La quotidianità della Tunisia si fa sempre più complessa. Davvero
difficile capire, non cadere in errore e non perdere il bandolo della
matassa. I tunisini, dal governo fino al popolo, sono forse più confusi
di "noi osservatori occidentali”. Periodicamente, il campo della
discussione slitta da un argomento all’altro e si passa da uno scandalo
nel Ministero dell’Interno, al traffico di armi al confine con la Libia,
alla presenza di cellule terroristiche nel Sud del Paese fino
all’affermazione, soprattutto da parte dei bloggers, del fatto che nulla
sia cambiato, che non ci sia ancora libertà di stampa e che la
corruzione regni come prima. Se durante la campagna elettorale il
dibattito era incentrato sull’opportunità di una Tunisia laica o meno,
adesso che si sta scrivendo la Costituzione, le riflessioni sembrano
riguardare l’applicazione della shari’a come possibile testo guida del
Paese.
In questa immagine così offuscata, di certo non aiutano le
argomentazioni di chi sostiene che il califfato sia la migliore forma di
governo del Paese o le visite di dotti teorici dell’Islam che puntano il
dito sull’apparente incongruenza tra democrazia e islam. È il caso della visita in Tunisia del predicatore egiziano Wajdi Ghoneim
che, in settimana, ha tenuto una serie di conferenze in diverse moschee
del Paese. Ghoneim si è opposto al regime di Moubarak in Egitto, cosa
che fa di lui, agli occhi di alcuni musulmani, una vera e propria icona.
Fervente difensore dell’escissione, sostiene che si tratti di una
pratica raccomandata dall’Islam piuttosto che di una tradizione barbara
dell’Egitto faraonico. L’escissione del clitoride, nello specifico,
rientra nelle mutilazioni degli organi genitali femminili e consiste
nell’asportazione del clitoride. Gli organi amputati non possono venire
ricostruiti o comunque non in modo tale da restituire la sensibilità
erogena.
Durante la conferenza che si è svolta domenica 12 febbraio a Tunisi, ha
apostrofato in modo razzista gli ebrei, ha inneggiato all’instaurazione
di uno stato islamico piuttosto che democratico e, ovviamente, ha
promosso l’escissione per le donne. Dagli anni 40 sono state proclamate
varie fatwa contro l’escissione che non ha nulla a che vedere con la sunna.
Ghoneim, applaudito in capitale, è stato molto contestato a Mahdia e a
Sousse e ha definito "laici” coloro che cantavano l’inno nazionale
tunisino coprendo le sue parole e ha continuato a gridare "Allah Akbar”,
"Allah Akbar”, "la Tunisia è musulmana”, "No alla laicità”.
A Tunisi, il consiglio dell’ordine dei medici ha condannato la presenza
di Ghoneim in quanto difensore dell’escissione e ha ricordato che ogni
azione che attenti all’integrità fisica dei bambini è punibile con la
legge. Allo stesso modo, l’avvocato Bochra Belhaj Hamida ha deposto una
denuncia per incitazione all’odio, alla violenza e al terrorismo,
contro Ghoneim e contro le associazioni che l’hanno invitato, a nome di
molte organizzazioni della società civile tunisina.
Quello di Ghoneim potrebbe essere un evento isolato, ma in un momento
così incerto è opportuno restare in guardia e non smettere di
testimoniare quel che accade.
primavera araba, lettere da...
Una Città n° 192 / 2012 Marzo
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