Nel decimo anniversario della morte di Balducci, avvenuta il 25 aprile del ’92, Testimonianze ha realizzato un doppio volume intitolato “Ernesto Balducci: attualità di una lezione”. In che senso la sua lezione è ancora attuale?
In un mondo che viveva di contrapposizioni ideologiche e politiche fortissime, Ernesto Balducci, don Milani, monsignor Elia Dalla Costa, La Pira, Luporini, Lombardo Radice, ma anche Codignola, Enriquez Agnoletti e altre eminenti personalità appartenenti ai diversi “comparti”, allora apparentemente e rigidamente separati, del mondo cattolico, del mondo laico-socialista e di quello marxista, sono stati “uomini di confine”. Uomini che hanno cercato, e costruito, pur nella diversità delle appartenenze, delle esperienze e dei percorsi, la cultura del dialogo, destrutturando i muri della separatezza e della diffidenza ed edificando i ponti della comunicazione e della comprensione fra le culture. Ecco, scoprire che, oggi, c’è ancora memoria di tutto questo processo storico è consolante ed importante.
Balducci ha operato in un mondo che era diverso dal nostro. Erano ancora in piedi i blocchi contrapposti e le ideologie avevano una notevole forza d’attrazione; insomma, c’era un mondo diviso ed incasellato in un ordine ferreo anche se rigidamente conflittuale che, apparentemente, sembrava destinato a perpetuarsi ancora molto a lungo nonostante evidenti segni di crisi.
Per capire e far comprendere ai giovani esperienze come quella balducciana bisogna ricostruire storicamente il particolare intreccio di contraddizioni che ha caratterizzato il Novecento.
E’ in quel contesto che uomini come Balducci o Milani hanno cercato di leggere i segni dei tempi e di aprire strade inesplorate, riuscendo contemporaneamente, per non pochi aspetti, ad anticipare future linee di tendenza di una storia e di un cammino umano in tumultuosa trasformazione.
Ora siamo in un contesto diverso, ma le riflessioni che ha fatto Balducci in testi come L’uomo planetario, La terra del tramonto, Le tribù della Terra, in qualche modo, propongono elementi preveggenti di analisi che sono valide ancora oggi. Che ci sono di aiuto per leggere le contraddizioni del nostro tempo.
Balducci che, pure, nel 1989, aveva salutato la forza nonviolenta delle “rivoluzioni neogandhiane” -come egli le chiamò- dell’Europa centrorientale (la rivoluzione di velluto di Praga, il crollo stesso del muro di Berlino), tuttavia ricordava che “crollato un muro rimane adesso in piedi il muro maestro della divisione fra Nord e Sud del mondo”.
Credo che il pensiero di Balducci, tutto sommato, sia attuale soprattutto nella sua precoce e lungimirante capacità di leggere nel tempo della globalizzazione, nel tempo della planetarizzazione, i segni di un destino umano che, per un verso, è sempre più unito, è sempre più omogeneo mentre è, contemporaneamente e specularmente, sempre più segnato da contraddizioni.
In particolare, di questo mondo globalizzato, planetarizzato, complesso, ambivalente, in cui ci sono, insieme, nuove potenzialità democratiche e contraddizioni e sperequazioni enormi, Balducci aveva evidenziato le spaccature, che non sono solo quelle, classiche, che segnano la divisione fra Nord e Sud del pianeta, ma anche le nuove divisioni che segnano l’Europa (l’emersione di quelli che vengono chiamati i “nuovi muri”, che, appunto, dividono l’Europa in una parte nord, più ricca, in cui la democrazia è stabilizzata, e una parte sud/sud-est, in cui c’è ancora una grande emarginazione e incertezza sul futuro) e un po’ lo stesso mondo affluente al suo interno, con l’emergere delle nuove forme di marginalità e povertà. Credo che la lezione di Balducci sia di grande attualità proprio nel sollecitarci laicamente, pur partendo da una radice evangelica, ad essere sempre laddove le ragioni degli ultimi sono conculcate, i diritti sono repressi, dove la dignità dell’uomo è violata.
In fondo, la lezione di Balducci, che poi è anche quella di Milani, è l’attenzione alle ragioni disconosciute degli umiliati e degli indifesi.
E’ una battaglia che Balducci ha condotto con particolare forza e convinzione, anche con veemenza. Ricorreva, per questo, a tut ...[continua]
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