Poco più di quarant’anni or sono, alcune donne marocchine si ribellarono a uno status giuridico e sociale che le escludeva dal processo di modernizzazione avviato nel Marocco in lotta per l’indipendenza, e nel 1947, incoraggiate dal riformista Allal Alfassi, fondarono il primo movimento strutturato di donne marocchine, l’associazione “Akhawat Assafâa”. Il loro obiettivo era un progetto di riforma moderno che incoraggiasse le donne a staccarsi dai loro compiti domestici per partecipare più attivamente alla vita pubblica. Si trattava di una manciata di donne perché la maggioranza viveva ancora nei ghetti dell’harem e le altre erano principalmente impegnate al fianco della loro famiglia per l’indipendenza del Marocco.
Subito dopo l’indipendenza, ottenuta nel 1956, l’operato di queste donne (come quello di tutte le realtà associative) si concentrò sull’alfabetizzazione, le opere di carità, la ristrutturazione delle infrastrutture e il lavoro agricolo collettivo. Il tutto per sostenere il compito del governo che stava aprendo una miriade di cantieri.
Durante gli anni ‘60 e ‘70, nacque un movimento in favore della democratizzazione del Marocco considerato illegale da parte dello Stato. Rivoluzionario, di tendenza socialista e con una buona partecipazione femminile, aveva come obiettivo anche la lotta contro l’ignoranza e l’analfabetismo. Per contrastare l’azione di questo movimento, che iniziava allora a diffondersi all’interno delle masse popolari, il potere centrale non si accontentò di ordinare delle cruente azioni repressive, ma incoraggiò e sostenne il movimento fondamentalista dei “Fratelli musulmani”, caratterizzato da un’ideologia conservatrice e da pratiche estranee alle tradizioni marocchine, i cui leader spirituali si trovavano per lo più in Egitto.
A partire dagli anni ‘80, iniziarono a svilupparsi le iniziative delle Ong marocchine impegnate nella tutela dei diritti umani. Molte attiviste marocchine confluirono in queste organizzazioni, senza però smettere di scrivere saggi su riviste o pubblicare testi riguardanti la questione femminile, cito ad esempio gli scritti di Fatéma Mernissi.
Dal 1992 al 2003, i movimenti femministi condussero un’agguerrita lotta per modificare l’apparato legislativo che le discriminava.
Questo movimento, forte di proposte e rivendicazioni, concentrò la maggior parte delle proprie energie sulla sensibilizzazione dell’opinione pubblica rispetto all’importanza della parità di diritti e del progresso sociale, ma anche contro le idee reazionarie portate avanti dagli integralisti, il cui scopo era di far credere che la parità di diritti e il cambiamento dello status della donna costituisse un oltraggio alla religione. Si scatenò allora un dibattito a livello nazionale fra tutte le componenti della società, un avvenimento senza precedenti nella storia del Marocco. I conservatori, difensori di una gerarchia patriarcale, sia uomini che donne, diffusero l’idea che ogni cambiamento che mirasse alla parità di diritti fra uomo e donna andasse nettamente contro i dettami della religione.
Una rivendicazione per la democrazia, un’azione contro l’integralismo
Grazie alla loro lotta tenace, alla loro perseveranza, alle loro parole e alla loro voce contro la legge del silenzio, le donne hanno intaccato la rete del patriarcato e, pur mantenendo un ruolo fondamentale all’interno della famiglia, hanno continuato a lottare contro gli ostacoli al fine di promuovere i loro diritti di cittadine a tutti gli effetti.
La tenacia delle donne marocchine nella lotta per la democratizzazione del paese e per migliorare la qualità della vita resta un esempio.
La prima azione di coordinamento e di sensibilizzazione è datata 1980, con la creazione del primo giornale femminile in Marocco, “8 Marzo”. Tutti gli articoli, al suo interno, miravano ad aumentare, nell’opinione pubblica, la presa di coscienza sui temi dei diritti della donna, dell’uguaglianza e della democrazia.
L’azione delle donne, relativa alla sensibilizzazione sui diritti ha toccato il suo picco con i corsi di alfabetizzazione per i giovani e nei quartieri poveri. A queste iniziative sono seguite, puntuali, le reazioni dei fautori del movimento fon ...[continua]
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