Cari amici,
avendo completato il ciclo vaccinale, mi sono sentito libero di comprare finalmente un biglietto aereo per il Marocco. Il via vai di marocchini residenti in Italia mi aveva rassicurato e non avevo fatto caso alle restrizioni comunque ancora presenti. Di fatto, ancora oggi il Marocco è paese vietato al turismo per gli italiani, mentre da fine settembre sono stati aperti corridoi speciali (covid free) per viaggi organizzati nelle isole Seychelles, Mauritius, Maldive, Aruba e in Mar Rosso… Sinceramente avevo creduto che l’esperienza della pandemia mondiale avrebbe spinto verso scelte di solidarietà, le stesse che ci avevano convinti a restare chiusi in casa tanto tempo. Riscontro oggi un mondo più aggressivo e diviso. Un mondo dei ricchi sempre più tutelato e forte rispetto a quello delle maggioranze povere. I vaccini, per esempio: chi si è vaccinato in Marocco, come in tantissimi altri paesi, non ha potuto scegliere il tipo di vaccino somministrato, la maggioranza ha avuto Sino Pharm, riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ma non dall’agenzia europea Ema. Quanto dovranno aspettare coloro i quali sono stati vaccinati all’estero con vaccini non riconosciuti ancora dall’Ema per avere un Green Pass? Ancora non è dato sapere, se non che un altro passo verso una società ingiusta e non paritaria è stato fatto.

In Marocco ci sono arrivato senza dover fare alcun tampone, perché il nostro vaccino là è invece riconosciuto. Sono atterrato il primo settembre ed è stato bellissimo riabbracciare familiari e persone care, ritornare in luoghi amatissimi. Lo stesso, pochi giorni dopo, è capitato a Yassine, l’amico di cui vi ho parlato nella scorsa lettera. È arrivato in auto, come “devono” arrivare i migranti al ritorno per mostrare di essersi realizzati. Il suo lungo viaggio da Torino a Genova, poi in nave fino a Tangeri e di nuovo in auto sulle autostrade marocchine è terminato dopo tre giorni direttamente a casa dei genitori che non rivedeva da dieci anni. Immagino rimarrà qualche mese con loro nella sua terra ritrovata.
In Marocco c’era il coprifuoco alle 21.00 (ora alle 23.00, forse verrà presto abolito). Una campagna vaccinale che sta raggiungendo i giovanissimi e che prevede più duramente che in Italia che chi non sia dotato di Green Pass non possa uscire dalla propria città di residenza. Mascherine obbligatorie in automobile e nei luoghi chiusi. Un’incidenza dei contagi in netta diminuzione (ora si parla di potenziale fine dell’emergenza) e tutto sommato una certa allegria tra la gente, nonostante le ovvie difficoltà economiche (per le quali per altro gran parte della popolazione è vaccinata).
Con un clima estivo e le scuole chiuse fino alla fine di settembre, le spiagge sono affollate, salvo il corri corri generale per il coprifuoco della sera, con poliziotti solerti che rastrellano lungomare e spiagge per cacciare i più restii ad abbandonarli. Ingorghi incredibili proprio in prossimità dell’ora fatidica e posti di blocco ovunque, che rendono critiche le condizioni del traffico, creando improvvisi rallentamenti persino nelle autostrade. Proprio qui, lungo le autostrade, ho potuto riscontrare ancora una volta quanto in Marocco l’autoritarismo amministrativo sia la regola. Il “telepass” qui si chiama Jawaz. È una tessera ricaricabile: ma non funziona immediatamente a ogni ricarica e capita spesso che incauti automobilisti blocchino i passaggi Jawaz credendo di poter passare, avendo appena caricato la carta. L’amministrazione delle Autostrade del Marocco ha deciso evidentemente che gli automobilisti in autostrada debbano comprare Jawaz e per questo a ogni casello si trovano due terzi di passaggi Jawaz e solo un terzo o meno di passaggi con pagamento in contanti (spesso uno soltanto), con conseguenti lunghissime file. Code che sono allietate tra l’altro dai venditori di carte ricaricabili Jawaz.
Per fortuna il popolo marocchino, pur succube di un tale autoritarismo, è creativo e fantasioso. Lungo le strade intorno alle più grandi città ho osservato e poi provato di persona la presenza di numerosi furgoncini attrezzati a caffè mobili: aprendo il portellone posteriore si presenta un vero e proprio bar con splendida macchina per il caffè espresso (quelli che ho provato erano buonissimi). Una bella reazione alla chiusura dei caffè durante i periodi più critici della pandemia.

Come finale di una vacanza familiare così riuscita non avrebbe potuto mancare un po’ di tensione: quell ...[continua]

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