Cari amici,
abbiamo una tradizione nel Regno Unito che travalica le classi e viene ripresa anche dai media. È il primo di aprile, il vostro pesce d’aprile. Condividiamo questo desiderio di fare scherzi a ignari e creduloni con molti altri paesi europei e nordici. Un’antica tradizione, le cui origini risalgono all’epoca romana, che si è radicata nel Regno Unito nel XVIII secolo. Poi noi abbiamo anche introdotto una scadenza: dopo mezzogiorno non è più ammesso fare scherzi, se lo fai ne paghi le conseguenze. Quest’anno pare però che gli scherzi stiano continuando. Siamo all’interno di un eterno "giorno della marmotta” che inizia all’alba e finisce a mezzogiorno. Alla fine, pure Nigel Farage è riemerso, come l’eroe dell’Ora della Brexit, dando vita a nuovo partito giusto in tempo per le elezioni europee, a conferma del suo noto disprezzo per il dibattito civile. Certo, è un "sacrificio” per il vecchio ragazzo ributtarsi nella mischia, ma lo sta facendo per noi, il popolo.
Le nostre conversazioni continuano ad avvitarsi in circoli rabbiosi. La Chiesa d’Inghilterra si è messa a organizzare conversazioni tra chi ha votato per il Leave e chi per il Remain che così possono discutere delle loro diverse visioni. Un’iniziativa generosa fondata su tè e torte, che si spera possa rimettere le persone assieme. È certo quello che dobbiamo fare, ma è difficile. In un paese alla ricerca di una sua identità, ora ne abbiamo una nuova: le persone si definiscono in base a come hanno votato nel referendum del 2016. Le persone dicono cose come: "Non conosco una singola persona che abbia votato per il Leave”, e non è una semplice constatazione, bensì una dichiarazione in qualche modo qualificante, che rinforza la propria posizione e identità nel mondo. C’è anche la posizione opposta ovviamente. Localmente, la gente le sta provando tutte per porre fine a questa isteria: che siano dei corsi di meditazione per visualizzarci mentre leghiamo Jacob Rees-Mogg con un morbido nastro rosa così da neutralizzarlo con amore, o per "comprendere” l’ondata di pregiudizi e contestualizzarla, a me francamente sembrano tutti dei meri pretesti per non agire.
L’altro approccio è quello di ignorare tutto questo e concentrasi sul proprio quotidiano, andare in palestra, ascoltare musica rilassante, programmare le prossime vacanze estive... Oppure si seguono gli avvertimenti che ci arrivano nell’interazione con persone conosciute o sconosciute, "non nominare Brexit”, un po’ come "non menzionare la guerra”. Siamo intrappolati come mosche sulla carta moschicida che, cercando di liberarsi, perdono le proprie ali.
Io, come molti altri, sto accumulando cibo. All’inizio si trattava di barattoli di caffè, poi è arrivato il turno di fagioli stufati, riso e avena. Ho riempito i miei pensili all’inverosimile e mi sono persino trastullata con l’idea di acquistare un nuovo congelatore. Sono in ritardo con l’accaparramento di rotoli di carta igienica, detersivi e articoli da toeletta, ma è solo una questione di tempo. Sto esaurendo lo spazio, ma l’ansia mi aiuterà a trovarne dell’altro, questo è fuori discussione. Certo, questa è un’attività da Remain, perché quelli del Leave non possono ammettere l’esistenza di un problema. È affascinante ascoltare la radio mentre rassicura che se finiscono i rotoli di carta igienica si può ricorrere alla carta dei quotidiani. Lasciate che vi dica che usare fogli di giornale è una pessima idea. Sono cresciuta negli anni Settanta e a volte questo era tutto ciò che passava il convento; beh, è un passato a cui non voglio tornare.
Ho amici con due congelatori e grandi progetti di orticoltura. La Brexit ha avuto come conseguenza involontaria la mania di fare scorte e ha suscitato un inedito interesse per la coltivazione dei cavoli.
Durante una recente visita a mia sorella, l’ho trovata in cucina: il suo tavolo è lungo un metro e mezzo abbondante, la misura giusta per ospitare la sua numerosa famiglia. Ebbene, la superficie era completamente coperta di piantine che aspettavano di essere trapiantate nel suo giardino sul retro, dove non c’è più un prato, ma carote e spinaci.
È quello che facciamo da sempre quando le cose si mettono male. Negli anni della guerra tutti diventarono figli e figlie della terra. Truppe di boy scout hanno cominciato a coltivare terreni di proprietà di nobili nell’interesse nazionale. Le aree dove le persone possono coltivare ortaggi e frutta su terreni di proprietà delle autorità locali pa ...[continua]

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