Tra le pubblicazioni recenti, International Handbook of Multigenerational Legacies of Trauma, New York, 1998 e The Universal Declaration of Human Rights: Fifty years and Beyond, UN, New York, 1999. Lo scorso ottobre è stata invitata a tenere un incontro pubblico a Tuzla, in Bosnia e alcuni work-shop a Teslic e a Banja Luka, nella Republika Srpska. Segue il suo intervento alla conferenza pubblica dal titolo "La democrazia non può esser costruita da anime ancora ferite”, tenutasi a Tuzla.
Io credo fermamente che la cura, affinché sia significativa anche per le generazioni a venire, debba essere considerata un compito di tutti. Non riguarda infatti solo gli psicoterapeuti, i medici e nemmeno solo i politici; chiama in causa ciascuno di noi che apparteniamo non solo alla nostra comunità, o alla nostra famiglia, quanto piuttosto a quella che nella Dichiarazione delle Nazioni Unite viene chiamata "la famiglia dell’umanità”.
Vorrei cominciare con una citazione di Elie Wiesel, Premio Nobel per la pace e sopravvissuto all’Olocausto, che 25 anni dopo la Liberazione, nel 1970, così si è espresso: "Con il rischio di offendere, deve essere enfatizzato che le vittime hanno sofferto di più e più profondamente per l’indifferenza di chi ha assistito, piuttosto che per la brutalità degli esecutori. La crudeltà del nemico non sarebbe stata in grado di distruggere il prigioniero. E’ stato il silenzio di coloro che credeva amici -crudeltà più vile, più sottile- che ha spezzato il suo cuore. Non c’era più nessuno su cui contare. Il desiderio di vivere era stato avvelenato. Se è questa la società umana da cui proveniamo -e da cui siamo stati ora abbandonati- perché cercare di tornare?”.
So che molti di voi provano gli stessi miei sentimenti all’ascolto di queste parole. Ebbene, Elie Wiesel con queste parole ha voluto esprimere ciò che io nei miei scritti ho definito la "cospirazione del silenzio”.
Questa sera vorrei condividere con voi parte di una ricerca condotta originariamente per le Nazioni Unite, finalizzata a stabilire il diritto alla restituzione, risarcimento, riabilitazione e commemorazione per tutte le vittime di violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali. A questo scopo ho condotto delle interviste non solo alle vittime dell’Olocausto nazista e ai loro figli, ma anche ai sopravvissuti dei regimi argentino, cileno, e altri. Così che possiamo imparare dalla loro esperienza e dal loro dolore.
Tutti questi gruppi, come altri con cui ho lavorato, concordano sul fatto che proprio la "cospirazione del silenzio”, che è avvenuta dopo la Liberazione, cioè dopo la fine, con l’inizio della democrazia, è stato ciò che più li ha fatti soffrire.
Vorrei ora offrirvi il mio modello del trauma. Ebbene, alla domanda "chi sono” ciascuno risponde con una propria fisiologia e psicologia. Ovviamente poi ogni individuo esiste in una famiglia, in un vicinato, in una società, in una comunità, con una religione, un gruppo etnico di riferimento, una razza, ecc. Ebbene, se si potessero disegnare tutti questi elementi, avremmo al centro l’individuo, e poi tutte queste dimensioni attorno ad esso come cerchi concentrici. E si potrebbero aggiungere anche le dimensioni economica, educativa, spirituale, professionale, internazionale, universale, ecc.
Questa identità esiste infine con una continuità dal passato, attraverso il presente, fino al futuro. C’è infatti un libero fluttuare di energia e influenze tra queste dimensioni, perché c’è la memoria e poi ci sono i sogni, la fantasia… Voi infatti conoscete la storia dei vostri antenati e anche voi avrete la vostra vita e lascerete figli, nipoti...
Ora, il trauma crea una rottura in questo sistema e diversi ...[continua]
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