[continua dal numero precedente]

In conseguenza di questi princìpi la soluzione del problema tecnico-didattico nel futuro Stato repubblicano può essere, nelle grandi linee, così precisata:
1. Scuola elementare. Deve essere essenzialmente popolare; e perciò è sì anche da considerare come strumento di preparazione ad altre scuole, ma ad essa soprattutto si deve affidare il compito di impartire ai figli del popolo le nozioni necessarie perché rechino nella vita pratica quel corredo di cultura generale e di attitudini tecniche, desiderabile ed indispensabile ad un popolo moderno. Dividendo il corso elementare in due periodi (uno elementare e l’altro post-elementare), il primo dovrebbe essere di preparazione, mentre dal secondo dovrebbe essere assolto il compito principale.
La scuola elementare, dal 6° al 14° anno d’età gratuita ed obbligatoria deve esser funzione precipua dello Stato o della regione e da essi direttamente vigilata; ma anch’essa dovrebbe essere opportunamente decentrata per quel che riguarda la scelta dei maestri, il calendario, gli orari, i locali, le organizzazioni complementari (colonie delle vacanze, doposcuola, divertimenti sportivi, corsi complementari per coloro che desiderino passare ad altro ordine di scuole, ecc.).
2. Scuole medie. La scuola media che si inizia dopo il primo periodo della scuola elementare sarà gratuita soltanto per i ragazzi meritevoli. Quelli che iscrittisi alla scuola media non intendessero più in essa proseguire, saranno tenuti a seguire fino a tutto il 14° anno d’età il corso post-elementare. Sarà questa l’unica limitazione della libertà individuale, imposta dalla necessità della libertà sociale. Nella vera democrazia che -come dice il Mazzini- è «il progresso di tutti sotto la guida dei migliori» occorre infatti saper esercitare la facoltà di scegliere liberamente e consapevolmente i capi che dovranno essere effettivamente i migliori ed ai quali tutti sono poi obbligati ad ubbidire.
La scuola media ideale non si concepisce se non differenziata al massimo possibile. Altrove, come in Isvizzera, si sono «compresi gli inconvenienti dell’insegnamento uniforme ed è stata constatata la necessità di collocare un ragazzo di una data complessione in quella data trafila scolastica che più gli conviene. Tale abbondanza rappresenta in Isvizzera una superiorità indiscutibile».
E poiché la scuola deve fin dal primo momento avviare il ragazzo per una determinata via, non è punto opportuno obbligarlo a ritardare la sua scelta che è logico negare possa esser fatta a 13 piuttosto che a 10 anni. Anche a 10 anni il fanciullo deve aver la libertà di scegliere quel che vuol studiare e deve aver la possibilità di modificare la sua scelta ad ogni momento e con il minimo sforzo (in qualche scuola svizzera si adotta a questo scopo un sistema di classi mobili, facilmente applicabile in libere scuole).
Le scuole medie debbono preparare:
a) operai specializzati;
b) tecnici industriali, agrari, commerciali, nautici, ragionieri, geometri;
c) musicisti ed artisti;
d) alunni pronti a più alti studi, ivi compresi quelli che vorranno diventare maestri elementari.
Esse si concluderanno quindi o con diplomi o con accurati, seri e rigidi esami di ammissione alle scuole dell’ordine superiore.
Quanto agli esami, perché le scuole possano esser libere e libera possa essere la scelta del discente per una od altra materia e quella del docente per uno od altro programma, l’esame di ammissione non verterà su determinati, precisi programmi, ma dovrà con ampi e prolungati esperimenti stabilire l’attitudine e la preparazione del giovane per la scuola alla quale aspira, specie nell’ammissione alle varie facoltà universitarie.
Le scuole d’arte debbono essere particolarmente curate e favorite, dall’umile media, che prepara l’artigiano, al liceo artistico e a quello musicale, ne’ quali si addestrano i giovani ad una produzione nella quale forse più che in altre si appuntano le speranze dell’Italia futura.
Nell’organizzazione delle scuole professionali, che saranno numerosissime, si riveleranno le vitali iniziative dello spirito regionale, in relazione ai bisogni locali.
L’insegnamento del latino deve esser promosso e diffuso quanto più è possibile, ma (richiesto come indispensabile per la preparazione ad alcune determinate professioni) non deve essere imposto a tutti, bensì lasciato alla libera scelta dei discenti.
Le scuole medie debb ...[continua]

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