Hartz-IV, la riforma rosso-verde
La chiave delle riforme Hartz -attuate in questo spirito dal 2003 al 2005- è stata la fusione di precedenti sussidi di disoccupazione e assistenza sociale, nel nuovo sussidio denominato Alg II -e poi ribattezzato “Hartz IV”- entrato in vigore nel 2005. Poiché Hartz-IV non si basa sul reddito dell’occupazione precedente e l’ammontare del sussidio è relativamente poco attraente, esso è erogato per lo più ai disoccupati a lungo termine. Questi, prima della riforma, potevano fruire di assegni di disoccupazione più elevati e per un periodo più lungo dei 18 mesi previsti dalla riforma Hartz. Con la riforma Hartz sono stati spesso costretti a fare richiesta del sussidio sociale.
Hartz-IV è una prestazione finanziata dalle imposte che garantisce il minimo vitale e che viene elargita a persone che non godono di un proprio reddito perché disoccupati. L’assegno ammontava, nel 2022, a 449 euro mensili per una singola persona. Le famiglie ricevevano un’indennità extra a seconda della fascia d’età dei figli. Le spese per l’alloggio e il riscaldamento venivano coperte se motivate, ed entro determinati limiti, secondo parametri che tenevano conto dei metri quadri a disposizione. In molti casi, le persone percipienti lo Hartz-IV sono state costrette a traslocare in appartamenti di dimensioni più piccole, spesso in altri quartieri, provocando forme di sradicamento sociale. Comunque, di norma, prima di accedere alle prestazioni del Hartz-IV, il beneficiario deve aver attinto ai suoi risparmi (lo stesso vale per il Bürgergeld, del quale parliamo più avanti).
La riforma mirava a interrompere il periodo della disoccupazione attraverso una maggiore “attivazione” dei percettori del sussidio e a “incentivare” quei servizi necessari a facilitare l’inserimento dei disoccupati nel mercato del lavoro. Infatti la riforma adottava il principio del “promuovere ed esigere”: i disoccupati venivano sostenuti finanziariamente, ma allo stesso tempo veniva loro richiesto di partecipare attivamente a tutte le misure che sostengono l’integrazione nel mercato del lavoro, sanzionando le eventuali inadempienze, per esempio la mancata partecipazione a corsi di riqualificazione o il rifiuto di un posto di lavoro, attraverso un decurtamento del sussidio. Questa pressione crescente nei confronti di coloro che sono disoccupati, che li costringe ad accettare lavori sottopagati o part-time, ha ottenuto come risultato che le famiglie povere colpite dalla disoccupazione rimangono povere, nonostante il lavoro. Queste modifiche, e la conseguente deregolazione del mercato del lavoro, hanno determinato un aumento delle persone con basso salario e quindi del numero dei cosiddetti working poor, persone che non riescono a vivere del loro lavoro e che spesso sono costrette a chiedere come integrazione un assegno sociale.
La controriforma: Il Bürgergeld
La riforma Hartz-IV è stata oggetto di un acceso dibattito fin dalla sua introduzione. Lo stesso Peter Hartz scrisse in un suo libro che il risultato della riforma è un sistema che disciplina e punisce i disoccupati. Nel tempo si sono diffusi nei media e nell’opinione pubblica stereotipi negativi per i percettori, che hanno portato alla loro stigmatizzazione: “ricevere l’Hartz-IV uguale a essere fannulloni”. Se il governo Merkel e la sua parte politica hanno tratto vantaggio dalle riforme “socialdemocratiche” guadagnando consenso, per la Spd queste hanno rappresentato una “débacle” che ha provocato un’emorragia di voti nel proprio elettorato. Da qui l’idea del nuovo governo Scholz e del ministro del lavoro, Hubertus Heil, di “riformare” la riforma Hartz-IV e di introdurre al suo posto il “Bürgergeld”, cioè un reddito di cittadinanza che sostituisce, a partire dal 2023, il controverso sistema finora vigente.
Già la scelta del nome sembra indicare un cambiamento almeno semantico in direzione di maggiore inclusione e di rafforzati diritti di cittadinanza. Il principio fondante è che il Bürgergeld debba consentire a chi lo riceve di condurre una vita dignitosa ...[continua]
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