Per alcuni l’amministrazione Bush tradisce in qualche modo lo spirito dell’America, altri dicono il contrario. Tu cosa ne pensi?
Io credo che sia un errore aspettarsi dalle amministrazioni americane il rispetto dello spirito dell’esperimento statunitense, perché la natura liberale, libertaria, di tale esperimento nasce fin da subito in contrapposizione allo stato federale centralizzato che pure costruisce. In realtà, infatti, la Costituzione fu imposta ai singoli stati dal Partito Federalista che, a dispetto del nome, voleva uno stato forte, accentrato, dedito a una politica estera di potenza, mentre le garanzie della libertà individuale, in cui noi riconosciamo l’impeto libertario dell’esperimento americano, sono codificate negli emendamenti della Costituzione, ottenuti dai jeffersoniani, cioè da coloro che volevano limitare il potere dell’amministrazione. Ma la Costituzione era ormai fatta, stabilita, al punto che quando, nel 1800, Jefferson venne finalmente eletto alla presidenza fu costretto ad ammettere: “E’ troppo tardi per cambiare le cose, anche se ci proverò fino alla fine”. Negli anni che vanno dalla presidenza di Jefferson fino alla guerra civile, cioè dal 1800 al 1860, con le presidenze dei jeffersoniani e di Jackson, si insiste infatti sui princìpi di decentramento, di rinuncia al potere, mentre dopo questo periodo la tendenza dei governi sarà sempre per l’accentramento. Per questo è un errore aspettarsi che un governo incarni lo spirito dell’America, lo spirito, cioè, di un esperimento fondato sulla libertà. Se uno vuol trovare quello spirito deve cercarlo non già nelle istituzioni governative centrali, nello stato federale, bensì nella società civile, nei giornali, nelle associazioni, negli uomini di cultura, nelle tradizioni consolidate intorno agli emendamenti della Costituzione stessa, nella fortissima tradizione di democrazia dal basso e perfino nella tradizione giuridica che si è costruita sul tentativo di imporre quei valori. Lo spirito dell’America è quello, sono i princìpi libertari degli emendamenti della costituzione, da sempre contrastati, però, dai governi americani.
Come si concilia lo spirito libertario americano con una politica di potenza come quella che spinge a invadere l’Iraq?
Allora: è vero che finora l’America è stata l’unica nazione fondata strutturalmente sulla libertà; nessun altro tipo di esperienza è costruita sul culto della libertà personale; non esiste documento fondativo di una nazione all’altezza della Dichiarazione di Indipendenza scritta da Jefferson.
L’America, da questo punto di vista, è certamente il punto avanzato dell’Occidente, ma è sbagliato pensare che questo si rifletta nella politica estera americana. Questa infatti è sempre stata una politica di potenza, espansionistica, mai ispirata dall’idea di esportare la democrazia o di fare guerre di liberazione; forse perché gli americani sono imbevuti di un senso millenaristico del loro destino nel mondo o perché la storia dell’America è una storia di continua espansione. Insomma, che gli americani abbiano fatto cose di questo genere nel corso del Novecento è assolutamente falso, anche se è la vulgata che ora gli stessi americani sostengono. Di recente hanno ricordato a Chirac i 130.000 americani morti per liberare la Francia, ma anche allora c’era una guerra mondiale in cui, fra l’altro, gli Stati Uniti non avevano dichiarato guerra proprio a nessuno; Roosevelt, addirittura, nel 1940 era stato eletto con l’impegno di non portare gli americani in guerra. Il sentimento isolazionista era fortissimo. Anche senza arrivare al genocidio degli indiani, va detto che la guerra contro il Messico, contro la Spagna, i tanti interventi in Sud America, non sono mai stati volti a stabilire o ristabilire regole democratiche, ma ad affrontare questioni di potenza militare, problemi geopolitici, interessi economici. Quando mai gli americani hanno esportato la democrazia nel mondo? Mai.
Certamente loro sono un esempio per la capacità che hanno di conservare nel loro paese una democrazia fondata sul rispetto della libertà individuale, però, appunto, pensare che invadere l’Iraq tradisca lo spirito della nazione è sbagliato, perché, lo ripeto, la politica estera americana è sempre stata di potenza e comunque lo spirito libertario e democratico americano non si associa al governo federale, che è sempre stato accentratore e autoritario.
Fra i vari governi federali, tuttavia, ci sono sempre state differenze, anc ...[continua]

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