’ambiguo atteggiamento della Cina (pag. 43).
LETTERA DALL’INGHILTERRA. Belona Greenwood ricorda gli anni della Thatcher e la sua emblematica interpretazione della parabola del buon samaritano (pag. 45).
LA VISITA è alla tomba di Anna Politkovskaja.
APPUNTI DI UN MESE. Si parla del call center di Equitalia, della ricchezza delle famiglie italiane, superiore a quelle delle famiglie tedesche, della Cina che è oggi il paese dove si stampano più bibbie, di autobus separati in Israele, di un curioso notiziario in latino trasmesso dalla radio nazionale finlandese, del fenomeno Alibaba, il sito di commercio online cinese, di un imam di Washington che officia i matrimoni tra omosessuali, di carcere, di Bersani, Renzi, cinquestelle, eccetera eccetera (da pag. 40 a pag. 47).
RICORDO DI RENZO. "...e certamente aveva continuato lì a fare le più irriverenti risate sugli antifascisti importanti che restavano a Parigi, così come prima, a Parigi, aveva preso in giro quegli antifascisti solenni che dal carcere scrivevano lettere vibranti alle mogli, con preghiera di numerarle, per la posterità. Poi si era innalzato nel cielo, cavalcando una nuvola di un rosa un po’ troppo vistoso, ridendo ormai per sempre, il cuore dilaniato da una bomba falangista”, per il "reprint” dell’ultima pubblichiamo il ricordo di Renzo Giua scritto da Ursula Hirschmann, uscito su "Tempo Presente” nel 1963.