Anche in Italia cresce la quota di donne che non considerano la maternità come fondamentale nel loro progetto di vita.
La quota di donne senza figli nel nostro Paese è notevolmente variata nel tempo ed è ora tra le più alte in Europa. Tra le coorti nate all’inizio del XX secolo circa il 25% delle donne non aveva figli, una percentuale molto elevata e condizionata anche dalle Grandi Guerre. Questa quota, gradualmente diminuita fino a circa l’11-12% tra le coorti nate nei primi anni Cinquanta, è poi aumentata nuovamente tra le donne nate negli anni Sessanta e nei primi anni Settanta, superando il 20% (Sobotka 2017).
Sono tante le cause che portano le donne a non avere figli. Tra le motivazioni ce n’è una che entra sempre più prepotentemente nel dibattito pubblico: la scelta personale di non essere madri, il non far rientrare i figli nel proprio progetto di vita. Tra le donne senza figli, ci sono, infatti, sia quelle che decidono consapevolmente e deliberatamente di non averne sia quelle che non ne hanno avuti per motivi vari (biologici, economici, psicologici etc), ma che li avrebbero voluti. Le prime vengono chiamate nella letteratura "childfree” (cioè libere da figli), in quanto la maternità non rientra nel loro progetto di vita.
Secondo i dati dell’ultima indagine Istat, Famiglie, soggetti sociali e ciclo di vita (2016), il 45,4% delle donne di età compresa tra 18 e 49 anni è senza figli, e di queste il 22,2% dichiara che non intende averne né nei prossimi tre anni né in futuro. Di queste il 17,4% è childfree, ovvero afferma di non avere figli, non avere l’intenzione di averne in futuro, e che tale decisione è stata presa perché la maternità non rientra nel proprio progetto di vita. Tali dichiarazioni, riportate alla data dell’intervista (anno 2016), hanno un valore diverso a seconda dell’età delle rispondenti: per le più giovani possono infatti essere riviste successivamente fino alla fine della fase riproduttiva. Se analizziamo i dati per classe di età, emerge, infatti, che la percentuale di childfree, tra le donne senza figli e che non ne vogliono in futuro, è più alta tra le 18-24enni (29,9%) e diminuisce al crescere dell’età, ma rimane più alta della media fino a 34 anni (23% tra le 25-29enni e 22,4% tra le 30-34enni), mentre è più bassa tra le meno giovani, le 40-49enni (13,9%).
Le percentuali variano anche per area di residenza e in base alle caratteristiche socio-economiche delle donne. Sono maggiori al Nord e inferiori al Centro-Sud. Sono prevalentemente le laureate senza figli a non volerne, e a non contemplare la maternità nel proprio progetto di vita: tra loro, infatti, il 23,9% è childfree, contro il 16,9% di chi ha un diploma di scuola secondaria e appena il 12,8% tra coloro che hanno soltanto il diploma elementare. Anche tra occupate e non occupate c’è un divario: se tra le prime il 20,1% dichiara che un figlio non fa parte del suo progetto di vita, tra le seconde solo il 14%.
Precedenti studi hanno indagato approfonditamente i percorsi e le motivazioni della scelta childfree. Non sono solo la maggiore partecipazione al mercato del lavoro e l’investimento nella carriera lavorativa la base di questa decisione. L’essere libere dalla responsabilità di cura, una maggior possibilità di realizzazione personale, anche e non solo attraverso il lavoro, l’avere più tempo libero e minori preoccupazioni economiche, visto il costo che comporta l’avere un figlio e lo scarso sostegno alla genitorialità nel nostro Paese, sono tutti fattori legati a questa decisione. Alcuni di questi motivi vengono amplificati dal contesto culturale: in Italia il lavoro di cura che segue la nascita di un figlio grava quasi totalmente sulle madri, in una società in cui la tradizionale divisione di genere dei ruoli è ancora prevalente.
Come abbiamo visto, i dati Istat 2016 mostrano che il 17,4% delle donne che non hanno e non desiderano figli sono ascrivibili tra le childfree, cioè tra coloro per cui la maternità non rientra nei propri progetti di vita. Si tratta dell’1,8% del campione totale di donne intervistate nell’indagine, di età compresa tra i 18 e i 49 anni. Dobbiamo però tenere conto che si tratta di una posizione che ha valore diverso proprio a seconda delle età e, per alcune non necessariamente definitiva: per parte delle donne vicino o oltre la fine della vita riproduttiva potrebbe essere il frutto di un processo di razionalizzazione di una situazione concreta
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