Giorni fa, in una riunione politica, ho capito di colpo perché per me fosse tanto più facile essere “europea” che per gli altri. Dovevo parlare e mi sono accorta che non avevo nemmeno più una lingua a mia disposizione. L’italiano che parlo da tanti anni mi è rimasto sempre estraneo; non ho mai voluto addentrarmici troppo per non  perdere la mia lingua: il tedesco. Eppure l’ho persa; anni di amorevole conservazione me l’hanno resa incolore e rigida, come accade con i ricordi. Questa mancanza di lingua non è tutto: non sono italiana benché abbia figli italiani, non sono tedesca benché la Germania una volta fosse la mia patria [...].
Mi vien fatto di pensare a un nostro amico belga ed ebreo, di vivissima e irritante intelligenza, che anche lui è un “europeo errante” come me. Viaggiava un giorno con due piccoli borghesi francesi, marito e moglie, e parlava contro il nazionalismo con quella veemenza libertina con cui può parlare solo un déraciné.
La piccola francese gli ribattè, con una punta di malignità: “Pour vous c’est facile être européen; vous êtes juif”. Il nostro amico se n’è offeso profondamente (anche perché si offende volentieri e tira nuove forze dalle sue umiliazioni), ma la piccola francese aveva perfettamente ragione. Già Marx ha detto che gli operai sfruttati avrebbero preso su di loro la lotta contro i capitalisti perché non avevano nulla da perdere fuorché le loro catene (e infatti, da quando sono diventati, in questo secolo, comproprietari dello Stato e avrebbero perciò parecchie cose da perdere, la loro lotta si è affievolita alquanto). Noi déracinés dell’Europa, che abbiamo “cambiato più volte di frontiera che di scarpe” -come dice Brecht, questo re dei déracinés- anche noi non abbiamo altro da perdere, che le nostre catene, in un’Europa unita e perciò siamo federalisti.
Ursula Hirschmann
(tratto da Noi senzapatria, Il Mulino, 1993)
Cimitero acattolico di Roma
Ursula Hirschmann nasce a Berlino il 2 settembre 1913 in una famiglia ebrea non praticante. Primogenita, ha due fratelli, Otto Albert e Eva Estelle. Nel 1932 si iscrive alla Facoltà di Economia dell’Università di Berlino e muove i primi passi, insieme con il fratello minore Albert, nell’organizzazione giovanile del partito socialdemocratico. Appena diciannovenne, nell’autunno del 1932, conosce, nella Staatsbibliothek di Berlino, Eugenio Colorni, lettore d’italiano presso il prof. Erich Auerbach a Marburgo. Nella primavera del 1933, dopo l’avvento del nazismo, Ursula, che fa parte di un gruppo universitario misto di socialisti e comunisti, si impegna nella diffusione di un giornale illegale. Colorni appoggia in pieno questa attività e fornisce utili consigli, fondati sulla sua esperienza antifascista in Italia. Mette a disposizione la sua stanza in un piccolo albergo nella Fasanenstrasse a Charlottenburg, per la stesura del primo e unico numero di un giornale illegale scritto da Ursula e Albert Hirschmann e da un altro compagno, il «Der Jugendgenosse».
Costretta a rifugiarsi fuori dalla Germania, Ursula raggiunge il fratello Albert a Parigi, dove entra in contatto con gli ambienti dell’emigrazione antifascista, in cui si trovano emigrati politici italiani, menscevichi e tedeschi. Alla fine del 1935 sposa Eugenio Colorni, riprende gli studi e consegue la laurea in Lingue straniere, all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Nel 1937 nasce Silvia e negli anni successivi Renata ed Eva. Ursula, prende parte, con il marito, all’azione antifascista clandestina fino al momento in cui, nel 1938, questi viene arrestato ed esiliato a Ventotene dove lei ottiene l’autorizzazione di poterlo seguire. Nell’isola pontina, Colorni stringe rapporti di amicizia con Altiero Spinelli e Ernesto Rossi. Sarà Ursula, assieme ad Ada Rossi e alle sorelle di Altiero, Fiorella e Gigliola, a diffondere il manifesto di Ventotene nell’ambiente antifascista milanese e romano.
Quando Colorni viene trasferito a Melfi per intervento di Giovanni Gentile, Ursula continua a mantenere i rapporti con i federalisti dell'isola. Il 27 ed il 28 agosto del 1943, a Milano, è presente alla riunione di fondazione del Movimento Federalista Europeo e collabora alla redazione ed alla diffusione del foglio clandestino “L’Unità Europea”. Il suo matrimonio intanto è entrato in crisi e lei si avvicina a Spinelli.
Nel frattempo Eugenio Colorni, che il 6 maggio 1943 era riuscito a sfuggire alla sorveglianza della polizia e aveva lasciato Melfi per intraprendere l'attività partig ...[continua]

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