Si è potuto dire che dopo Brest-Litowsk la Russia tornava alle condizioni territoriali e politiche in cui era prima della battaglia di Poltava (1709). Perdeva tutte le regioni del Baltico, il Caucaso, una parte dell’Asia russa, e vedeva, come ai tempi di Mazeppa, gli Ucraini alleati all’invasore straniero.
Il diritto della Nazione ucraina di determinare come meglio intenda il proprio assetto politico, economico, culturale non può essere contrastato che dai rappresentanti della reazione monarchica, i quali vorrebbero a Parigi rappresentare la Russia (quella di Denikin e di Kolciak). L’esistenza d’un popolo ucraino altrettanto diverso dai Russi quanto dai Polacchi, è un fatto incontestabile; se non formano veramente 40 milioni, come vorrebbe qualche memoriale, certo sono più di 20 milioni gli individui che parlano o soltanto l’ucraino, o l’ucraino meglio che il russo, e che nei costumi, nell’indole, nei ricordi storici si dimostrano nettamente differenziati dagli altri Slavi. La difficoltà per gli Ucraini, come per parecchi altri popoli, incominciano quando si vuole fare coincidere la loro vita nazionale con i limiti precisi di un territorio. Da un lato nelle regioni che già appartennero alla Rzec Pospolita le circostanze storiche circoscrissero l’elemento ucraino al ceto contadino, mentre la lingua e la mentalità polacca predominavano tra la nobiltà, e gli Ebrei facevano funzione di borghesia. D’altra parte, l’estrema mobilità della popolazione rurale e industriale nell’Impero russo fece sì che tutta la "Piccola Russia” fu pervasa da infiltrazioni moscovite o altrimenti "allogene”. Odessa non è affatto ucraina; a Charkov, come a Leopoli, gli Ucraini sono in minoranza, ed è discutibile se a Kiev stessa la parte più numerosa della popolazione sia veramente ucraina; Berdicev non è l’unico punto dell’Ucraina dove gli Ebrei soverchiano per numero tutte le altre nazionalità; dovunque vi sono miniere e grandi officine, tra gli operai si trovano rappresentanti di tutte le parti della Russia e anche i latifondi meridionali sono spesso coltivati da bifolchi provenienti dalle provincie del centro russo.
A questo si aggiunga che la stessa tradizione storica, sulla base della quale gli odierni nazionalisti ucraini cercano di definire l’estensione giusta del loro Stato, non è punto univoca. Se non si vuole risalire alla Russia slavo-normanna del XII secolo (nella quale d’altronde Kiev, Novgorod, Mosca facevano parte del medesimo Stato), si trovano almeno quattro diverse situazioni storiche, le conseguenze delle quali influiscono tuttora sulla vita del popolo ucraino.
Il nucleo che dovrebbe riassumere in sé le più schiette aspirazioni alla indipendenza ucraina, sono i discendenti dei Cosacchi Zaporoghi nella regione di Kiev e di Poltava e nelle parti orientali della Volinia e della Podolia; i Cosacchi formarono una repubblica indipendente, retta militarmente dal XV al principio del XVIII secolo; si aggregarono alla Russia di propria iniziativa, stipulando il mantenimento di una larga autonomia; ma dopo la defezione di Mazeppa, il governo di Pietro il Grande, con la complicità dell’hetman Skoropadsky (degno antenato del nostro contemporaneo), procedette a una energica estirpazione di tutte le franchigie cosacche. Un altro gruppo di popolazioni rurali, parlanti la lingua ucraina, i Poliesciuk (Polexiani), che occupano le regioni boscose del nord di Kiev fino alle vicinanze di Siedlce e la parte meridionale della provincia di Grodno, hanno diviso le sorti del gran ducato di Lituania fino alla fine del secolo XVIII: le rivolte dei contadini contro i signori, l’opera dei gesuiti e della chiesa uniata, e le persecuzioni contro questa chiesa da parte della Ortodossia ufficiale di Pietroburgo, costituiscono i fatti principali di questa frazione del popolo ucraino. Le tradizioni del Regno indipendente di Galizia si fermano al secolo XIV, a un’epoca cioè quando non vi era ancora differenza sostanziale tra "grandi” e "piccoli” russi; ed è sotto il regime austriaco che nacque e si affermò il sentimento nazionale dei tre milioni di Ruteni galiziani, una minoranza dei quali continua a volersi dire "russa” e non "ucraina”. Infine, tutta l’espansione ucraina lungo le rive del Mar Nero è dovuta all’opera di conquista e di colonizzazione dell’Impero russo; nella provincia di Cherson e in quella di Ekaterinoslav sulle rive del Don e nel Caucaso settentrionale gli Ucraini affluirono assieme ai servi della gleba, cosacchi, oper ...[continua]

Esegui il login per visualizzare il testo completo.

Se sei un abbonato online, clicca qui accedere, oppure vai alla pagina Abbonamenti per acquistare l'abbonamento online.
Gli abbonati alla rivista hanno diritto all'abbonamento online gratuito!