Luciano Gallino è professore di Sociologia presso la facoltà di magistero dell’università di Torino.

Alcuni descrivono la situazione della Fiat come addirittura catastrofica, con un management esploso, un fuggi fuggi quasi generale. Qual è esattamente la situazione?
Temo che esattamente non la possa conoscere nessuno perché bisognerebbe essere all’interno dei meandri più reconditi dell’azienda. Io credo si possa dire, cercando di essere più equilibrati e sereni possibile, che la situazione sia molto seria. Una delle ragioni principali è che, quali che siano le decisioni dei prossimi giorni, si tratta di un problema di lungo periodo. Anche se si puntasse con successo verso un rilancio sostanziale parliamo comunque di un periodo minimo di due o tre anni, perché i primi modelli non sono previsti che per il 2005; di modelli veramente nuovi probabilmente ce n’è uno, la cosiddetta nuova Punto, mentre gli altri sono restiling più o meno approfonditi. Poi c’è un problema di marketing, di distribuzione, di nuova organizzazione. Gli stabilimenti sono invecchiati, la Fiat ha stabilimenti mediamente quattro anni più vecchi dei concorrenti europei, e se si vuole modernizzare Mirafiori non è che lo si fa in sei mesi, occorre una ristrutturazione profonda che probabilmente potrebbe prendere almeno uno o due anni. Credo, infine, che ci sia anche un problema di management. Questo soprattutto nel marchio Fiat (l’Alfa Romeo va meglio, non è un caso sia la migliore auto fatta oggi dalla Fiat). Ma anche qui, un manager medio-alto non si improvvisa, non è facile sostituirlo come fosse un meccanico o un fresatore. Quindi si deve vedere con quali strategie si affronta questo periodo intermedio così lungo, qual è il destino dei lavoratori interessati.
Ora è chiaro che la situazione del lavoratore è drammatica, d’altra parte, in situazioni di sovrapproduzione come si fa? Insomma, sono quelle situazioni in cui, a parte le responsabilità pregresse, gravissime probabilmente, sembrano scontrarsi due verità. E’ così?
Il dato di fondo è che l’industria automobilistica mondiale ha una capacità produttiva sopradimensionata che si colloca secondo varie stime dal 30 al 40%. Quindi è un mercato assolutamente infernale. In un mercato così aspro, così competitivo, se uno rallenta o incespica perde subito una terribile quantità di spazio, e quindi ridiventare concorrenziale è veramente molto difficile. Con questa enorme eccedenza di produzione è già difficile stare sul mercato avendo investito molto, avendo creato modelli nuovi, essendo, insomma, in buona salute; esserci in cattiva salute rende difficilissimo il recuperare delle quote. Se il mercato non fosse saturo sarebbe diverso, ma quando sia le case europee che quelle americane e giapponesi sono anche loro strette dall’eccedenza di produzione e basta loro aumentare la produzione di pochi punti in percentuale per portare via lo spazio che occupava la Fiat, la situazione diventa veramente critica. Non è nemmeno una situazione da Davide contro Golia, perché Davide almeno aveva la fionda e una buona mira, temo che la Fiat non abbia più nemmeno la fionda.
In una situazione così il lavoratore...
Il lavoratore è particolarmente mal messo, soprattutto quelli che saranno direttamente colpiti. Si è letto, ad esempio, che la cassa integrazione guadagni straordinaria, perché di questo si tratta, quella che viene concessa per le grandi ristrutturazioni aziendali o per lo stato di crisi, come nel caso della Fiat, corrisponde all’80% del salario. Non è vero: corrisponde all’80% del salario fino ad un massimo annuo di circa 773 euro lordi, che al netto diventano 650-660. Quindi un lavoratore che aveva, come ha la maggior parte di questi lavoratori, intorno ai 1.000, 1.200 euro netti al mese di salario, perde tra il 40 e il 50% del suo potere d’acquisto, del suo reddito. Anche se sono in due in famiglia perdono comunque il 40-50%. Questo per coloro che guadagnano fino a circa 1.700 euro al mese, al di sopra si passa a 933 euro lordi, che diventano 800 netti, e quindi siamo sempre lì. Dal giorno dopo la lettera di Cigs il reddito viene decurtato del 40-50%. Quindi è una situazione drammatica.
In qualche modo si potrebbe evitare la cassa integrazione? Le proposte del sindacato sono senza speranza?
Io penso che, tutto sommato, sia pure con delle complicazioni e dei costi addizionali, che peraltro non dovrebbero essere drammatici, quanto meno una cassa a rotazione sarebbe già me ...[continua]

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