Da anni girano il mondo per incontrare analoghe associazioni, dall’Argentina alla Spagna, alla Francia. La scelta del viaggio è stata dettata anche dall’aver deciso di devolvere l’incasso del libro dedicato a Renato da parte di Zerocalcare a un progetto di scuola di danza per bambini palestinesi a Ramallah. Alla loro delegazione si sono aggiunti due compagni di Roma della mia generazione e il sottoscritto. Gerusalemme, Betlemme e Ramallah le nostre tappe, accompagnati dai compagni e delle compagne del Fronte Popolare per la liberazione della Palestina, storica organizzazione di sinistra della Resistenza palestinese. In particolare ci ha fatto da fondamentale e fraterna guida Lalib (il nome, come gli altri che faremo, è di fantasia, per evitare eventuali "noie”, anche se ci è stato detto "no problem”…), un compagno trentacinquenne che dalla nascita vive nel campo profughi "Aida Camp” di Betlemme una comunità di seimila persone. Parlavamo di storie dolorose, ma sarebbe meglio parlare di storie agghiaccianti. A Gerusalemme ci sono state aperte le porte di due famiglie del quartiere palestinese di Shufat, alla periferia della città. I famigliari di Abdil, la cui grande foto sorridente giganteggia nella sala dell’appartamento, ci hanno raccontato come è stato ucciso. Durante il Ramadan del 2014, è stato rapito da una squadraccia di coloni, tre in tutto, il più giovane aveva diciotto anni, il più vecchio ventotto. Con l’auto lo hanno portato in un bosco confinante con il quartiere. Gli hanno messo in bocca un tubo di gomma, inalato del gas e dato fuoco. è morto bruciato vivo.
Una volta tanto, di fronte a tanta efferatezza, i tre sono stati arrestati. I difensori hanno cercato una scappatoia facendo riferimento a una ridicola "infermità mentale”, ma la stessa moglie del ventottenne li ha smentiti. Sono stati condannati a pene variabili tra i venti e i venticinque anni. Il secondo incontro ci ha fatto conoscere le famiglie di due cugini, Nassan e Demah, rispettivamente di quindici e tredici anni. Nel 2015 il primo viene investito intenzionalmente da una macchina piena di coloni. Una volta a terra infieriscono su di lui. Allora il cuginetto, nel vedere la scena, va verso un posto di blocco di soldati. La dinamica è stata ripresa da una telecamera posta sulla strada. Il padre ce l’ha registrata nel cellulare. Si vede il ragazzino camminare verso il gruppo di militari. A un certo punto parte una raffica e viene freddato. Una vera e propria esecuzione sommaria. Assurda, senza un motivo, se non quello di terrorizzare, annientare. Un episodio analogo ci verrà raccontato a Betlemme. In ...[continua]
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