Ne Il mostro e la bella, padre e madre nell’educazione cattolica dei sentimenti (Cortina 1998) e in Scacco al padre, immagini e giochi di potere (Marsilio 2007), Luisa Accati ha proposto un’interpretazione di come la Chiesa cattolica abbia elaborato un’egemonia simbolica grazie a un’alleanza tra il principio patriarcale del clero e il "materno”: la Chiesa è Madre, il clero è "figlio”, rappresenta il Figlio (il Cristo), e a conferma del suo essere "figlio” è anche celibe. Ma il clero, che è figlio in rapporto alla santa Madre Chiesa, è contemporaneamente padre nei confronti dei fedeli. Il sacerdote è "padre spirituale”, e in quanto tale è moralmente superiore ai padri carnali, ai mariti. Attraverso questo modello, la Chiesa propone un’alleanza con la donna, madre di fatto o potenziale; un’alleanza in cui la donna risulta, sì, subordinata a due figure maschili, a quella del figlio e a quella del padre, ma in cambio viene relativamente sollevata dall’autorità del marito, del maschio adulto, in quanto figura marginale nello schema simbolico.
Attraverso questo gioco e giogo simbolico, il clero, padre e figlio, seduce e subordina il materno per controllare il marito e lo spazio pubblico che tradizionalmente gli pertiene. In questo schema, Giuseppe è l’icona del marito rabbonito, sotto il peso dell’alleanza tra il clero e il "materno”; mentre (aggiungo io) un avvertimento contro il maschio adulto è nell’immagine propria della Controriforma cattolica in cui l’arcangelo Michele, efebo armato, atterra e subordina il demonio rappresentato da una figura fortemente virile, volgare, da osteria. (nella pittura di Luca Giordano, di Guido Reni…)
Fin qui la mia versione della tesi di Luisa Accati.
Una costellazione analoga la troviamo in Genesi, nell’alleanza strategica tra la madre Rebecca, il figlio Giacobbe e Dio, per mettere sotto tutela l’autorità gerarchica maschile della famiglia, il vecchio padre Isacco e il primogenito Esaù, destinatario dell’eredità. Quell’alleanza che destituisce il patriarca Isacco dalla sua prerogativa patriarcale di trasmissione dell’eredità, non destituisce però il patriarcato. Mette in luce, piuttosto, la mediazione materna nella trasmissione dell’autorità patriarcale: Rebecca, con l’aiuto di Dio, decide quale dei figli sarà il successore nel patriarcato.
II. Abbiamo visto come il prete cattolico risulti una figura doppia in quanto condensa in sé simbolicamente l’ autorità maschile del figlio e del padre spirituale, e come questa duplicità gli conferisca una particolare suadenza, una particolare capacità nel sedurre lo spirito materno: il lato del padre ispira fiducia e offre protezione, il lato del figlio (e del celibe) ispira al contrario la pulsione a proteggere. ( Sto parlando di una determinata macchina simbolica che contribuisce all’egemonia spirituale e politica della Chiesa Cattolica, e con ciò non intendo affatto sminuire il valore personale di tanti sacerdoti di alto profilo morale e di impegno generoso). Mi interessa ora generalizzare questa figura a due lati, che combinando insieme suggestioni opposte, come quella protettiva e paterna e quella filiale e da proteggere, risultano particolarmente efficaci e persuasive.
Questa struttura architettonica, in cui la spinta e la controspinta assicurano una singolare stabilità, si trova anche nella figura di Berlusconi, il quale, per inciso, si presenta come padre e f ...[continua]
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